Alle associazioni venatorie che fanno parte della cabina di regia Federcaccia, Anlc, Anuu, Arcicaccia, Enalcaccia, Eps e Italcaccia non è piaciuto l’ultimo intervento del consigliere regionale Andrea Zanoni sul tema della caccia in Veneto.
Qualche giorno fa, il consigliere Zanoni ha scritto ai prefetti per bloccare la Regione Veneto che, secondo le sue parole, “consente di cacciare fuori Comune nonostante la zona arancione e il dpcm”.
“Trovo particolarmente grave – scriveva Zanoni – che in un momento di pandemia, con i contagi in crescita, i maggiori sacrifici e limitazioni chiesti a tutti i comuni mortali, con il tracciamento che ormai è saltato e gli ospedali e i servizi sanitari vicini al collasso, con il personale sanitario allo stremo, con le Rsa e i centri dei disabili che vivono un vero e proprio dramma, Zaia pensi ad una sorta di ‘casta’ esente dalle restrizioni sul Covid-19, consentendo ai soli cacciatori di scorrazzare per il Veneto in piena zona arancione”.
Per le associazioni venatorie l’intervento del consigliere regionale del Partito Democratico rappresenta l’ennesimo tentativo strumentale per screditare la caccia.
“La circolare della Regione Veneto – spiegano le associazioni -, emanata anche sulla base di un parere della stessa avvocatura regionale, nonché in linea con le ordinanze di Umbria ed ancor più di Toscana, Puglia e le Faq dell’Emilia Romagna, chiarisce che i cacciatori, per esercitare la caccia, possono spostarsi dal Comune di residenza anagrafica solo a determinate condizioni e comunque sempre all’interno della Regione, ovviamente nel pieno e rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza”.
“Tutto ciò viene interpretato come un favore alla ‘lobby dei cacciatori’ – continuano -, quando invece è semplicemente una legittima e razionale applicazione dell’ordinamento. Il consigliere Zanoni dovrebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere la fondatezza delle argomentazioni e della posizione della Regione del Veneto”.
Le associazioni venatorie, inoltre, hanno voluto ribadire che, soprattutto in questo periodo di emergenza, la presenza del cacciatore sul territorio consente di tenere sotto controllo le emergenze sanitarie e veterinarie che minacciano gravemente gli allevamenti avicoli e suinicoli.
“Il cacciatore – concludono – deve per forza immergersi nell’ambiente e osservare attentamente i luoghi di caccia che frequenta. È quindi il soggetto che più di ogni altro è in grado di segnalare prontamente il rilevamento di animali morti o sofferenti, indirizzando l’intervento dei servizi veterinari. Perché, allora, continuare a parlare di lobby dei cacciatori?”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Libera Caccia Treviso).
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