“Non si può andare a caccia fuori dal proprio Comune se in zona arancione”: lo ha ribadito con convinzione il consigliere regionale Andrea Zanoni anche dopo l’intervento di alcune associazioni venatorie che avevano voluto chiarire degli aspetti della circolare della Regione Veneto che disciplinava questo tema (qui l’articolo).
Zanoni, che aveva chiesto ai prefetti di bloccare la Regione Veneto che, a sua volta, aveva consentito la caccia fuori Comune, ha poi sentito il sottosegretario agli Interni, Achille Variati, trasmettendogli la lettera inviata ai sette prefetti del Veneto per avere un parere del governo su questo tema.
Il consigliere regionale del Partito Democratico, inoltre, ha invitato il presidente Zaia ad “evitare di emanare circolari regionali illegittime, con deroghe pericolose per la salute”.
I provvedimenti della giunta regionale del Veneto, uno del 28 dicembre e l’altro dell’8 gennaio, permettevano ai cacciatori di spostarsi dal loro Comune, nonostante la zona arancione, per cacciare nelle aziende faunistico venatorie, negli ambiti territoriali di caccia e nei comprensori alpini a cui sono iscritti.
“Sono circolari che violano chiaramente il Dpcm del 3 dicembre, la caccia non può essere certo considerata motivo di necessità o salute – spiega Zanoni – Agire così in un momento del genere non è solo sbagliato, è da irresponsabili. Si parla di rischio zona rossa per il Veneto e si moltiplicano le richieste per chiudere tutto in modo da limitare i contagi. Come si fa a pensare a deroghe del genere?”.
Il consigliere Zanoni ha chiesto al presidente della Regione il ritiro della circolare anche tramite un’interrogazione dello scorso 30 dicembre, firmata dalle colleghe Anna Maria Bigon e Vanessa Camani, da Cristina Guarda di Europa Verde e da Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione.
Le associazioni venatorie che fanno parte della cabina di regia Federcaccia, Anlc, Anuu, Arcicaccia, Enalcaccia, Eps e Italcaccia avevano sottolineato come la circolare della Regione Veneto, emanata anche sulla base di un parere della stessa avvocatura regionale, fosse in linea con le ordinanze di Umbria ed ancor più di Toscana, Puglia e le Faq dell’Emilia-Romagna (governata dal presidente Stefano Bonaccini del Partito Democratico).
A questo punto sembra che la confusione nell’interpretazione delle norme sia presente anche all’interno dei partiti stessi, non ultimo il Pd, creando nuove criticità in un momento caratterizzato da grande incertezza.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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