La villa sorge in un territorio naturalmente vocato all’agricoltura grazie alla fertilità dei suoli e alla mitezza del clima.
Pianeggiante e ricco di acque di risorgiva come conferma il toponimo, Fontanelle è da secoli un rilevante crocevia di scambio commerciale e culturale favorito da vie di comunicazione, come la strada dei sali, frequentata già in epoca preromana.
Valonte parrebbe mutuare il proprio nome da una collinetta, vallum, oggi scomparsa a seguito di antiche sistemazioni agrarie buona parte delle quali eseguite dai monaci benedettini. Un rilievo forse utilizzato per celebrare riti propiziatori o per consentire l’osservazione astronomica.
La villa, realizzata per volere del patrizio veneziano Paolo Mazzi nel XVII secolo, sorge in una campagna lambita dal Piave e dal Tagliamento, in posizione pressoché equidistante fra il litorale adriatico e l’arco prealpino. “La dimora”, racconta Andrea Massimo Battaglini “è stata donata dal Mazzi alla Scuola Grande di San Rocco. Con l’avvento di Napoleone è passata per circa un secolo al Regio Demanio. Acquistata dal nobile trevigiano Zanellato, anch’egli come il Mazzi privo di eredi, è divenuta proprietà della mia famiglia attorno agli anni Settanta”.
L’edificio principale, estremamente lineare nella sua semplicità architettonica, è sormontato dal classico timpano triangolare munito di apertura centrale che sovrasta due ordini di finestre rettangolari. Una barchessa storica, eretta a ridosso della villa padronale, dimostra come la magione fosse non soltanto un luogo di piacere e di villeggiatura, ma un centro di produzione agricola altrettanto apprezzato.
La cantina che oggi si può ammirare a Villa Valonte è stata ricavata nell’antico deposito di cerali dell’azienda che attualmente consta di 27 ettari di appezzamenti 22 dei quali destinati alla vite. Andrea Massimo Battaglini spiega come gli attuali proprietari abbiano ritrovato “antichi documenti che attestano la pratica della viticoltura sin dal Seicento. Ovviamente non si trattava di filari come li immaginiamo oggi, ma un paesaggio tutto sommato simile, il cosiddetto APV: arativo, piantumato e vitato. Filari molto larghi all’interno dei quali trovavano spazio cereali e altre colture”.
Attorno alla villa e alle pertinenze agricole si sviluppa un parco di quasi un ettaro d’estensione, impreziosito da alberi monumentali al confine con il vigneto, espressione di una tradizione agronomica risalente al Seicento.
(Autore: Marcello Marzani)
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