Treviso, la chiave per la ripartenza dell’enoturismo nel territorio Unesco nella tesi di Jeena Cucciniello

La crisi economica generata dall’emergenza sanitaria si sta facendo sentire anche nell’alta Marca trevigiana, ma per uscirne le risorse non mancano, soprattutto se si ha dalla propria parte un riconoscimento prestigioso come la certificazione di territorio patrimonio dell’Unesco.

Ne è certa Jeena Cucciniello, 25enne goriziana di origini indiane, un forte interesse per il Piave, la sua storia e le sue aree naturalistiche, che in pieno lockdown si è laureata in editoria e giornalismo all’Università di Verona con una tesi magistrale sul tema “Enoturismo e media: il profilo dell’enoturista e le strategie di comunicazione per coinvolgerlo”.

Temi fondamentali per ripartire più velocemente dopo lo choc della pandemia. Ne abbiamo parlato con l’autrice, consulente sulla gestione dei social media, che nel 2017 ha conseguito la laurea triennale in pubbliche relazioni all’Università di Udine con una tesi sulle storie di tre jihadisti pentiti.

La svolta è arrivata quattro mesi dopo, con la vittoria del premio giornalistico “Papa Ernest Hemingway” a Caorle: da lì il cambio di rotta e la decisione di dedicarsi al mondo dei media.

Come è arrivata poi a focalizzarsi sull’enoturismo?

“All’ateneo scaligero ho seguito un corso con il mio docente e relatore di tesi prof. Maurizio Corte, che ci ha proposto di partecipare a un blog sull’enoturismo per darci la possibilità di apprendere tecniche di giornalismo in maniera pratica oltre che teorica. Inoltre, tramite un tirocinio all’azienda veronese Maxfone ho avuto la possibilità di toccare con mano il mondo dei “big data”. Mi sono così avvicinata a questo mondo, approfondendo in particolare modo la comunicazione aziendale. Mi piace entrare nella testa delle persone per capire perché piaccia un determinato prodotto, e la tesi mi ha permesso di capire meglio questo mondo”.

Come si coinvolge efficacemente un enoturista?

Una delle strategie migliori è monitorare ciò che gli utenti esprimono online, soprattutto sui social network. Bisogna tenere conto di quello che l’enoturista desidera e anticiparlo, facendo sentire sicuro e coinvolto il cliente. È una sfida che sto analizzando insieme a un gruppo di lavoro. Abbiamo notato che moltissime aziende hanno tralasciato la necessità di avvalersi di professionisti del settore. Crediamo che la cosa migliore, specialmente in questo periodo particolare, sia affidarsi a chi sa come gestire la comunicazione e ha in mente un’idea già strutturata, senza improvvisare”.

Con quali costi?

“Uno studio di marketing e comunicazione “su misura” ha costi difficili da quantificare, ma è un valido investimento anche se potrebbe non dare frutti a breve termine, come molti invece si aspettano. Bisogna avere pazienza: fare comunicazione significa creare una relazione con le persone, e per riuscirci serve tempo. Cercare il “tutto e subito” è una mentalità sbagliata. È proprio nei momenti difficili che un imprenditore vede nelle difficoltà delle possibilità, e siccome una pandemia non può durare all’infinito i più intraprendenti hanno già capito che prima o poi ci sarebbe stata la necessità di ripartire”.

Da anni il prosecco vive un boom a livello planetario, che in molti si chiedono quanto potrà durare. Come può la comunicazione aiutare a mantenere il successo di un brand su una scala così vasta?

“Mark Schaefer, uno dei padri americani del marketing, sostiene che la pandemia ha portato a una rivoluzione di questo settore per cui la persona deve essere messa al centro. Non basta, come hanno fatto alcune aziende durante il lockdown, cambiare logo. Quello che serve è una comunicazione centrata sulla comunità e per la comunità. Penso a chi ha inviato cibo gratis a chi lavora negli ospedali, o a chi ha invitato quest’ultima categoria ad andare in vacanza nelle proprie strutture a condizioni agevolate. Questa è un’azione di marketing strategica, perché consente all’azienda di farsi sentire vicina alle persone”.

Quanto può aiutare, nel post pandemia, il fattore Unesco per le colline del Prosecco superiore?

“È un valore aggiunto che apre spazi di marketing e comunicazione infiniti. Adesso che le limitazioni agli spostamenti iniziano ad allentarsi, le persone avranno voglia di camminare e ritrovare se stesse in mezzo al verde. Ci sono tantissime attività legate a questa possibilità”.

Come ripartirà l’enoturismo dopo la pandemia?

È stato uno dei settori più colpiti dal lockdown. Ci sono gli eventi online, ma non sono la stessa cosa: degustare un vino da casa non è come farlo visitando una cantina e immergendosi in un territorio. Ci aspettiamo che il turismo riparta, all’inizio magari con piccoli gruppi e con uscite brevi, concentrate in poche ore o in una giornata. Le cantine che puntano sull’enoturismo dovranno mai come ora capire cosa cerchino i consumatori e fornire loro le risposte desiderate. Molti hanno paura, preferiscono fermarsi alla tradizione. Ma in questi casi vince chi ha maggiore fantasia e ci crede”.

(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: per concessione di Jeena Cucciniello).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Related Posts