Lo scorso 23 gennaio ha compiuto 100 anni Luigi Menegazzi, storico dell’arte trevigiano, docente universitario e direttore dei Musei civici durante gli anni Sessanta e Settanta.
Per l’occasione l’assessore alla cultura Lavinia Colonna Preti ha donato allo storico dell’arte centenario, in rappresentanza dell’intera amministrazione comunale di Treviso, una pergamena dedicata all’importante traguardo.
Allievo di Giuseppe Fiocco all’Università degli studi di Padova, dove si laurea giovanissimo nel 1943, Menegazzi iniziò a lavorare per il museo civico nel 1953, come assistente del conservatore Luigi Coletti, per poi diventarne direttore a partire dal 1960 e per 18 anni.
Proprio all’attività all’interno del museo civico sono collegati i suoi primi studi sulla pittura locale, spesso punto di partenza per gli studiosi degli anni a venire: tra gli altri, Menegazzi ha scritto importanti saggi su Cima da Conegliano, Pozzoserrato, Guglielmo Ciardi, Gino Rossi, spaziando in ampi periodi storici e spesso affrontando con grande intuito e competenza il problema delle attribuzioni delle opere presenti nelle collezioni locali ma anche di quelle che circolavano nel mercato.
Eugenio Manzato, altro pilastro della storia dell’arte trevigiana e direttore dei Musei civici tra 1980 e 2001, racconta i grandi meriti di Menegazzi nello studio e la conservazione dell’arte locale: “I suoi erano altri tempi, in cui la preparazione di un direttore garantiva al museo di poter fare cultura con dei buoni progetti”.
Come spiega Manzato, le tracce degli studi di Menegazzi si sono trovate nei lavori di chi è arrivato dopo: “Io ho potuto proseguire la strada che ha aperto lui”.
Con le mostre su Gino Rossi e sui Ciardi l’ex direttore ha dato un imprescindibile contributo alla consapevolezza del valore dell’arte moderna locale, e, allo stesso tempo, con acquisti molto oculati e lungimiranti, ha arricchito le raccolte locali oggi esposte al museo Bailo.
Ma il più grande merito di Menegazzi è stato, spiega Manzato, l’aver studiato e divulgato uno dei tesori della città, la Collezione di manifesti pubblicitari di Nando Salce, ora legata all’omonimo museo nazionale che sorge a due passi da Santa Caterina ma all’epoca in deposito alla città.
“Il suo primo volume sulla collezione Salce, fuori commercio ed edito dalla Cassa di Risparmio, è stato pionieristico. Per anni noi studiosi abbiamo lavorato sulla sua catalogazione e sulle 17.000 diapositive che fece fare”, conclude Manzato.
(Fonte: Fabio Zanchetta © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook – Lavinia Colonna Preti).
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