Suicidi, è allarme? Tre casi in pochi giorni a Montebelluna e Pieve di Soligo, la parola all’esperto

Due casi di suicidio si sono verificati a Montebelluna, uno a Pieve di Soligo, nel giro di pochi giorni uno dall’altro. Si tratta di un campanello d’allarme? Questa recrudescenza, dopo una tregua avvenuta durante il lockdown, ci dice che siamo in presenza di una emergenza sociale?

Lo abbiamo chiesto a uno dei massimi esperti in materia, il dottor Luigi Colusso, medico psicoterapeuta, ispiratore “Rimanere insieme” gruppo presso l’associazione Advar di Treviso (specializzato nella prevenzione dei suicidi) che opera all’hospice “Casa dei Gelsi”. Cinque anni fa è stato anche creato un Tavolo provinciale per la prevenzione dei gesti suicidali.

“Troppo presto per sostenere che ci sia stato un aumento dei suicidi”, esordisce il dottor Colusso, tuttavia ribadendo che nel corso del lockdown sono stati in flessione e che “riconfrontandosi con la realtà” gli stessi potessero tornare a crescere. “La sensazione è che stia accadendo esattamente questo”, ammette lo psicoterapeuta.

Secondo il dottor Colusso, analizzando l’“effetto emulativo” provocabile dalla pubblicazione sui media, non è giusto e corretto non parlarne affatto. L’aspetto più pericoloso della notizia pubblicata, secondo l’esperto, è collegato alla descrizione troppo minuziosa del fatto (come è accaduto e dove) e, soprattutto all’attribuzione a uno specifico fattore destabilizzante: “Se leggo che tizio si è suicidato per motivi economici e mi identifico con i suoi problemi, ecco che posso pensare che quella sia la soluzione migliore anche per me”, spiega il dottor Colusso. Sarebbe auspicabile, inoltre, che in fondo o a margine dell’articolo fossero pubblicati i centri o i contatti a cui rivolgersi in caso di difficoltà.

Altro aspetto analizzato dallo psicoterapeuta è come possano essere intercettati e come si possa evitare che persone apparentemente equilibrate possano arrivare a fare un gesto così estremo come togliersi la propria vita. Importanti sono i modelli a cui ispirarsi, come imprenditori che spieghino come siano riusciti a uscire dalle loro difficoltà.

Essenziale è l’ascolto e, di conseguenza, consentire alla persona in difficoltà di potersi narrare senza alcuna barriera: “Quello che non riusciamo a narrare rischia di marcire dentro”, dice Luigi Colusso.

Oltre al’Advar di Treviso numerosi sono enti e associazioni impegnate nella prevenzione dal suicidio, pubblici e privati, quasi sempre gratuiti, quali: Parliamone, Ascoltiamoci, l’Israa case di riposo di Treviso, l’azienda sanitaria, l’ufficio scolastico territoriale, Telefono Amico e un numero di telefono regionale del servizio Inoltre.

Questi ultimi effettuano un servizio di accoglienza telefonica che a volte può essere risolutivo, oppure si viene indirizzati a uno dei servizi territoriali per un contatto diretto che avviene ovviamente, in ogni caso, in modo da tutelare la persona e la sua privacy.

 

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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