Sciopero generale e sit-in dei lavoratori in diverse fabbriche della Marca e al Ca’ Foncello: “Cambiare una manovra che impoverisce noi e i pensionati”

Oggi, mercoledì 14 dicembre, è il giorno dello sciopero generale in diverse strutture della Marca trevigiana, con presìdi di fronte alle fabbriche e dei sit-in anche all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.

Si tratta di una mobilitazione nazionale, a cui la CGIL ha aderito, con lo sciopero di quattro ore a inizio turno di lavoro proclamato a livello regionale.

Si sono organizzati infatti, nel corso delle prime ore della giornata, oltre al sit-in al nosocomio trevigiano, dei presìdi di fronte alla Berco di Castelfranco, alla Smurfit Kappa e alla Electrolux di Susegana, alla Previmedical di Preganziol dalle ore 9 alle 11.

Secondo il sindacato, l’inflazione costerà ai lavoratori e alle lavoratrici uno/due mesi di stipendio.

“È il risultato dell’aumento dei prezzi di beni essenziali per ogni famiglia: alimenti, riscaldamento, trasporto eccetera, che incideranno su redditi da lavoro che, nel nostro territorio, sono in media di 21.488 euro lordi – affermano dalla CGIL -. La manovra di bilancio non dà nessuna risposta all’emergenza salariale. La conferma della riduzione del cuneo fiscale è assolutamente insufficiente rispetto alla perdita netta di salario di centinaia di migliaia di cittadini della nostra Regione, in particolare giovani e donne che hanno livelli retributivi di gran lunga inferiori alla media: le prime hanno un reddito medio di 17.781 euro l’anno, i secondi di 19.520 euro. Poco o nulla, dunque per il mondo del lavoro; per i professioni con un reddito da 85 mila euro l’anno, invece, un risparmio – grazie alla Flat Tax al 15% – di 9.600 euro l’anno”.

“Questa legge di bilancio sbagliata e iniqua – fa eco il leader della CGIL trevigiana Mauro Visentin – è stata approvata dal Consiglio dei Ministri senza nessun confronto con i sindacati. Non abbiamo alternative alla mobilitazione e allo sciopero per provare a cambiare, dal basso, una manovra e una linea di politica economica che peggiorano la precarietà del lavoro, aggravano la questione salariale, alimentano l’evasione fiscale, creano un’inaccettabile disparità di trattamento tra lavoro dipendente e autonomo (sostenendo non i lavoratori autonomi poveri, bensì i professionisti benestanti). Scelte che non rimediano all’impoverimento drammatico di gran parte delle fasce popolari, con il conseguente calo della domanda interna. E a pagarne il prezzo saranno anche le imprese, che vedranno restringersi il mercato nazionale”.

“Questo è vero particolarmente in Veneto e nella Marca trevigiana, dove il tessuto produttivo non può vivere solo di export. I prossimi – conclude Visentin – saranno mesi di battaglie in favore delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati che rappresentiamo e di cui vogliamo garantire diritti e dignità, nella consapevolezza della posta in gioco: la tenuta sociale delle nostre comunità e il futuro del nostro Paese”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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