Sono 107 le specie soccorse dal Cras della Provincia di Treviso: tra queste, il riccio rimane l’animale più frequente. Il Sant’Artemio ha redatto un bilancio dell’attività di recupero del Centro Fauna Selvatica nel 2024: in totale sono stati 2091 gli animali selvatici recuperati dalla Polizia provinciale e dagli operatori della Provincia, per un totale di 107 specie differenti soccorse, curate e riabilitate.


Tra le specie più frequenti, il riccio europeo, il merlo, la tortora dal collare, il colombaccio, la civetta, ma anche il rondone comune, la lepre europea, il capriolo, il pipistrello, il gheppio e il germano reale.
“Questo è un centro che funziona – sottolinea il presidente della Provincia Stefano Marcon –, abbiamo un punto di riferimento attivo costantemente. Abbiamo una sensibilità particolare verso questo tema che porta con sé delle ricchezze ma anche delle criticità”.
Il Centro di Recupero Fauna Selvatica è gestito dalla Provincia di Treviso, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, nell’àmbito delle funzioni di tutela dell’ambiente e degli animali selvatici del territorio. Si occupa di recuperare gli animali selvatici feriti e in situazioni di difficoltà sul territorio provinciale, svolge tutti gli accertamenti e le cure necessari per riportarli in natura in sicurezza e salute, secondo le indicazioni del veterinario responsabile. È diretto dalla Polizia Provinciale con la collaborazione delle Guardie per l’Ambiente della Regione Veneto.


Nel dettaglio, nel 2024 sono stati soccorsi 2091 animali: al momento della segnalazione di un animale in difficoltà, gli agenti di Polizia provinciale e gli operatori delle Guardie per l’Ambiente incaricati del CRAS della Provincia, sulla base delle indicazioni del personale medico, analizzano e valutano il caso, recandosi sul luogo indicato dal cittadino che ha segnalato la presenza dell’animale e occupandosi di effettuare il recupero.
Il dato complessivo di 1.805 interventi di recupero comprende tutte le attività svolte, anche quei casi in cui l’animale oggetto di recupero, a seguito di un’opportuna valutazione sul posto, viene lasciato in libertà poiché privo di lesioni o condizioni invalidanti. Anche in questa situazione, gli operatori assistono l’animale in loco, svolgendo tutte le verifiche e le operazioni necessarie per liberarlo in condizioni di sicurezza.
Tra le 87 specie assistite da gennaio a settembre, 5 le più frequenti: al primo posto il riccio europeo (con 534 esemplari recuperati), al secondo il merlo (200), al terzo la tortora dal collare (172), al quarto il colombaccio (115), al quinto la civetta (86). Seguono il rondone comune (82) il pipistrello (62), la lepre europea (63), il gheppio (50), il germano reale (47), il pettirosso (37) e il capriolo (51 esemplari soccorsi).
“Le cause per cui il centro di recupero viene interpellato – commenta il veterinario Marco Martini – sono molteplici, ma al primo posto troviamo soggetti debilitati o con patologie difficilmente individuabili. Le seconda riguarda i piccoli che risultano essere soggetti vulnerabili soprattutto in questo periodo dell’anno”.


Non mancano neppure i casi in cui la disattenzione dell’uomo causa la morte dei cuccioli: “Abbiamo avuto dei casi in cui dei cuccioli sono morti a causa della caduta del nido durante la potatura – aggiunge Martini – oppure feriti mortalmente durante lo sfalcio dell’erba con decespugliatori o trattori”.
Negli interventi di recupero le cause più frequenti risultano essere la giovane età (436 esemplari), come nei casi in cui i piccoli siano stati abbandonati e pertanto risultino mancanti adeguate cure genitoriali, oppure si siano verificate condizioni di vulnerabilità durante i primi giorni fuori dal nido: in questo secondo caso, l’intervento si è quasi sempre concluso con il riposizionamento nella zona più sicura adiacente al ritrovamento.
La seconda causa più frequente nei casi di segnalazione riguarda lo stato di debilitazione dell’animale provocata da patologie varie, di tipo parassitario, virale o batterico: rientrano in questo caso 688 recuperi. Tra le motivazioni più frequenti anche la presenza di traumi (465 gli animali soccorsi per questo aspetto), come fratture e lesioni di vario genere, così come la predazione da parte di cani e gatti (248 recuperi). Minori i casi di investimento stradale (198 recuperi) e di altra natura (vischio, incastrati, caduti dalla canna fumaria, cause che hanno riguardato 96 recuperi fino a oggi).


Per segnalare la presenza di animali in difficoltà e ricevere opportune indicazioni dal personale medico del Centro di Recupero Animali Selvatici della Provincia di Treviso, i cittadini possono telefonare al numero: 320 432 0671 attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
“Quest’anno abbiamo messo a punto alcuni protocolli che ci hanno aiutato soprattutto nella cura dei caprioli – conclude Martini –: abbiamo ad esempio gestito un esemplare che era rimasto incastrato in un cancello in una casa di San Vendemiano e aveva anche molte ferite e alcune fratture esposte. In questo ultimo periodo, anche grazie ai nuovi protocolli, stiamo salvando molti animali rispetto agli scorsi anni”.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto: Provincia di Treviso)
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