Nasce l’orchestra “The Venice Oriental Ensemble”: “Esploriamo musiche arabe, mediterranee e andaluse”

Una sfida affascinante quella intrapresa da “The Venice Oriental Ensemble“, un gruppo di musicisti trevigiani che propongono musica araba, andalusa e mediterranea.

Si tratta di un’orchestra di 6 elementi che esegue pezzi originali che richiamano il deserto, le notti de “Il Cairo” e i profumi d’Oriente.

L’ideatore del gruppo, Mauro Gatto, accompagna danzatrici orientali dal 1998, quando la danza orientale presente in Italia era solo quella tradizionale.

Poi sono arrivate la Tribal Fusion e tutte le contaminazioni che si vedono in Europa e negli Stati Uniti.

All’epoca conobbe una ballerina svizzera e suonava uno strumento classico egiziano.

Creò un gruppo con tre percussionisti, un sassofonista e un tastierista che eseguivano brani fatti da loro.

Nel 1998 uscì un disco e continuò l’esplorazione delle sonorità orientali, arabe, mediterranee, ebraiche, gitane e balcaniche anche grazie a viaggi in Ucraina, Albania e Polonia.

“Tutto nasce nel 2013 – racconta Gatto, che fa parte anche dei “Barbapedana” – con un’altra formazione che era un duo formato dal sottoscritto e da un altro musicista. Siamo nati per partecipare al Festival dell’Oriente e accompagnare delle danzatrici orientali nei loro spettacoli. Io suonavo le percussioni mentre il mio collega Massimo suonava due strumenti arabi: l’oud e il qanun. Siamo andati avanti fino al 2018, quando Massimo ha iniziato ad abbandonare un po’ alla volta il progetto. Nel periodo del Covid ho scritto un disco e poi ho pensato alla possibilità di costituire una vera e propria orchestra orientale”.

“Per questo – continua – ho contattato degli amici musicisti: Stefano Andreatta (flauto), Claudia Tortora (viola), Anastasia Andreatta (primo violino), Stefano Soncini (violoncello) e Stolfo Fent (percussionista padovano). Noi fondamentalmente ci divertiamo suonando musiche arabe, mediterranee e andaluse. Parliamo sicuramente di musica araba e marocchina, ma anche del Medio Oriente (Persia, Siria), della Grecia e dell’Iraq fino al limite dell’estremo Oriente”.

“Non dimentichiamo la parte del Flamenco – aggiunge – e la musica mediterranea con l’influenza dei Balcani. Il nome della nostra orchestra si lega alla città di Venezia, da sempre catalizzatrice di culture differenti. Pensiamo agli scambi con l’Oriente, alle carovane, alla Via della Seta e ai racconti che possiamo trovare nel ‘Milione’ di Marco Polo, del quale si stanno celebrando i 700 anni dalla sua morte con tanti eventi sul territorio”.

“Il nostro desiderio – sottolinea Tortora – è far conoscere delle sonorità nuove al nostro pubblico. Le persone che sono venute ‘da profane’ ad ascoltare i nostri concerti sono rimaste affascinate e catturate da queste musiche. Io mi sono avvicinata al Klezmer (genere musicale tradizionale degli ebrei aschenaziti dell’Est Europa) tramite mio padre che è un percussionista e in passato ha sostituito Mauro in alcune occasioni con i Barbapedana”.

“Fin da piccola – continua – andavo ad ascoltare questi concerti e la musica Klezmer era di casa. Ho fatto un percorso classico in conservatorio, ma mi trovo molto più a mio agio a suonare le contaminazioni musicali. Avevo una scuola di musica a Sant’Alberto di Zero Branco e dall’anno scorso ho preso una seconda laurea in lettere per insegnare. Continuo comunque a suonare e a fare concerti. Quando l’anno scorso Mauro mi ha chiamato per registrare un brano che aveva composto, mi è subito piaciuto e mi sono gettata in questo mondo”.

“Io ho suonato per più di 20 anni con i Manodopera – racconta Stefano Andreatta -, gruppo di folk-rock che avevo con Mauro. Lui ha portato le sonorità balcaniche dentro la band e da lì c’è stato il mio avvicinamento. Io sono convinto dell’importanza della commistione di mondi, generi e influenze differenti. Non riesco ad etichettare le cose o a schierarmi musicalmente”.

“Mi piace che ci sia una fusion reale e continua – conclude – di influenze e di generi. In tutto quello che facciamo non c’è una funzione strettamente didascalica della musica. Sta alla sensibilità dell’ascoltatore il fatto di capire gli influssi che vengono dalle diverse parti del mondo. In ogni caso, è importante che ci siano sempre confronto, comunicazione e scambio. Se poi si riesce ad approfondire è positivo, ma non disdegniamo anche le persone che ci vengono ad ascoltare la sera e si divertono perché ballano”.

The Venice Oriental Ensemble, che come gruppo vero e proprio ha iniziato la sua avventura ad aprile 2024, si è già esibita a Suoni di Marca Festival a Treviso e in altri eventi nel territorio.

“Le musiche che suoniamo sono ‘vive‘ – affermano i musicisti di The Venice Oriental Ensemble -, mentre quelle alle quali siamo abituati si stanno un po’ spegnendo. Le musiche arabe, balcaniche e mediterranee hanno una forza, una vitalità e dei ritmi particolari che cambiano in continuazione. C’è ancora il gusto di suonarle o di ascoltare le persone che suonano. C’è quindi l’elemento fortemente personale e umano”.

“Il pop-rock – concludono -, se vogliamo fare un esempio, è talmente incasellato dentro degli schemi compositivi, di scrittura e di griglia del tempo in cui deve arrivare il ritornello, che viene a mancare la componente suonata. Per non parlare della composizione dove tutto è piuttosto ovvio e scontato. Quando componiamo le nostre musiche, invece, abbiamo la massima libertà e non si tratta affatto di un genere di musica ‘prevedibile'”.

(Autore: Andrea Berton)
(Foto: The Venice Oriental Ensemble. Video: Andrea Berton)
(Articolo e video di proprietà di Dplay Srl)
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