Limiti all’esportazione di informazioni industriali. Màdaro: “Xi Jinping avrà imparato da Draghi, in 17 mesi ha esercitato due volte il Golden Power”

Negli ultimi anni il governo cinese e quello degli Stati Uniti hanno introdotto delle leggi sulla gestione dei big data, considerati come un vero e proprio problema di sicurezza internazionale.

Nel mese di settembre del 2021, la Cina, attraverso la Data Security Law, ha vietato l’esportazione di informazioni industriali e dati in altre nazioni.

La Data Security Law disciplina principalmente tutte le attività di trattamento dei dati all’interno del territorio della Repubblica Popolare Cinese, compresa la raccolta, l’archiviazione, l’uso, l’elaborazione, la trasmissione, la fornitura e la divulgazione dei dati.

Se le attività di trattamento dei dati possono ledere la sicurezza nazionale, gli interessi pubblici o i diritti e gli interessi legittimi di cittadini o organizzazioni della Repubblica Popolare Cinese, la giurisdizione è estesa a persone o entità all’estero.

Questo approccio è esclusivo della Cina o risponde ad un atteggiamento portato avanti anche da altre nazioni nell’ultimo periodo?

In un’intervista concessa di recente al Quotidiano del Piave, il celebre sinologo trevigiano Adriano Màdaro si è espresso proprio su questo tema.

“Stando nell’attualità politica di questi giorni – ha affermato Màdaro con una battuta -, direi che Draghi ha ‘insegnato’ al presidente Xi Jinping a comportarsi così perché, in 17 mesi di Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha esercitato ben due volte il Golden Power decidendo da solo, senza chiedere il permesso a nessuno, di interrompere la collaborazione industriale e tecnologica tra aziende italiane e aziende cinesi sempre con il timore che la Cina si possa appropriare di tecnologie che ancora non ha”.

Il Golden Power è uno strumento che prevede una serie di obblighi per chi è intenzionato ad acquisire un’azienda italiana e poteri allo Stato, come la notifica alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel caso in cui le operazioni di fusione o acquisizione siano suscettibili di influenzare la titolarità di beni e risorse materiali e immateriali considerati di importanza strategica.

A questi obblighi corrispondono “poteri speciali” del governo di imporre prescrizioni a tutela dell’interesse nazionale o addirittura di bloccare queste operazioni.

“È ovvio che nello scambio industriale ognuno si arricchisce di quello che ha prodotto e ha inventato l’altro – prosegue il sinologo trevigiano -, ma questa è la globalizzazione ed a me fa meraviglia che qualcuno trovi così illogico che poi Xi Jinping risponda: ‘Allora lo faccio anch’io’. So che il Pentagono recentemente si è molto preoccupato nell’aver scoperto che la Cina ha prodotto una trentina di navi da guerra più dell’America. Non si sapeva di questo perché ovviamente la Cina avrà dei cantieri, anche molti riservati, in posizioni difficilmente controllabili dai satelliti”.

La Cina non ha fatto mistero anche di avere una grande eccellenza per quanto riguarda le armi – continua -. Il mondo deve stare molto attento perché adesso le potenze atomiche sono più di una. Noi speriamo, almeno da quello che si può pensare a livello internazionale, che non saranno mai usate, ma una guerra così fuori controllo come quella alla quale stiamo assistendo ci dà poche garanzie. Noi non sappiamo dove voglia arrivare Putin ma sicuramente non lo sa neanche la Cina”.

Màdaro ha sottolineato che la Repubblica Popolare Cinese ha interesse ad investire ovunque nel mondo ma anche che le nazioni straniere investano nel Paese asiatico il più possibile.

Recentemente si sono assottigliate molto le joint ventures e le collaborazioni e la Cina sta perdendo capitali in questo momento – spiega il sinologo trevigiano -. La Cina, tutto sommato, è abbastanza autonoma in quella che può essere la vita ordinaria, per esempio l’alimentazione. È in grado di esportare e di dare da mangiare anche agli altri. È da più di 20 anni in Africa in modo stabile e sta penetrando in una maniera che preoccupa l’Europa”.

“Il Vecchio Continente – aggiunge -, però, non si è preoccupato che per 500 anni ha portato via gli africani in catene con l’anello al naso, stesi come sardine nelle navi perché ce ne stessero di più e portandoli via dalla loro patria e dalle loro famiglie perché andassero a faticare per sviluppare la grande industria americana del cotone dell’Ottocento. Noi dimentichiamo che abbiamo solo portato via dall’Africa. Cosa ha fatto il Belgio nel Congo? Cose pazzesche, inenarrabili anche dal punto di vista morale”.

Màdaro ha evidenziato che la Cina in Africa fa i suoi affari: il continente africano ha bisogno di strade, scuole, ferrovie e ospedali, i cinesi li costruiscono e li “scambiano” con legname, materie prime, minerali, metalli e altre risorse di cui ha estremo bisogno per il suo sviluppo.

“Ripeto – conclude -, questa è la globalizzazione. Siccome sembra che sia stata inventata dagli americani in California e che sia anche una cosa buona, non si capisce perché, se la Cina partecipa alla globalizzazione, allora fa rapine negli altri Paesi con i quali, tra l’altro, scambia merci, prodotti e anche intelligenza artificiale che è molto interessante”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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