Monsignor Fernando Pavanello, il direttore della Caritas scomparso nel 2016, vent’anni fa piantò il seme di una proposta per migliorare la qualità della vita delle persone disabili e dei loro familiari, andando oltre il mero concetto dell’assistenza per promuovere, invece, la vera inclusione.
Quell’idea è stata coltivata da chi era vicino al “prete dei poveri” con il sostegno di tante istituzioni locali, fino a germogliare nel 2022 nella firma di un protocollo d’intesa che favorisce la collaborazione nell’ambito della promozione di servizi e attività indirizzati all’inclusione sociale delle persone affette da disabilità.
Il protocollo è stato sottoscritto ieri, giovedì 21 luglio, nella sala convegni dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dai rappresentanti delle associazioni per le persone con disabilità, degli enti gestori, della scuola, dei comitati, della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2 Marca Trevigiana e dell’azienda sanitaria stessa. Dopo anni di preparativi, determinante per il varo del protocollo è stata l’approvazione all’unanimità da parte della Conferenza dei sindaci, presieduta da Paola Roma, che farà parte del gruppo di lavoro per l’attuazione del documento programmatico, insieme ad Annalisa Rampin (presidente del comitato sindaci del distretto di Asolo) e Lisa Tommasella (presidente comitato sindaci di Pieve di Soligo).
Gruppo a cui danno il loro contributo anche Francesca Pastro (ufficio scolastico Treviso), Ivano Pillon, il coordinatore provinciale delle associazioni che si occupano di disabili, affiancato da Claudio Cornaviera, in rappresentanza delle associazioni del distretto asolano, e da Renata Da Re coordinatrice della Sinistra Piave, oltre che da Eugenio Anzanello, presente in nome del Consorzio Intesa (che raggruppa le cooperative del terzo settore) e della Rete Synergasia con la funzione di collegamento con il territorio.
A fare gli onori di casa c’era Francesco Benazzi, direttore generale dell’Ulss 2, sottoscrittore dell’atto per conto dell’azienda sanitaria, che ha precisato: “Finalmente siamo arrivati a questa firma, poiché mancava una visione comune e uniforme degli interventi. Perciò ringrazio il gruppo di lavoro che ha creato il protocollo con cui si andranno a capire i bisogni della disabilità e i criteri di priorità”. La firma dà il via alla costituzione del gruppo di lavoro, insediato da oggi, di cui fanno parte 22 persone in rappresentanza di tutti i soggetti coinvolti, per dare il via alla concreta collaborazione necessaria ad una programmazione e progettazione unitaria.
Il protocollo punta alla costruzione di un progetto di vita, pensato su misura per le persone disabili e i loro familiari, e pone degli obiettivi precisi: individuare i bisogni e definire i criteri di priorità nell’erogazione delle risposte e nell’accesso ai servizi; partecipare al confronto propedeutico alla costruzione dei criteri e degli strumenti che regolano le convenzioni con il terzo settore; stimolare l’attuazione di percorsi di miglioramento della rete dei servizi a favore dei disabili; promuovere progetti sperimentali e innovativi per sostenere le persone disabili in esperienze di residenzialità, autonomia lavorativa e sociale; favorire la costruzione condivisa del progetto di vita e promuovere la sua sostenibilità in tutte le fasi di crescita e sviluppo del disabile e del suo contesto; sostenere interventi di formazione, informazione e sensibilizzazione rivolti alla popolazione sulla rete delle risposte accessibili per le persone con disabilità; incoraggiare le azioni a sostegno della cittadinanza attiva, le iniziative di mutuo aiuto e di aggregazione dei disabili.
L’Ulss 2 sottolinea che il protocollo dà continuità al sistema di relazione tra le parti, avviato nelle ex aziende sanitarie 7-8-9 della Marca, “con lo scopo di favorire la fattiva promozione di servizi e di attività rivolte all’inclusione sociale delle persone disabili, tenendo conto delle azioni già in atto nel territorio“.
Inoltre, dall’Ulss 2 viene riconosciuto al terzo settore un ruolo fondamentale “nella promozione, erogazione e gestione di servizi in un piano organico, dove pubblico, privato, sociale e volontariato trovano una loro posizione di complementarità nel perseguire gli obiettivi di salute”.
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