Il Tempio di San Nicolò e la memoria del frate trevigiano divenuto papa

Il Tempio di San Nicolò e la memoria del frate trevigiano divenuto papa

Il nostro viaggio nei luoghi sacri del capoluogo non può prescindere da una tappa al Tempio di San Nicolò, un edificio monumentale di origine duecentesca legato alla memoria del frate domenicano Nicolò Boccasino poi divenuto papa con il nome di Benedetto XI. Grazie al sostegno dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Treviso nell’àmbito del progetto “Luoghi del Sacro Treviso” possiamo donarvi una descrizione accurata di questa chiesa e dei tesori d’arte che custodisce al suo interno. 

Il Tempio di San Nicolò è sorto a Treviso ad opera dei frati predicatori dell’ordine domenicano. Il grandioso edificio combina gli elementi della tradizione romanica padana, quali l’uso del laterizio scandito da lesene, la monumentalità delle murature, gli archetti di coronamento e le fronti a capanna, con un moderato verticalismo gotico.

Una prima semplice chiesa a navata unica, poi demolita, era stata edificata nei pressi del Sile dai Domenicani già dal Duecento (1231-1233), allora giunti a Treviso chiamati dal Comune per combattere l’eresia catara. Agli inizi del Trecento, il frate domenicano trevigiano Nicolò Boccasino, che qui visse, una volta divenuto papa con il nome di Benedetto XI (1303-1304), probabilmente finanziò la ricostruzione della chiesa insieme ad altri benefattori. 

Entro la fine del secolo i lavori furono quasi portati a termine, protraendosi a fasi alterne in quelli successivi ma mantenendo sostanzialmente il progetto originario. La fabbrica fu definitivamente completata soltanto nel 1858 con il rialzo della navata centrale e il soffitto a carena di nave, l’innalzamento della facciata e l’apertura della trifora. 

L’interno, di dimensioni eccezionali (88 metri di lunghezza per 27 di larghezza e 33 di altezza), è a croce latina, con tre navate, transetto e cinque cappelle. Dodici enormi pilastri cilindrici, numero del collegio apostolico, sormontati da archi ogivali, sorreggono l’intera costruzione, coperta al centro da una volta a carena di nave e ai lati da volte a crociera. 

Il presbiterio, orientato ad est dove sorge il sole che allude a Cristo Sole Nascente, è illuminato intensamente da grandi finestre poste nella monumentale abside con il catino sostenuto da costoloni con nervature in cotto. 

Numerosi sono i dipinti murali trecenteschi che ornano le colonne e le pareti del tempio. Presso l’ingresso laterale, la seconda colonna della navata sinistra è decorata da affreschi eseguiti da Tomaso da Modena che ritraggono le umanissime figure di San Girolamo nello studioSan Romualdo in cattedraSant’Agnese e San Giovanni Battista (1349-1354). 

Su due pilastri, un artista di ambito veneto e uno di ambito emiliano hanno raffigurato la Madonna del parto, un soggetto caro ai Domenicani, legato al tema dell’Incarnazione. Un senese della cerchia di Bartolo di Fredi è l’autore dell’Adorazione dei Magi e santi nella prima cappella absidale della navata destra. Su una parete della stessa navata, spicca per imponenza il colossale San Cristoforo che guada il fiume con Gesù Bambino sulle spalleaffrescato a inizio Quattrocento da Antonio da Treviso.

Nella cappella maggiore, sulla parete sinistra, è il Monumento funebre di Agostino Onigosenatore di Roma, armoniosa composizione rinascimentale (1490-1505), in cui l’elegante apparato scultoreo (attribuito al ticinese Giovanni Buora) è incorniciato da una decorazione pittorica di gusto antiquario con alla base due armigeri (attribuiti al vicentino Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco) che sorvegliano il sepolcro. 

Nell’abside troneggia la grande pala rinascimentale della Madonna con il Bambino e santi, iniziata dal veneziano fra’ Marco Pensaben e conclusa dal bresciano Giovanni Gerolamo Savoldo nel 1521. Entro un padiglione architettonico aperto sullo sfondo del cielo, la Vergine con il Bambino è assisa su un alto trono, ai piedi del quale un angelo suona un liuto, ai lati sono disposte le figure stanti del beato Benedetto XI papa e dei santi Nicola vescovo, Domenico, Tommaso d’Aquino, Girolamo e Liberale, patrono di Treviso. 

Sull’altare del braccio destro del transetto è posto un Vesperbild, o ‘immagine del vespro’, una scultura in stucco-forte policromo, tardogotica di ambito salisburghese e databile al 1414, che ritrae la Vergine in lacrime con il Figlio morto sulle ginocchia, voluta dalla confraternita dei teutonici. 

In onore del primo papa trevigiano, il pittore Giacomo Lauro ha illustrato sulle portelle della cassa dell’organo, in una fastosa ambientazione scenografica, le Storie del beato Benedetto XI (1598-1602): sulle ante esterne la cerimonia dell’insediamento di Niccolò Boccasino al papato; su quelle interne il duplice incontro del papa con la madre, il primo in cui la ricusa perché si presenta al figlio indossando abiti sontuosi, il secondo che lo vede accoglierla con tutti gli onori riconoscendola nel suo consueto umile abbigliamento.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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