Lo scorso 3 agosto il Gen. Massimiliano Stecca ha ceduto il comando del Sector West di Unifil al Gen. Giuseppe Bertoncello, sancendo il passaggio della responsabilità dalla Brigata di Cavalleria Pozzuolo del Friuli alla Brigata meccanizzata Aosta, e a breve terminerà anche il mandato del Reggimento Lagunari “Serenissima” alla guida di Italbatt, la pedina operativa del contingente italiano in Libano.
A capo di Italbatt da febbraio di quest’anno c’è il Colonnello Claudio Guaschino, da ottobre 2020 Comandante del Reggimento Lagunari “Serenissima”, che oltre ai suoi “leoni” guida un Gruppo Squadroni del Reggimento Genova Cavalleria (4°) di Palmanova (Udine) con aliquote del Reggimento Cavalleggeri di Lodi (15°) di Lecce e una Compagnia del 3° Reggimento Genio Guastatori di Udine e un plotone serbo.
Colonnello Guaschino, attualmente Lei si trova impegnato in Libano nell’ambito della Missione Unifil: quali sono i compiti assegnati ai Lagunari?
“In ottemperanza a quanto sancito nella Risoluzione 1701 dell’11 Agosto 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, il nostro compito è quello di monitorare la cessazione delle ostilità tra Israele e Libano. In sostanza si tratta di mantenere un’area cuscinetto libera da personale armato, assetti ed armamenti che non siano quelli del Governo libanese e di UNIFIL, tra il fiume Litani e la Blu Line che è la linea di demarcazione tra Libano e Israele stabilita dalle Nazioni Unite; supportare le Forze Armate Libanesi nella condotta delle loro attività addestrative ed operative nel Sud del Libano; assistere le Autorità locali e la popolazione libanese.
Attualmente le nostre attività operative, condotte congiuntamente alle Forze armate Libanesi e non, consistono, principalmente, in osservazione da posti fissi; condotta di pattuglie sia di giorno che di notte; realizzazione di check points. Oltre alle suddette operazioni di controllo del territorio fondamentali per l’assolvimento della missione UNIFIL, svolgiamo molte attività di Cooperazione Civile e Militare (CIMIC) in favore della popolazione locale, al fine di mantenere sempre elevato il consenso nei confronti del contingente militare nazionale. Si tratta, in particolare, di donazione di beni e di materiali, nonché di interventi indirizzati a sostenere la realizzazione di specifici progetti nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità che, in questo periodo in cui il Libano è colpito da una grave crisi economica e sociale, mirano a supportare le fasce più deboli della popolazione libanese”.
Lei in Italia Comanda un’Unità unica nel suo genere dell’Esercito Italiano, il Reggimento Lagunari “Serenissima” con sede a Venezia: quali sono le sue emozioni nel comandare questo Reggimento?
“Mi sento molto fortunato. Ho l’onore di comandare un reparto con la capacità, unica in ambito Esercito, di operare nel contesto delle operazioni anfibie. Storicamente è la più giovane specialità dell’arma di fanteria, costituita il 24 maggio 1964, anche se mi preme precisare che i Lagunari rappresentano oggi i custodi delle gloriose memorie dei “Fanti da Mar” della “Serenissima Repubblica” di Venezia”.
Quando è stato assegnato per la prima volta al Reggimento Lagunari a Venezia pensava che un giorno l’avrebbe comandato?
“Sinceramente più che pensato l’ho sperato, anzi è stato un sogno che si è avverato. Quando nell’estate del 1998 fui assegnato da giovane Tenente al Reggimento Lagunari “Serenissima”, mi innamorai subito di questo Reparto. Fu un vero e proprio colpo di fulmine. Ritengo che sia una delle unità militari più belle della Forza Armata. Gli uomini e le donne che ho alle dipendenze sono dei professionisti che non smettono mai di addestrarsi e sono sempre pronti per essere impiegati in qualsiasi parte del mondo con breve preavviso. I miei “leoni” e le mie “leonesse”, negli anni mi hanno dato e continuano sempre a darmi enormi soddisfazioni. Ormai rappresentano per me una seconda famiglia a cui lascerò, quando lascerò il comando, un pezzo del mio cuore”.
Colonnello, lei è originario di Avellino ma vive ormai da molti anni a Treviso: cosa le manca della sua terra d’origine?
“Sono andato via dalla mia terra d’origine nel 1991. Abito a Dosson di Casier da tantissimi anni e mi trovo benissimo. La mia famiglia, composta dalla mia “super” moglie Jessica, da tre stupendi figli, Sofia Tea, Elisa e Giorgio nonché da un “piccolo” labrador di circa 45 kg, vive benissimo nel trevigiano. Sinceramente posso affermare che non sento nostalgia della mia terra d’origine e ormai, lavoro permettendo, è mio intendimento non spostare la mia famiglia da Treviso, che ritengo una delle città più belle ed efficienti d’Italia”.
(Foto: per gentile concessione di Sector West UNIFIL).
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