Goppion Caffè, crescono il consumo domestico e l’attenzione all’origine del prodotto. Viaggio nella storica torrefazione di Preganziol

Gli equilibri politici mondiali, l’evolversi delle abitudini di un Paese, il consolidarsi di una nuova sensibilità, sempre più rivolta al rispetto dell’ambiente: tutti questi elementi si rispecchiano in una semplice tazzina di caffè espresso, simbolo dell’essere e del bere italiano per eccellenza.

Intervista a Paola Goppion – Video di Simone Masetto

Lo sa bene Paola Goppion, responsabile comunicazione e marketing di Goppion, storica torrefazione di Preganziol la cui tradizione, iniziata nel 1948, oggi prosegue in mano alla quarta generazione alle prese con le sfide di un mercato in evoluzione, segnato dall’affermarsi di nuove abitudini di consumo e dalle difficoltà nel reperire materie prime di qualità e derivanti da una filiera etica.

“Negli ultimi vent’anni, anche grazie a fenomeni che arrivano da oltreoceano, il mercato del caffè si è risvegliato – spiega Paola Goppion -. Prima si beveva velocemente, senza guardare il prezzo e senza farsi troppe domande sulla provenienza o sulla qualità. Ora il caffè è diventato una bevanda più ‘giovane’, che vede l’affermarsi di nuova cultura, una voglia di viaggiare e di andare ‘in origine’. Si beve dunque il caffè ponendo attenzione alle singole origini e dunque alle proprietà aromatiche del chicco”.

“Molti baristi hanno percepito questo cambiamento e quindi cercano miscele di qualità maggiore, che permettano di raccontarsi al cliente in maniera diversa. Il Covid che ha inciso negativamente sul settore, pensiamo alle chiusure di bar e ristoranti. In questo periodo le persone si sono organizzate per bere il caffè a casa, deviando i consumi: lo vediamo con l’aumento delle vendite dei nostri prodotti al supermercato”.

I contraccolpi della pandemia si ripercuotono ancora sulle quotazioni del caffè che ha raddoppiato il proprio prezzo di mercato “strozzando” le torrefazioni. “La pandemia ci ha messi di fronte a molte difficoltà, aggravate, poi dallo scoppio della guerra in Ucraina, e legate perlopiù all’acquisto di una materia che è soggetta a speculazioni. In alcuni momenti abbiamo pagato il caffè anche il 50% in più”.

“Questi aumenti sono tutti ‘a carico’ nostro perché non si ripercuotono nel prezzo del caffè né al supermercato né al bar. Senza parlare poi delle difficoltà che sta vivendo la ristorazione a causa degli aumenti delle bollette e della mancanza di personale. Oggi pochi ragazzi vogliono lavorare dietro a un banco. Noi lo scorso anno abbiamo lavorato molto di più con l’estero e questo significa che al di fuori dei nostri confini questo problema è stato superato prima che da noi. Le cose si devono riequilibrare, e noi non smettiamo di guardare al futuro con fiducia”.

La capacità di navigare in acque tempestose appartiene al DNA dell’azienda, dai tempi del capostipite Luigi Goppion, nato nel 1859 a Casale sul Sile e abbandonato in orfanotrofio, che per primo si cimentò nella tostatura del caffè con mezzi di fortuna: una palla di ferro riscaldata dalle braci del camino.

Furono i figli, dopo una lunga parentesi in Etiopia, ad aprire nel 1948 una piccola torrefazione e caffetteria nel cuore di Treviso, in corso del Popolo, dove è presente tutt’ora. Dagli anni Cinquanta, la produzione si spostò a Preganziol, lungo il Terraglio, dove la “Fratelli Goppion Industria del Caffè” consoliderà negli anni il proprio marchio ben rappresentato dall’inconfondibile “G” rossa disegnata nel ’65 dall’architetto Umberto Facchini. Da allora l’attività prosegue con attenzione alla qualità e all’etica del prodotto.

“Noi lavoriamo con le persone con gli stessi principi con i quali alleviamo i nostri figli – prosegue Paola Goppion -. Questo significa essere corretti nei confronti dei lavoratori. Compriamo un prodotto che va nella pancia delle persone e che arriva da paesi difficili. Negli ultimi vent’anni si è affermata la presenza di consorzi che nei Paesi d’origine curano il benessere dei produttori di caffè; ricordiamo che fino a qualche anno fa il lavoro nelle piantagioni  coinvolgeva anche i bambini. Noi siamo stati probabilmente la prima industria a lavorare caffè biologico e poi 27 anni fa, assieme ad altri dieci torrefattori, abbiamo dato vita a un altro percorso di certificazione denominato ‘Caffè speciale certificati’ (CSC) che opera attraverso progetti solidali“.

Di recente Goppion Caffè ha sviluppato un’edizione speciale di espresso certificato (Amka Doña Lucero) nato dalla collaborazione fra Amka, Onlus romana, e il Consorzio CSC – Caffè Speciali Certificati nell’ambito di un progetto a favore delle “caficultoras” dalla piantagione guatemalteca “Doña Lucero” che mette al centro la dignità delle lavoratrici spesso svantaggiate da un sistema di mercato iniquo.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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