Giornata mondiale dell’ictus, parla il neurologo Simone Tonello

Il neurologo Simone Tonello

L’ictus – di cui oggi ricorre la Giornata mondiale – è una patologia molto frequente anche se nell’ultimo periodo, grazie al controllo dei fattori di rischio vascolare, c’è stata una riduzione dell’incidenza di questo fenomeno. L’avanzare dell’età della popolazione è un fattore di rischio di questa patologia, che è la terza causa di morte al mondo e la seconda causa di invalidità al mondo. Qdpnews.it ne ha parlato con il medico neurologo Simone Tonello.

L’ictus è una patologia a grande impatto dal punto di vista della qualità della vita che colpisce prevalentemente pazienti con un’età superiore ai 50/55 anni. In età inferiori esiste comunque un fattore di rischio per cause differenti come le dissezioni arteriose o vasculiti o altre malattie genetiche; il tasso di disabilità o mortalità è più elevato in un paziente giovane rispetto che più anziano.

La strategia migliore per evitare il problema della malattia cerebrovascolare è proprio quella della prevenzione: trascorrere una vita sana mangiando bene evitando cibi particolarmente grassi, controllare la pressione, controllare il peso e fare attività fisica. “Basterebbe anche una camminata al giorno” spiega il dottor Tonello.

Sono azioni fondamentali che nella fase di prevenzione primaria, ovvero prima che si sia verificato l’evento, sono superiori a qualsiasi terapia medica che sicuramente scongiura molti eventi cerebrovascolari. Il controllo dei fattori di rischio vascolare è fondamentale in tutte le persone, soprattutto con l’aumentare dell’età. Quando un paziente presenta questi fattori di rischio ha la probabilità di incorrere in un evento cerebrovascolare molto più alto di qualsiasi altra persona normale.

Se ad un paziente manca la forza a metà corpo, se non è in grado di parlare oppure se ha la bocca storta ha al 70% la probabilità di avere in corso un ictus: bisogna quindi chiamare tempestivamente il 118 affinché ci sia un trasporto quanto più veloce possibile al servizio di emergenza dell’ospedale.

La terapia di fase acutica si può effettuare solo entro determinate finestre temporali, entro le 4 ore e mezza e fino anche a 9 ore, è fondamentale comunque agire quanto prima infatti ogni 2 minuti di attesa vengono persi circa 2 milioni di neuroni. La prognosi delle malattie cerebrocardiovascolari dipende molto dalla gravità dell’evento all’esordio, dalla possibilità che si è avuta o meno nell’intervenire in fase acuta e dall’efficacia di questa terapia.

Esiste sicuramente un recupero spontaneo, presente in tutti noi, che varia da paziente a paziente: chi ha un’età più giovane o chi ha avuto la possibilità tramite dei compensi collaterali ha sicuramente possibilità di recupero maggiori.

Lo stress impatta indirettamente, perché comporta valori pressori alti oltre a un aumento dei valori della glicemia e del profilo lipidico dovuti al mangiare male, dormire meno e quindi avere valori pressori nelle successive 24 ore più elevati. Lo stress non è quindi una causa diretta di ictus, ma una vita stressante che comporta un aumento e un’accelerazione dei fattori di rischio sicuramente aumenta il rischio di avere un evento ischemicocerebrale.

(Autore: Matteo De Noni)
(Foto e video: Matteo De Noni)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
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