Giornata degli studenti: come sta l’Università italiana? E la riforma del voto in condotta?

Oggi domenica 17 novembre si celebra la Giornata internazionale degli studenti, ricorrenza che vuole rimettere al centro la libertà e il diritto allo studio come valori indissolubilmente legati.

La scelta della data si fa risalire ai fatti del 17 novembre 1939 quando, al culmine della repressione violenta contro le proteste studentesche diffuse in tutta Praga, gli occupanti nazisti, dopo aver chiuso tutti gli istituti di istruzione superiore e arrestato e deportato nei campi di concentramento 1200 giovani, giustiziarono senza processo nove tra studenti e professori cecoslovacchi. 

Gli universitari: “Le borse di studio non siano un privilegio di pochi”

Qual è lo stato di salute dell’Università italiana? E come vivono la loro esperienza di studenti gli universitari dell’Alta Marca trevigiana?

Eleonora, 20 anni, di Pieve di Soligo, è iscritta al corso di laurea in Medicina e chirurgia a Udine: “Considero che le università attualmente stiano godendo di buona salute: se ci sono sempre più studenti che decidono di continuare gli studi, in parte è dovuto anche all’ambiente confortevole che vi trovano. Al di fuori delle lezioni curricolari, le proposte formative sono molteplici: seminari con importanti ricercatori, possibilità di associazione in vari enti collegati all’università, di lavoro nelle biblioteche, di dialogo “a tu per tu” con i docenti, di scambio culturale grazie a studenti in Erasmus, di confronto con grandi aziende e molte altre”.

“La mia esperienza universitaria è cominciata poco più di un anno fa, e la considero molto positiva – prosegue la 20enne pievigina -: mi ha messo alla prova, ripartendo da capo in relazioni, approccio allo studio, ai docenti, in un ambiente diverso, lontano da quei punti di riferimento che si erano consolidati in vent’anni. Non è sempre stato facile fare i conti con tutti questi fattori nuovi, ma alla fine posso dire che la prova del primo anno l’ho superata, acquisendo una consapevolezza e un’autonomia che mi hanno dato la spinta per una crescita personale e relazionale, necessaria e importante alla mia età. Studiare ciò che piace, mossi dalla curiosità, è arricchente e stimolante, e farlo insieme a colleghi che condividono gli stessi interessi lo è ancora di più.

Alessia, 21 anni, di Mareno di Piave, frequenta l’Università Ca’ Foscari a Venezia: “Percepisco la vita universitaria come nettamente meno stressante rispetto alla vita di un liceale. Sarà forse grazie alla possibilità di decidere, almeno per la maggior parte dei corsi, quale frequentare e quale no sulle base delle mie preferenze e dei miei gusti o grazie alla possibilità di organizzarmi autonomamente lo studio”.

“La parte che ritengo essere maggiormente stancante – sostiene Alessia – è l’essere pendolare e il dover, di conseguenza, fronteggiare (quasi) settimanalmente scioperi, ritardi e cancellazioni che, nella maggior parte dei casi, causano malumori e mi costringono a rivedere i miei tanto scrupolosi programmi di studio”.

Anche la coetanea Valentina, di Vittorio Veneto, studia nel capoluogo veneto: “Questa fase è per me molto arricchente, anche se forse nelle nostre università manca la parte più pratica di avvio al lavoro. Sarà stimolante per me poter sperimentare comunque un tirocinio nelle classi delle scuole”.

“La mia – continua Valentina – è un’esperienza a volte un po’ faticosa perché vissuta da pendolare, partendo dalla stazione ferroviaria di Vittorio Veneto o di Conegliano. Nei viaggi verso Venezia, ogni volta di oltre un’ora, ho imparato a organizzare meglio il mio tempo e a studiare anche in condizioni poco favorevoli alla concentrazione”.

Pietro, 20 anni, di Pieve di Soligo, ha un’esperienza molto positiva a Padova da fuorisede: “Per me è un passaggio formativo a tutto tondo, sia nei contenuti sia nelle relazioni che intraprendo con i colleghi di corso, di collegio e sport”.

Lo studio è davvero un diritto? “L’Università di Udine – dice Eleonora – eroga numerose borse di studio ogni anno, che coprono le spese universitarie di molti studenti, di varie fasce di reddito, cercando di garantire il diritto allo studio. Non trovo giusto però, che non venga riconosciuto un contributo anche unicamente sulla base del merito a quei ragazzi che, pur non avendo grandi difficoltà economiche, vorrebbero ricevere un po’ di gratificazione e sostegno per la dedizione nello studio”.

“Anche a Venezia c’è la possibilità di usufruire di borse di studio e agevolazioni – aggiunge Alessia – ma onestamente ritengo che non si dovrebbe trattare di un privilegio riservato a pochi o comunque a un gruppo limitato: dovrebbe essere la prassi, dal momento che l’università serve per formare noi e il nostro futuro. E questo discorso non vale solo per l’ambiente di studio, ma ma lo estenderei anche a quello dei trasporti, si tratti di treni, bus, tram o vaporetti”.

“Le tasse universitarie sono legate al valore ISEE, e questo non offre un’immagine realistica delle possibilità economiche dello studente – osserva infine Valentina -. Le agevolazioni andrebbero estese a un maggior numero di persone”.

Riforma del voto in condotta: l’opinione dei liceali

La nuova riforma riguardante il voto in condotta, introdotta dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara nell’ottobre 2024, ha generato, come ben si poteva immaginare, diverse opinioni, spesso contrastanti.

Anche gli studenti delle scuole superiori di secondo grado si sono espressi: tra questi, tre liceali di Treviso ormai prossime all’esame di maturità.

Per comprendere al meglio i loro punti di vista è stato chiesto loro di rispondere a queste tre domande: “Pensi che sia giusto attribuire maggiore importanza al voto in condotta? Come pensi che la possibilità di avere un “debito formativo” per un 6 in condotta influenzerà il comportamento degli studenti? Cosa ne pensi dell’obbligo per gli studenti sospesi di svolgere attività di cittadinanza sociale e di dover realizzare un elaborato di educazione civica per recuperare un voto insufficiente in condotta?”.

Emma è la prima a prendere parola: “Da anni ormai noi studenti vediamo solo l’inutilità del voto in condotta, pertanto credo che sia giusto dare maggiore peso al voto in condotta, per far capire agli studenti l’importanza di comportarsi da cittadini responsabili. Non sono però sicura che queste riforme possano realmente insegnare il rispetto e il senso civico agli studenti, pertanto sarebbe necessario partire da una sensibilizzazione. Sicuramente dopo questa nuova riforma ci potrebbe essere un miglioramento nel comportamento degli studenti, ma ciò sarebbe solo fatto per evitare il debito formativo. Infine, credo che sia una buona idea che gli studenti sospesi comincino a svolgere attività di cittadinanza sociale, così che riescano a capire l’impatto delle proprie azioni sulla società e come essere parte attiva della nostra comunità”.

Orsola la pensa come Emma: “Secondo me è giusto che il voto di condotta debba avere più importanza, e per quanto riguarda le misure da mettere in atto in caso di comportamenti irrispettosi, credo possano essere utili per rendere più responsabili gli studenti. Inoltre la presenza del debito formativo dovrebbe in qualche modo influenzare il comportamento degli studenti, spronandoli a migliorare e rendendoli più consapevoli delle proprie azioni. Infine sono d’accordo per quanto riguarda l’introduzione di un l’elaborato di educazione civica”.

Infine Nicole, illustrando la sua opinione, si dimostra d’accordo con le due compagne per alcuni aspetti, ma esprime un’opinione più critica sull’elaborato avente fine riparativo in caso di debito: “Dare più importanza al voto in condotta – sostiene – può sicuramente essere un modo per sottolineare il valore del rispetto, tuttavia ritengo che i criteri di attribuzione di tale voto attualmente diano più importanza a fattori come le ore di assenza a scuola che non il comportamento dell’alunno in aula. Credo che per insegnare rispetto e senso civico servano esempi concreti, dialogo costante e un approccio educativo basato sulla comprensione delle conseguenze delle proprie azioni. Inoltre, a mio parere, sarebbe necessario introdurre anche un supporto educativo e psicologico per poter aiutare realmente gli studenti a capire gli errori commessi, nelle proprie azioni. Per quanto riguarda la realizzazione di un elaborato di educazione civica per recuperare un voto insufficiente in condotta, potrebbe a mio parere risultare solo un compito scritto senza alcun impegno e riflessione reale”.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it. Ha collaborato Caterina Mossenta)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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