Treviso è la seconda provincia in Veneto per esposizione della manifattura ai dazi verso gli USA. Nel 2024 il mercato a stelle e strisce aveva comprato merci “Made in Treviso” pari a un miliardo 343 milioni di euro, il 18,8% delle esportazioni venete, con una crescita del 5,1% rispetto al 2023 Loris Balliana, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «Fondamentale diversificare i mercati di esportazione, ma l’ingresso in nuovi mercati determina l’attivazione di processi complessi che richiedono sforzi che da sole le nostre imprese non possono sostenere»
«Aspettando atti concreti dalla trattativa sui dazi tra Europa e Stati Uniti, attenzione all’altro “dazio” occulto: la svalutazione del dollaro». A lanciare l’allarme è Loris Balliana, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «Il cambio rispetto all’euro è sceso di quasi il 10%. I nostri prodotti diventano ancora più costosi per i consumatori americani, a parità di valore nominale, erodendo quote di mercato e riducendo i margini di profitto. Inoltre, la riduzione dei tassi da parte della BCE, da una parte potrebbe alleggerire il credito alle imprese, ma dall’altra indebolisce ulteriormente l’euro».
Questo ulteriore fattore di destabilizzazione nei rapporti commerciali tra la Marca Trevigiana e gli Stati Uniti arriva in un momento delicato. Treviso, infatti, è la seconda provincia in Veneto per esposizione della manifattura ai dazi verso gli USA. Nel 2024 il mercato a stelle e strisce aveva comprato merci “Made in Treviso” pari a 1.343 milioni di euro, il 18,8% delle esportazioni venete. Un anno positivo sul mercato statunitense, che ha visto l’export della Marca Trevigiana crescere del 5,1% rispetto al 2023.
«I primi dati forniti dall’Istat parlano per il primo bimestre 2025 di un calo del 2,8%», riporta il vicepresidente Loris Balliana. «Di fronte alle decisioni ondivaghe dell’amministrazione Trump si registra nei nostri imprenditori un’impennata dell’incertezza. Fattore che frena anche gli investimenti e l’innovazione. In un momento nel quale è fondamentale diversificare i mercati di esportazione della nostra manifattura».
I problemi con gli Stati Uniti vanno ad aggiungersi alla contrazione del mercato con la Russia, dove l’export trevigiano è sceso del 15.5%, il crollo di quello verso l’Ungheria, in calo del 12.7%, e verso la Gran Bretagna post Brexit, meno 2.5% rispetto al 2023. Una perdita sui tre mercati di esportazione di oltre 85 milioni di euro. Oltre all’impasse della Germania, verso la quale l’export trevigiano è sceso del 8.9%, con una perdita di oltre 202 milioni di fatturato.
A compensare queste perdite del “Made in Treviso”, nel 2024 sono venuti in soccorso i mercati a oriente, cresciuti di 73 milioni di euro. A fare un balzo è stata la Turchia (+ 21.7 %), seguita dalla Cina (+6%) e dagli Emirati Arabi Uniti (+ 6.6%).
«L’ingresso in nuovi mercati determina l’attivazione di processi complessi», avverte il vicepresidente Loris Balliana, «che generano valore nel tempo e richiedono significativi investimenti, in particolare in ricerche di mercato, piani di marketing e partnership per le reti commerciali, i servizi di trasporto e di logistica. Sforzi che da sole le imprese non possono sostenere».
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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