E’ stato il primo disability manager nominato in un ospedale, l’Oras (Ospedale riabilitativo di Alta specializzazione) di Motta di Livenza, dove abbiamo avuto il piacere di incontrarlo, ma anche il fondatore (e presidente nazionale) di SIDima (Società italiana Disability Manager).
E ora, dopo la recente pubblicazione del suo ultimo libro “Equazione delle 4 A – Autonomia”, l’architetto Rodolfo Dalla Mora, disability manager del Comune di Treviso e dell’Ulss2, in barba alla carrozzina su cui egli stesso deve convivere con la propria disabilità, non ha alcuna intenzione di fermarsi. Proiettato com’è verso progetti di inclusione che possano migliorare le condizioni di vita di chi, come lui (in realtà come tutti), deve affrontare quotidianamente la “battaglia” per l’autonomia.
Ci può raccontare qualcosa di sé e, se vuole, della sua disabilità?
“Sono un architetto che da molti anni lavora nell’ambito della disabilità, sono io stesso una persona con disabilità, vivo la disabilità quotidianamente in carrozzina e quindi tutti i giorni, come tutte le persone nelle mie condizioni, affronto delle sfide quotidiane per superare o barriere architettoniche o difficoltà quotidiane nel poter svolgere azioni di tipo autonomo, questo è il punto. La disabilità che ho io è una disabilità fisica e questa però non mi impedisce di svolgere azioni importanti legate all’aspetto dell’autonomia e della vita indipendente.
“Equazione delle 4 A”, l’ultima sua pubblicazione: ma che cosa si intende oggi per nuova cultura della disabilità?
“È una cultura aperta, non più vincolata soltanto all’aspetto prettamente medico, clinico, ma aperta alla società, al mondo e al territorio. Quindi la disabilità vista in un’ottica contemporanea, attuale, una disabilità non vista esclusivamente nel contesto medico, ma dove l’ambiente fisico e sociale giocano un ruolo importante e strategico per la definizione stessa di disabilità”.
“Il concetto di autonomia è questo: che noi tutti non siamo autonomi, dipendiamo sempre da qualcuno. Autonomia non significa fare cose da soli, l’autonomia è un concetto che spazia e che va al di là della nostra condizione fisica e quindi essere autonomi significa anche avere bisogno degli altri. Nel corso della nostra esistenza come esseri umani, se noi ci pensiamo, abbiamo un’evoluzione, un work in progress continuo in funzione ai bisogni e alle necessità che noi continuamente abbiamo. Prendiamo come esempio la piramide della vita: partiamo da bambini, quando non riusciamo a parlare e camminare, arriviamo al vertice della piramide che siamo maturi, poi facciamo la parte poi discendente che è quella dell’anziano. In questa fase della nostra esistenza noi abbiamo esigenze e bisogni diversi, quindi essere autonomi significa lavorare sull’ambiente, sugli ausili e sull’assistenza per dare proprio un grado di autonomia alla persona in base ai propri bisogni e alle necessità”.
A Treviso e più in generale nella Marca trevigiana qual è la situazione oggi su queste tematiche?
“Diciamo che la Marca trevigiana sta lavorando molto bene, i Comuni stanno lavorando molto bene con azioni singole. Se noi pensiamo che buona parte di loro, quasi tutti quelli di Treviso e provincia, sono dotati del PEBA (il Piano di eliminazione delle barriere architettoniche), il bilancio non può che essere positivo. Poi c’è un grande fermento a livello associativo, molte associazioni sono presenti nel territorio e loro stesse fanno delle azioni importanti nell’ambito dell’inclusione nei confronti delle persone con disabilità. Questo è un punto importante.
Primo disability manager in un ospedale, proprio qui all’Oras di Motta di Livenza: che tipo di esperienza è e quali nuove frontiere ha aperto questo incarico?
“La figura del disability manager qui in ospedale l’ho portata io ancora moltissimi anni fa e diventa importante, direi strategica nel caso specifico della filiera riabilitativa. Si tratta di un professionista che si interfaccia con le varie figure professionali che fanno parte della filiera riabilitativa (quindi medico, terapista occupazionale, psicologo, assistente sociale, fisioterapista) per cercare di trovare delle soluzioni di carattere ambientale e di tipo sociale nei confronti della persona che ha una disabilità. Quindi durante il ricovero il paziente subisce tutto l’iter riabilitativo e, nel contempo, io mi interfaccio con questi professionisti e con il paziente stesso per cercare di trovare delle soluzioni di carattere personalizzato, legate all’aspetto dell’adattabilità dell’ambiente domestico e della mobilità nel contesto urbano e sociale”.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Matteo De Noni)
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