Dalla Ue, stop ai motori termici entro il 2035. I costi di riparazione aumentano fino al 50% e mancano i tecnici

Gianluigi Buosi e Antonio Danesin
Gianluigi Buosi e Antonio Danesin

Giudizio sospeso sullo stop alle auto ed ai veicoli commerciali leggeri alimentati da motori termici, diesel e benzina dal 2035, approvato dal Parlamento Europeo.

“Una scelta che condividiamo solo parzialmente – afferma Gianluigi Buosi, presidente del Gruppo Autoriparazione di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana – Siamo consapevoli che i motori endotermici sono causa di inquinamento e che una soluzione debba essere trovata a tutela dell’ambiente, ma riteniamo che il passaggio alla trazione elettrica debba essere graduale date le numerose incognite che presenta. Il motore endotermico ha ancora delle possibilità di impiego con i carburanti alternativi”. 

Oltre al tema ambientale, il provvedimento europeo andrà a incidere anche sulla filiera dell’automotive, dai costruttori all’autoriparazione. La frequenza degli interventi sulle vetture elettriche, infatti, diminuirà sensibilmente, a fronte tuttavia di un aumento esponenziale del loro costo: tra il 18 e il 30% escludendo le riparazioni in caso di incidente. Altra conseguenza, sarà la difficoltà, quando non l’impossibilità, di trovare personale adeguatamente specializzato. Già oggi otto figure specializzate su dieci, ricercate dalle officine, sono di difficile reperimento. 

“Nel nostro settore – sottolinea Buosi – le scelte del Parlamento Europeo avranno ripercussioni sul futuro dei giovani autoriparatori più che sull’attività degli imprenditori di oggi, che stanno registrando un aumento del fatturato del  10% rispetto al 2021 per interventi sull’attuale parco veicolare che in Italia è notoriamente datato. 

Complice l’età media, purtroppo altissima, degli attuali titolari d’officina, temiamo che la situazione di incertezza derivante dalle politiche del settore possa ulteriormente scoraggiare gli investimenti, soprattutto quelli sui futuri tecnici, con il rischio di veder sparire un interno comparto senza un adeguato passaggio generazionale. Per questo serve una transazione verso l’elettrico maggiormente programmata”. 

“In caso di incidente stradale – fa eco Antonio Danesin, presidente provinciale della comunità Carrozzieri di Confartigianato Imprese Marca Trevigiano – a seconda del tipo di auto coinvolta, il costo medio delle riparazioni delle auto elettriche aumenta fino al 50% rispetto a quello delle auto a combustione, escludendo la sostituzione della batteria che, per alcuni mezzi, rappresenta il 40% del valore dell’auto. Queste condizioni stanno già impattando sull’importo dei risarcimenti e sul costo dei premi assicurativi”. 

Ad incidere è il costo dei pezzi di ricambio, realizzati con materiali più leggeri, ma più costosi. I tempi di riparazione richiesti, inoltre, aumentano perché i pezzi sono più integrati e più connessi ai sensori. Per queste operazioni serve personale qualificato e questo incide ulteriormente sul costo orario della manodopera. Infine, le operazioni di recupero stradale di questi mezzi richiedono procedure più lunghe e complesse legate alle operazioni di messa in sicurezza del veicolo. 

“Per risolvere questo il problema – concludono Buosi e Danesin – servirebbe un’iniziativa legislativa a livello europeo che induca i costruttori ad aumentare la riparabilità e la durabilità dei mezzi elettrici. Devono essere messi a disposizione degli autoriparatori e degli automobilisti le istruzioni per la loro manutenzione e riparazione (batteria compresa), la disponibilità di pezzi di ricambio, il loro costo e l’aggiornamento dei software.

Le case costruttrici, in sostanza, dovrebbero aumentare il cosiddetto “indice di riparabilità” delle auto elettriche e attuare un ciclo produttivo virtuoso e sostenibile. Il miglioramento dell’impatto ambientale si persegue anche attraverso il riutilizzo del maggior numero possibile di mezzi danneggiati e incidentati”. 

(Foto: Confartigianato Imprese Marca Trevigiana).
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