“Claustrofobico”, da Santa Bona a Jova: la storia della chitarra. “Entusiasti della sua sincera emozione”

Una chitarra realizzata in carcere dai detenuti e poi regalata a Jovanotti, che ha condiviso il tutto sui social. A colpire maggiormente il direttore del carcere trevigiano di Santa Bona, Alberto Quagliotto, non sono state solamente le parole del cantante, ma soprattutto la sua “sincera emozione” nel raccontare l’importante regalo.

La chitarra, come spiega Jovanotti, è una sorta di Stratocaster, “la mia preferita”, ed è stata realizzata dai detenuti durante il laboratorio di liuteria e falegnameria, gestito – come molti altri – da Alternativa Ambiente cooperativa sociale, con sede a Vascon di Carbonera.

Direttore, qual è l’importanza del gesto di Jovanotti e della sua pubblicazione sui social?

“Devo dire che l’importanza è sicuramente data dal personaggio. Però, la cosa che più mi ha colpito nel video che ha postato Jovanotti è la sua sincera emozione: si vedeva che era toccato da questa cosa. Non erano ringraziamenti di rito e nemmeno ha usato la solita retorica che spesso accompagna questi momenti, soprattutto quando si parla di detenuti. Nel suo messaggio l’ho visto molto sincero, molto coinvolto, e questo è l’aspetto che più mi è piaciuto della vicenda, perché non è affatto scontato”.

Oltre al laboratorio di liuteria, ne avete altri nel carcere di Treviso?

“Sì, in questo momento abbiamo un laboratorio di digitalizzazione dei documenti e un laboratorio di assemblaggio per una ditta che fornisce componenti per centrali elettriche. Inoltre, c’è anche una fungaia”.

Quanto è importante avere questi laboratori?

“C’è sicuramente un’utilità immediata, perché chi lavora percepisce un salario e acquisisce competenze che potrebbe spendere anche una volta uscito. Ma, soprattutto, c’è un valore ancora più profondo: il lavoro è un valore perché impegna alla responsabilità e aiuta a strutturare la vita con disciplina, sia verso sé stessi che verso gli altri”.

Dal progetto “Claustrofobico” alla chitarra del Jova

La chitarra, come si può vedere anche dall’immagine di copertina, riporta il nome di un progetto ben preciso: Claustrofobico. “Trasformare la claustrofobia emotiva dei detenuti in libertà artistica e intellettuale” è l’obiettivo racchiuso nel nome del progetto, che ambisce ad avere una risonanza inversamente proporzionale alla chiusura fisica e mentale di un carcere.

Dopo alcuni mesi di formazione propedeutica, i detenuti hanno iniziato a lavorare con i primi kit e componenti per l’assemblaggio di chitarre elettriche. La produzione prevede tutte le fasi: dalla verniciatura al disegno e all’intaglio delle palette, fino alla regolazione dei componenti. La passione dimostrata dai detenuti per questo nuovo progetto ha contagiato l’intero istituto, favorendo relazioni interpersonali e alimentando una rinnovata fiducia nel futuro.

“La nostra cooperativa realizza progetti nella Casa Circondariale di Treviso dal 1990 e, dal 2004, ne coordina il polo occupazionale – spiega Marco Toffoli, presidente di Alternativa Ambiente – creando opportunità di socialità e lavoro per detenuti che effettuano montaggi per conto di importanti aziende del territorio, specializzandosi anche in assemblaggi complessi e digitalizzazione. All’interno del carcere sono regolarmente assunti, con contratti di 35 ore settimanali (7 ore al giorno per 5 giorni), dai 10 ai 20 detenuti lavoratori, che trovano opportunità di crescita professionale e sociale, oltre a una retribuzione”.

Ma non solo la chitarra è made in Treviso: anche la custodia in cartone – molto apprezzata da Jovanotti – è stata realizzata nella Marca, dalla Paper Ecor di Casier.

(Autore: Simone Masetto)
(Foto: Alternativa Ambiente cooperativa sociale
)
(Articolo
di proprietà di Dplay Srl)
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