Pienone all’incontro col giornalista d’inchiesta Ranucci: “Quella volta che salvai la vita al mio killer”

Se il “termometro” dello stato dell’informazione in Italia (e in Veneto in particolare) fosse dato dall’interesse e dalla partecipazione registrati ieri sera, martedì, a Trevignano, nell’incontro con il giornalista d’inchiesta di Report Sigfrido Ranucci, allora si potrebbe quasi dire che lo stesso goda di ottima salute.

Non è così, purtroppo. Ma le oltre 300 persone che hanno affollato il Teatro comunale di via Puccini, nell’ambito della rassegna Fuori-festival e dei “Martedì in villa” organizzati dall’associazione CombinAzioni e dal Comune di Trevignano (con la collaborazione della Libreria Ubik di Castelfranco Veneto e Asolo), testimoniano una richiesta di “buona informazione” da parte dei cittadini. Si potrebbe dire insomma che, nonostante social, fake news e delegittimazioni continue (e il relatore della serata ne sa decisamente qualcosa) la “domanda” c’è.

E’ partendo da qui che, nel presentare il suo libro “La scelta”, dove accanto al giornalista d’assalto ben noto ai più, viene tratteggiato l’uomo, con le sue debolezze e fragilità, Ranucci ha parlato ai presenti degli “orizzonti dell’informazione, tra libertà di stampa e giornalismo d’inchiesta in Italia”.

Incalzato dalla collega giornalista Valentina Calzavara, il volto principe di Report ha raccontato aneddoti, curiosità e vicende personali anche rocambolesche e, a tratti, quasi farsesche, non tacendo le conseguenze pesanti del suo lavoro (non a caso è finito ed è attualmente sotto scorta). Come quella volta in cui, davanti a casa sua, salvò la vita a un giovane motociclista albanese, protagonista di un brutto incidente stradale. “Salvo poi scoprire che era un killer assoldato per uccidermi, con un ordine partito dal carcere di Padova“.

E il Veneto appunto? Anzitutto un annuncio (che forse avrà già fatto venire un po’ di acidità di stomaco a qualcuno): “Nella prossima puntata di Report ci occuperemo proprio di vino, qui, nella vostra regione“. Poi la ricostruzione della delicata inchiesta veronese legata a Flavio Tosi (era il 2014), quando Ranucci si beccò “ben 19 querele in un colpo solo per un servizio di poco più di mezzora, un record!”. E una dolorosa confessione: “Questa vicenda mi ha segnato, c’è stato un momento in cui lì pensai di farla finita – ha raccontato il giornalista – Mi salvò la telefonata di mio figlio…”.

E sul futuro del giornalismo nel nostro Paese, Ranucci ha le idee chiare: “I cittadini devono essere resi consapevoli, lo devono pretendere loro per primi – ha concluso -. Sappiamo bene che la situazione dell’editoria italiana è disastrosa e che gli algoritmi oggi ‘drogano’ l’informazione, tuttavia noi dobbiamo avere sempre come stella polare il bene comune (un’eredità rigorosa che gli deriva dal papà finanziere, ndr.)”.

La serata, a cui erano presenti anche il sindaco Franco Bonesso e la vice Maria Giovanna Favero, si è poi chiusa con alcune domande del pubblico e un incontro più ravvicinato con i suoi sostenitori. “Siamo contenti di chiudere l’anno con questo ospite e con questo incontro – ha chiosato Ermes Pozzobon di CombinAzioni – Un anno in cui abbiamo voluto toccare i temi chiave della ‘cura’ e della ‘democrazia’. Un grazie al Comune e a Ubik per la collaborazione preziosa”.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video Alessandro Lanza)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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