“Herbarium”: il viaggio di Ernesto Riva tra le piante medicinali delle Dolomiti

Villa Onigo ha ospitato nei giorni scorsi il primo appuntamento del ciclo “Martedì in Villa – Speciale Incontri con Premio Gambrinus Mazzotti”, un’iniziativa culturale promossa dall’Assessorato alla Cultura e ispirata dalla volontà di far conoscere il prestigioso Premio attraverso le voci e i volti degli autori premiati. L’ospite della serata è stato Ernesto Riva, farmacista, imprenditore e autore di Herbarium. Piante medicinali delle Dolomiti, un volume che affonda le radici in oltre quarant’anni di appassionato lavoro sul campo.

La serata, introdotta dall’assessore Maria Giovanna Favaro, ha voluto celebrare non solo il sapere erboristico ma anche l’impegno nella divulgazione culturale: “Un esperimento – ha spiegato Favaro – nato anche grazie alla proposta di Angelo Squizzato, presidente del Premio Gambrinus, che ha voluto portare sul territorio le voci degli autori premiati, aprendo nuove strade di conoscenza e valorizzazione del nostro patrimonio culturale e naturale”.

Un omaggio alla montagna e alla memoria

Il ciclo legato al Premio Gambrinus –  ha ricordato Squizzato – vuole essere un omaggio alle pubblicazioni che non solo parlano di montagna, ma che ne incarnano lo spirito: “Vogliamo valorizzare l’ambiente, l’artigianato tradizionale, l’ecologia, e far conoscere i nostri autori, figure come il dottor Riva, che con la loro opera conservano e tramandano un sapere prezioso”.

Una storia che inizia negli anni Settanta

Nel suo intervento, Ernesto Riva ha ripercorso con passione la genesi del suo Herbarium, frutto di una ricerca iniziata tra il 1979 e il 1980, quando – giovane farmacista – decise di dare un valore aggiunto alla sua professione. “Intorno a me – ha raccontato – c’era un orto botanico spontaneo che non chiedeva altro che essere osservato, studiato, documentato. Così ho iniziato a raccogliere erbe, fotografarle, essiccarle, con l’idea di creare una collezione che raccontasse non solo le proprietà ma anche le storie delle piante.”.

La raccolta ha portato alla catalogazione di circa 200 specie medicinali, tutte appartenenti al territorio dolomitico, fissate in 5.000 diapositive e poi raccolte in un album fotografico, vera origine del volume presentato. Il progetto ha ripreso vita circa tre anni fa, quando lo stesso Riva ha riscoperto il suo erbario e ha deciso di condividerlo con dei grafici che hanno contribuito a trasformarlo in un prodotto editoriale di grande qualità estetica e contenutistica.

Dalle antiche cortecce alle moderne scoperte

Il libro Herbarium, pubblicato anche in lingua inglese, unisce rigore scientifico, bellezza visiva e narrazione culturale. Ogni pianta raccontata, ha spiegato Riva, “ha una storia da condividere, spesso antichissima, che affonda le radici nel mito, nella medicina popolare, nella filosofia”. Un esempio su tutti: il salice, da cui deriva la salicina, precursore dell’acido salicilico, principio attivo alla base della moderna aspirina.

“Negli anni Sessanta – ha ricordato Riva – ci dicevano che la natura non avrebbe avuto più nulla da offrire, ma oggi sappiamo che ci riserva ancora infinite sorprese, grazie anche alle nuove tecnologie che ci permettono di scoprire e caratterizzare nuove molecole con straordinari effetti farmacologici.”.

Tra proiezioni fotografiche e riflessioni sulla fitoterapia, la serata è stata un’occasione di approfondimento delle biodiversità delle Dolomiti, una riflessione sul valore del tempo, della pazienza e dell’osservazione. Un invito, insomma, a riscoprire ciò che spesso diamo per scontato: la natura come alleata della nostra salute. 

“Tutto il nord-est della nostra regione – ha ricordato l’autore – era una riserva di legno per Venezia, ma non solo: la resina di larice, la famosa Trementina, veniva ricavata incidendo la corteccia e trasportata lungo il Piave, destinata agli speziali della Serenissima per essere trasformata in unguenti e pomate medicamentose.” Pomate realizzate con ingredienti oggi curiosi, ma che si rivelavano utili contro i dolori e i malanni di allora. 

Da quelle antiche pratiche si è passati alla moderna farmacognosia, che studia e isola i principi attivi delle piante, dando nuova vita e dignità scientifica a rimedi di tradizione popolare.

L’esperienza e la passione del dottor Riva si sono tradotte nella collaborazione con numerose realtà scientifiche e in una consolidata realtà imprenditoriale del territorio. Unifarco, azienda con sede a Santa Giustina, ha saputo valorizzare il patrimonio di conoscenze legato alle piante medicinali dolomitiche, avviando con l’Università di Padova progetti di ricerca e sperimentazione. È in questo contesto che sono nati studi su principi attivi estratti da specie locali, come la corteccia di larice – un tempo considerata uno scarto – da cui si è ricavata una sostanza a forte potenziale antinfiammatorio. Percorsi simili hanno riguardato anche l’arnica montana, coltivata in aree alpine selezionate per garantire qualità e sostenibilità.

Questi esempi dimostrano come un sapere antico, se affiancato dalla ricerca e da una visione innovativa, possa generare nuove opportunità per la salute e lo sviluppo del territorio.

(Autore: Francesco Bruni)
(Foto: Francesco Bruni. Video: archivio Qdpnews.it)
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