“L’uomo, la natura e la tecnica. Un filo da ricucire”, con il professor Umberto Galimberti venerdì sera, in un auditorium Banca Prealpi SanBiagio di Tarzo sold out, si è svolta una profonda Lectio Magistralis.
Con la moderazione del giornalista Marco Ceotto e l’introduzione dei due medici specialisti del Centro di Medicina Stefano Realdon (gastroenterologo) e Martina Gobbo (dietista), sono stati analizzati gli aspetti negativi e positivi della nutrizione oggi, le fonti di cibo, le abitudini alimentari, l’evoluzione delle scelte dietetiche e l’impatto che, quest’ultime, hanno nell’ambiente.
L’evento è stato organizzato dall’associazione Noi x Noi, insieme a Banca Prealpi SanBiagio, Centro di Medicina Conegliano e ha visto la collaborazione della libreria Tra le righe.
Siamo quello che mangiamo: ecco il piatto ideale
A dare il via alla serata sono stati i saluti istituzionali del presidente della Noi x Noi Flavio Salvador, a nome anche delpresidente Banca Prealpi SanBiagio Carlo Antiga. Con i due medici specialisti Realdon e Gobbo si è poi cercato di rispondere alla domanda: “Siamo quello che mangiamo?”.
“La migliore terapia contro i tumori è lo stile di vita, l’alimentazione – ha detto il dottor Realdon – . Se tutti noi seguissimo le indicazioni, il 50% dei tumori non verrebbero. Le proteine migliori sono quelle della nostra tradizione: il pesce. La carne non va eliminata ma bisogna entrare nell’ottica che, per quanto riguarda la salute, non è necessaria: entro certe quantità può essere accettabile ma non è un bisogno vero e proprio. La carne è un piacere e va bene una volta ogni tanto.
Il motto è: colazione da re, pranzo da principi e cena da poveri. Se segui questa semplice regola, non ti viene il reflusso e campi cent’anni – continua -. Tante diete iper proteiche funzionano, i primi mesi, ma poi prendi il doppio dei chili e aumenti il rischio di cancro. La soluzione più facile è quella sbagliata. Fondamentale saper cucinare bene e insegnarlo con piacere ai nostri ragazzi. Si modifica così lo stile di vita e si riducono le malattie. Basta cibi pronti nel microonde”.
“Con l’andare del tempo, la vita si sta allungando però dipende come la si vive – ha spiegato la dottoressa Gobbo -. Con l’alimentazione e lo stile di vita possiamo auspicare di arrivare a una determinata età nel miglior modo possibile. Vivere in comunità mangiando alimenti della terra (poveri) e facendo attività fisica anche blanda, ci farà vivere a lungo e bene. In Giappone c’è anche il detto di ‘riempirsi la pancia fino all’80%’. Tutto sta nel l‘equilibrio. La miglior dieta è quella mediterranea.
La carne è nei primi posti negli elementi di impatto nell’ambiente. Meglio preferire altri alimenti per la propria salute e per l’ambiente. Gli insetti possono essere un buon ingrediente da aggiungere nel proprio regime alimentare, ma soprattutto nei mangimi per gli animali. L’alternativa della farina di insetto può essere una buona idea. Non è da sottovalutare l’attività fisica: qualunque cosa che si fa, sono anni di vita in più e prevenzione di tante patologie. Tutto parte dalla famiglia: se si trasmette il mangiar bene fin da piccoli, il problema non si pone. Il lavoro parte dai genitori, non dal ragazzo”.
Il piatto ideale è formato prevalentemente da ortaggi. Poi ci sono i cereali, da preferire quelli integrali, limitando quelli raffinati. A seguire le proteine sane (pesce, pollame, legumi e semi oleaginosi; limitare la carne rossa e i formaggi; evitare pancetta, salumi e altre carni conservate) e la frutta di tutti i colori. Bere acqua, tè o caffè (con poco o niente zucchero). Limitare il latte e i latticini (1-2 porzioni al giorno) e i succhi di frutta (1 bicchiere piccolo al giorno). Evitare le bevande zuccherate. Usare oli sani (come l’olio di oliva e olio canola) per cucinare e per condire. Limitare il burro ed evitare i grassi trans.
Violenza sulle donne, come risolvere il problema
A introdurre la serata, a cura del filosofo Galimberti, è stato un focus sulla violenza sulle donne: “Da dove nasce questo fenomeno e come si può combatterlo?”.
“La violenza sulle donne è un problema enorme e non facile da risolvere perché è culturale – ha aperto così la serata l’ospite d’onore Umberto Galimberti – . È antichissima questa concezione, è sempre stata così. A partire dagli anni ’70, le donne hanno iniziato la loro liberazione e l’uomo non lo ha accettato. La donna è sempre stato un suo possesso, l’uomo ha la libertà e la donna no. Il problema della denatalità fonda le sue radici qui: la donna non può rimanere da sola chiusa in casa per crescere i figli. La società deve cambiare.
Il 45% dei femminicidi è fatto dai ragazzi: i giovani oggi non hanno fatto un’ evoluzione dallo stato pulsionale a quello emotivo. La scuola non ha provveduto, non ha educato i ragazzi nei loro percorsi emotivi e sociali. Il cuore si apre con l’educazione. Se non si educa, il fenomeno dei femminicidi continuerà”.
Uomo, natura e tecnica
Qual è oggi il rapporto tra uomo e natura? Galimberti è poi entrato nel vivo dell’indagine sull’evoluzione del rapporto tra uomo, natura e tecnica.
“La natura viene concepita da noi come materia prima da usare fino all’usura. Non è più terra da abitare – afferma Galimberti -. La natura prevede che l’uomo nasca, cresca, genera e muoia: non ha nessun privilegio rispetto agli altri viventi. La tecnica è più debole delle leggi e della potenza della natura. Veniamo dalla tradizione del: passato male, presente redenzione e ricerca, futuro salvezza e progressi. C’è la cultura del dominio sulla natura, dell’antropocentrismo: l’uomo al vertice del creato. Scienza e tecnica riducono la fatica e il dolore del lavoro, il metodo scientifico si impone sulla natura, vuole dominarla con le sue leggi. La scienza guarda il mondo per manipolarlo.
L’uomo, nel cristianesimo, è il padrone del mondo e l’etica impone questo: ogni cosa che si fa sulla natura, va bene – prosegue -. L’uomo è un fine, il resto è un mezzo. Il laboratorio è diventato il mondo e il rischio è terribile. Di fronte alla tecnoscienza, l’etica e la politica diventano inutili: se si può fare, si fa. L’etica implora ciò che non riesce a fermare, è diventata patetica. È enorme la nostra capacità di fare di fronte a quello che possiamo prevedere, quindi ci muoviamo a Mosca cena di fronte all’imprevedibile.
La tecnica: raggiungere il massimo degli scopi con l’impiego minimo dei mezzi ma con efficienza, produttività e velocità. La tecnica ha superato la capacità della nostra temporalità aumentando così la nostra ansia, insonnia, consumo di psicofarmaci e droga: devi essere sempre all’altezza delle situazioni, seguendo il ‘protocollo’. Stiamo male e ci va bene così. L’uomo è funzionario di un apparato, che compie funzioni descritte dall’apparato – aggiunge Galimberti -. La tecnica non è un mezzo nelle mani di un uomo, ma un mondo e, senza di questa, gli scopi diventerebbero sogni. La politica regna su tutte le tecniche ma oggi non è più così: la politica guarda l‘economia, quest’ultima ha il potere. Le multinazionali sono più forti degli Stati. La tecnica funziona e diventa l’ordine e il senso della terra: noi scegliamo all’interno di quello che la tecnica ci offre.
La terra, grazie alle scienze, ha cominciato a distruggere la configurazione antropocentrica. L’uomo appartiene alla catena dell’essere che, se distrugge le altre figure viventi interconnesse con lui ma che vede inferiori, muore lui stesso. Siamo dipendenti dalla natura. L’uomo è una forza geofisica più distruttiva di quanto la natura può distruggere se stessa: riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, sostanze tossiche nell’aria e nei fiumi – continua -. Non basta chiedere di contenere la tecnica, ma bisogna cambiare paradigma: abbandonare l’antropocentrismo e passare al biocentrismo (la natura al centro, in quale vive anche l’uomo). Bisogna difendere la natura per salvare la specie, adottando una cultura cosmopolita: abbandonarela logica del nemico, del concetto di Stato e dei suoi confini. L’umanità deve difendersi da se stessa, non c’è nessun altro nemico.
Lo stupro è ‘male’ ma l’inquinare ancora non è stato interiorizzato come ‘male’. Le ferite della terra riguardano l’uomo come membro della specie e, quest’ultima, deve essere difesa se si difende la terra. Questo non è possibile farlo tramite i valori perché sono diversi in ogni cultura, bisogna seguire invece gli interessi: è di interesse di tutti salvare la terra. Dobbiamo evolverci culturalmente: la cultura è la grande assenza della nostra società. Bisogna seguire la logica della fraternità includendo gli enti di natura” ha concluso Galimberti.
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it