Il castello di San Salvatore a Susegana è certamente una delle perle del patrimonio storico-culturale del nostro territorio. Un luogo dove storia, tradizioni e bellezza paesaggistica si intrecciano tra loro, dando vita ad un mix di emozioni per visitatori e appassionati di storia locale. Non è un caso, quindi, che oggi il castello sia scelto come sede di manifestazioni di rilievo, come Libri in Cantina, oppure di matrimoni o altri occasioni di convivialità.
Tutto ciò avviene nonostante i bombardamenti della Prima guerra mondiale abbiano piagato il castello, poi ricomposto con un restauro iniziato nel 1999 e conclusosi nel 2003 per volere del conte Manfredo, padre della principessa Isabella Collalto, che, purtroppo, non è riuscito a ricomporre una sua ala, che in origine appariva completamente affrescata all’esterno.
Un aspetto originario testimoniato da alcune foto d’epoca, che mostrano l’antico splendore del castello; uno splendore che, nonostante la perdita di alcune aree del luogo, continua a conquistare lo sguardo dei visitatori.
Ma qual è la storia del castello di Collalto? E quali aneddoti si celano dietro le sue mura?
Non tutti sanno che le prime attestazioni della famiglia, proveniente dalla città di Treviso, risalgono al 958 dopo Cristo, quando re Berengario II donava al genero Rambaldo la contea di Lovadina, come ha raccontato la principessa Isabella Collalto, appassionata narratrice delle vicende di famiglia.
“A Lovadina iniziò a insediarsi la famiglia Collalto – ha esordito la principessa – ma quando a Treviso la società civica ha iniziato a far sentire la propria forza, i conti di Treviso hanno preferito allargare la propria zona di influenza e sistemarsi dall’altra parte del Piave. Così nel 1111 sorge il castello di Collalto, più semplice e rustico, mentre nel 1245 avviene la fondazione del castello di San Salvatore: è la data in cui la famiglia prende possesso del colle di San Salvatore, dal nome dall’omonima chiesetta ancora esistente“.
Una famiglia, quella dei Collalto, che sviluppa un albero genealogico di notevole interesse, come testimoniato da un quadro situato all’ingresso del castello.
“Esiste il ramo legato al castello di Collalto, castello che nel tempo ha assunto meno importanza, e quello attinente al castello di San Salvatore – ha proseguito la principessa – ma, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, nasce il ramo moldavo: un ribelle conte di Collalto, Rambaldo XIII, quando ha solo 16 anni decide di ribellarsi alla Repubblica di Venezia che stava prendendo sempre più spazio negli affari della famiglia, quindi si mette al servizio dell’imperatore d’Austria. Grazie al coraggio in battaglia e all’intelligenza tattica, ottiene castelli e territori in Moravia“.
“Avviene così che negli anni il ramo moravo subentri al ramo trevigiano, qualora la discendenza non sia maschile, e viceversa”, ha continuato Isabella Collalto.
Le sale del castello, oltre ai quadri di alcuni antenati, racchiudono diversi cimeli di famiglia, come la sala delle armi, dove è possibile osservare quanto un tempo era conservato negli scantinati: armi, armature, anche da cavallo, e scudi con i colori dei Collalto (nero e argento oppure nero e bianco) è quanto si è salvato dalle distruzione e dai saccheggi a cui il castello si è ritrovato soggetto e testimoniano l’attitudine alla difesa a cui erano costretti un tempo i signori del luogo.
Ma anche il paesaggio circostante contribuisce a impreziosire un sito storico di rara bellezza, dove si sono susseguiti personaggi particolari, i cui ritratti sono stati riuniti in una splendida sala del castello, per volere del conte Manfredo, padre della principessa Isabella.
“Oltre a Rambaldo XIII, in famiglia è ricordato con piacere Rambaldo VIII, colui che, partendo dalla chiesetta già esistente sul colle, ha deciso di costruire una fortezza difensiva poi divenuta il castello di San Salvatore. – ha raccontato Isabella Collalto – Ma non bisogna dimenticare Collaltino di Collalto che fece innamorare la poetessa del Rinascimento Gaspara Stampa: una storia d’amore appassionata ma conclusasi per alcune vicissitudini. Collaltino sposa un’altra donna e Gaspara muore di crepacuore“.
“Anche l’abate Vinciguerra è molto ricordato in famigli – ha spiegato la principessa -. Agronomo e abate dell’abbazia di Nervesa nel Settecento, seppe applicare alcune sue ricerche, come ad esempio un sistema di canalette di irrigazione nei campi, fondamentali all’epoca. L’abbazia di Nervesa era di proprietà dei Collalto, ma venne ceduta allo Stato italiano alla fine della Prima guerra mondiale, al momento di riacquisire i beni confiscati: il proprietario dell’epoca era del ramo austriaco e, quindi, considerato un nemico di guerra”.
“Ottaviano di Collalto alla fine dell’Ottocento riprese le sorti della proprietà, che aveva perso importanza rispetto alla proprietà moldava, rendendo l’azienda di famiglia un modello, studiato anche da tecnici provenienti da Roma – ha aggiunto Isabella Collalto – Ma anche mio prozio e mio padre sono state delle figure cruciali nell’opera di ristrutturazione del castello e di ricostruzione di tutta un’economia locale”.
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