Quando il maestro Mario Gerlin insegnava l’arte ai bambini: ritrovo degli ex allievi nella chiesa dei mosaici

Sessant’anni fa realizzavano gli splendidi mosaici della chiesa di Falzè di Piave sotto la guida del maestro Mario Gerlin, e domenica scorsa 27 ottobre si sono ritrovati insieme nel segno della memoria grata al loro insegnante, figura illustre del territorio dell’Alta Marca.

Erano numerosi gli ex allievi di don Gerlin (1919-1993), maestro elementare, già sindaco di Pieve di Soligo e poi sacerdote e missionario, all’importante e sentito incontro di domenica a Falzè di Piave, promosso dall’Associazione “Amici di don Mario Gerlin” nel giorno del 105esimo anniversario dalla sua nascita.

Proprio insieme ai suoi alunni della scuola elementare della frazione sernagliese, l’insegnante Mario Gerlin realizzò le splendide vetrate e il rosone in mosaico della chiesa parrocchiale di Falzè di Piave, e quindi è stato particolarmente significativo che la giornata di domenica sia cominciata proprio con la celebrazione della messa in questo luogo di culto.

La funzione religiosa è stata presieduta dal neoparroco don Luca Modolo, che ha evidenziato l’esemplarità e la poliedricità della figura di don Gerlin, ed è stata accompagnata dalle apprezzate musiche della Piccola Orchestra Veneta,diretta dal Maestro Giancarlo Nadai, con la partecipazione del cantante Enrico Nadai e del soprano Laura Toffoli, che hanno eseguito brani sacri quali Dolce Sentire, Panis Angelicus e Ave Maria di Schubert.

Come ricordato a più riprese durante la celebrazione, è ancora viva negli ex allievi e in chi lo conobbe la memoria di don Gerlin nella sua speciale attenzione per l’educazione e la formazione dei bambini, cui insegnava anche la cura e la pratica della bellezza.

Nel suo intervento alla fine della messa, la presidente dell’Associazione Don Mario Gerlin, Pierina Gerlin, ha ricordato le doti di umanità e professionalità del compianto missionario, e i vent’anni della sua vita dedicati all’insegnamento alle scuole elementari di Falzè di Piave.

“Fu per tutti un maestro di vita – ha detto – Egli ha trasmesso importanti valori umani, spirituali, morali, sociali e anche artistici, perché ha mostrato la gioia dell’arte e della bellezza, di cui questa chiesa è preziosa testimonianza”.

Proprio il rosone e le vetrate sono frutto di un lavoro certosino di composizione delle piccole tessere colorate, avvenuto tra il 1962 e il 1967, e oggi fanno ancora bella mostra di sé.

Insieme al direttivo dell’Associazione, alla cerimonia erano presenti Mirco Villanova, sindaco di Sernaglia della Battaglia, Eleonora Sech,assessore alla cultura di Pieve di Soligo, Stefano Zanin, vice presidente della Fondazione Balbi Valier, Annalina Sartori, presidente dell’Istituto Beato Toniolo Le vie dei Santi, e Marco Zabotti, direttore scientifico IBT e coordinatore della rete VIP – Vite illustri Pieve di Soligo, di cui anche l’Associazione Amici di don Mario Gerlin è parte attiva.

La festa di domenica è proseguita con il pranzo conviviale al Parco Al Pedrè di Falzè di Piave, al quale sono intervenuti anche l’assessore sernagliese Gianpaolo Pradal e l’assessore della Città di Treviso Rosanna Vettoretti. Anche qui non sono mancati momenti di condivisione e di memoria della figura del missionario pievigino.

L’alto numero di presenze ha dato testimonianza dell’ampia partecipazione e del profondo affetto che continua a legare la comunità locale alla figura di Mario Gerlin, che con il suo insegnamento di vita, prima, e di sacerdote e missionario, poi, ha saputo ispirare e guidare tanti nel loro cammino.

L’Associazione Amici di don Mario Gerlin si è data appuntamento alla consegna della borsa di studio ad uno studente meritevole dell’Istituto comprensivo “Giuseppe Toniolo” di Pieve di Soligo nel mese di novembre.

La vita di don Mario Gerlin

Insegnante di scuola elementare, sindaco di Pieve di Soligo dal 1960 al 1969 – anno in cui si dimise per ricevere l’ordinazione sacerdotale per le mani di monsignor Albino Luciani, allora vescovo di Vittorio Veneto e oggi Beato – don Mario Gerlin operò per il Brasile, dove si dedicò totalmente ai lebbrosi, gli “hanseniani”, considerati “gli ultimi degli ultimi”, e contribuì a far cadere pregiudizi e barriere psicologiche e culturali sulla malattia, riconsegnando la dignità a coloro che ne erano affetti.

Nel 1984, don Mario presentò a Giovanni Paolo II – durante una udienza particolare – l’hanseniano Antonio Magalhaes Martins, costretto a vivere in una poltrona a rotelle: si trattò di un evento eccezionale e storico, prima volta che un hanseniano, con i segni della malattia sul volto e sulle mani, entrò in Vaticano e venne ricevuto dal Papa.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it)
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