“Penso che il libro illustrato abbia un ruolo molto importante. Poter sperimentare esteticamente un tema doloroso lo rende sopportabile. Un bambino che è dovuto scappare dalla guerra può raccontare la sua storia attraverso un libro e questo rende la storia più leggera”.
A parlare è Veronica Salinas, argentina, scrittrice e autrice di “Water Lily on the Sea” (Vannlilje på havet, Magikon, Oslo, 2024), le cui immagini sono state realizzate da Narges Mohammadi, ospite d’onore della 42esima Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia “Le immagini della fantasia” di Sarmede, promossa dalla Fondazione Štěpán Zavřel.
Alla giovane artista iraniana è dedicata una intera sezione al primo piano dell’esposizione nella Casa della Fantasia.
“Water Lily on the Sea” racconta la storia di una ragazzina che si trova a vivere la guerra: mentre sta giocando con gli amici, all’improvviso Water Lily sente delle esplosioni e, obbedendo alla madre, scappa: esce dalla città, attraversa la foresta e raggiunge il mare, dove c’è una barca ad aspettarla.
Il viaggio è un’esperienza tragica, tra persone estranee e continui pericoli, alla ricerca di una terra sconosciuta. Il nome della coraggiosa protagonista, che dà il titolo al libro, mette insieme la delicatezza del fiore e la profondità delle sue radici: Vannlilje in norvegese, Nenúfar in persiano, Water Lily in inglese.
“Incontro molti bambini che viaggiano da soli, in montagna, nel bosco, nel mare, sono soli nel pericolo – dice Salinas, spiegando l’origine del volume, concepito per rafforzare la consapevolezza delle persone sulla condizione dei rifugiati -. Arrivano in nuovi paesi e devono riscrivere dall’inizio la loro storia. Sentivo che mancava un libro che potesse toccare questo tema: un libro per bambini che sia doloroso ma bello insieme”.
Al testo di Salinas si affiancano le opere di Mohammadi, semplici e poetiche, che trovano un equilibrio tra la bellezza degli individui e la situazione brutale in cui si ritrovano: “Le illustrazioni di Narges mostrano la bellezza delle persone, e insieme la crudezza della guerra – spiega la scrittrice -. Il testo passa attraverso il corpo della protagonista. I bambini che viaggiano soli mi hanno detto che a volte sentono che il corpo si divide, si dissocia, e che devono tornare a mettere le parti al loro posto. Per questo motivo volevo che il testo fosse fisico, mentre il lavoro di Narges è come in prospettiva: le immagini della città, del bosco, del mare sono rappresentate come dallo sguardo dall’alto di un uccello”.
Il movimento migratorio della protagonista ricalca, in parte, quello dell’autrice: “Sono partita dall’Argentina nel 2002 verso la Norvegia – afferma infine Salinas -. Il mio esilio era sociale e economico, non un esilio forzato di guerra: penso però che questo libro sia anche una storia anche per me e per la mia solitudine”.
(Autore: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Simone Masetto)
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