La bici di Vito Favero torna “a casa” dopo 64 anni. Il Comune intitola una strada al campione

La bici di Vito Favero torna “a casa” dopo 64 anni

Le storie belle hanno un profumo che inonda di gioia, un senso fuori dal tempo; si caricano di emozioni, di ricordi che mettono in luce un modo positivo di cui tutti abbiamo bisogno.

Un residente a Concorezzo, nei pressi di Monza, Lorenzo, ottavo di undici figli, divenuto negli anni uno degli uomini più importanti nella costruzione della Metropolitana di Milano e di molte opere edili che hanno contribuito alla crescita italiana, è un grande appassionato di ciclismo.

Negli anni ’60 acquista da un rivenditore di biciclette da corsa un modello Atala che il titolare, ex corridore, gli riferisce essere appartenuto a Vito Favero, storico ciclista professionista di Sarmede, morto 10 anni fa (a lui è intitolata la D+ Ultracycling Dolomitica), e da lui utilizzata durante il Tour de France.

Vito era arrivato secondo al Tour del ’58: l’impresa ciclistica di quel ragazzo veneto che si schierava al via, per la prima volta, della corsa più importante nel panorama ciclistico mondiale, seminando rivali del calibro di Gaul, Bahamontes, Bobet, Geminiani e Anquetil aveva affascinato anche Lorenzo.

L’esordio così regale di Vito Favero, che partì matricola e indossò la Maglia Gialla per sei giorni (Coppi l’aveva vinta nel 1952 e poi più nessun italiano), aveva acceso negli animi della gente, la speranza in quell’Italia piegata dal dopoguerra.

Sarmede, il piccolo paese dove Favero era nato, diventò famoso nel mondo: la Francia era impazzita per questo corridore veneto, e ancor più l’Italia e i suoi concittadini.

Come in una favola, la gente aveva scoperto in Vito un nuovo eroe in sella alla bicicletta. Lo avevano immaginato come un ippogrifo alla conquista di eterne vette.

Dietro alla favola però c’era un grande sacrificio, l’impegno e la dedizione totale e l’orgoglio di rappresentare l’Italia.

Quella Maglia Gialla rappresentava il sudore del popolo italiano che aveva iniziato una nuova era, e così quella bicicletta acquistata da Lorenzo non è solo un pezzo di ferro ma diventa simbolo di vittoria, nasconde segreti, sacrifici, dure lotte per raggiungere un risultato tanto atteso e riesce al contempo ad emozionare e commuovere.

In una lettera inviata alla famiglia Favero, Lorenzo scrive: ….”Le imprese sportive di Vito Favero sono state momenti indimenticabili che ancora oggi ,a distanza di quasi sessanta anni, fanno rivivere ricordi incancellabili”.

“Dopo un attento lavoro di restauro eseguito magistralmente dal signor Brambilla, titolare del negozio punto bici di Concorezzo, il signor Lorenzo ha voluto che la bicicletta con tutto il suo meraviglioso significato ritornasse agli eredi del grande ciclista. Per questo mi ha chiamato e l’ho messo in contatto con la Famiglia Favero. Il sogno così si avvera” spiega il sindaco di Sarmede Larry Pizzol.

“La Famiglia Favero consegnerà la bicicletta al Museo del Ciclismo “Madonna del Ghisallo”, dove per un periodo verrà esposta insieme alla Maglia Gialla – precisa -. A dieci anni dalla morte del campione, tutta l’amministrazione del Comune di Sarmede vuole rendergli omaggio in modo permanente, intitolando la strada dove è vissuto a suo nome. Un’iniziativa che nasce dall’affetto e gratitudine che Sarmede nutre per Vito Favero, icona non solo sportiva ma anche sociale”.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: per gentile concessione di Larry Pizzol)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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