Revine Lago, tracce del passato locale: alla scoperta dello scavo archeologico dei laghi di San Giorgio e Santa Maria


Dalla teoria alla pratica: dopo il convegno di presentazione del progetto Relacus dello scorso 16 luglio, nel Parco archeologico del Livelet a Revine Lago (qui l’articolo), ora proseguono gli scavi diretti dall’archeologa Marta Modolo sulle sponde dei laghi di San Giorgio e Santa Maria, nell’ambito di un intervento che riguarda anche le rive nel territorio del Comune di Tarzo.

E proprio in collaborazione con le amministrazioni di Revine Lago e Tarzo, l’anno scorso è stato possibile condurre il progetto, come ha spiegato Marta Modolo, con l’obiettivo di ricercare tracce ed elementi che documentino insediamenti umani di età preistorica in quell’area. Progetto quest’anno sostenuto anche dalla Regione Veneto e da Banca Prealpi SanBiagio quest’ultima, come dichiarato dal suo vicepresidente Flavio Sartor, interessata a dare un sostegno ad ampio raggio alla ricerca e cultura locale.

Da 30 anni, infatti, non proseguivano più le indagini attorno a questo sito di rilevanza all’interno del territorio Unesco, che mira proprio a divenire un sito Unesco riconosciuto.

Stiamo cercando prove che diano testimonianza di altri siti di popolazioni palafitticole in queste zone. – ha ribadito Marta Modolo – L’obiettivo, ora, è quello di capire se siano individuabili altre aree di insediamento nella zona dei laghi, oltre ai tratti già documentati“.

Tracce di insediamento che potrebbero essere presenti anche nei terreni in acqua, ha aggiunto la direttrice dello scavo, e quindi nessuna ipotesi deve essere tralasciata.

L’intervento si svolge grazie a una collaborazione tra le università di Padova e Ferrara con Iphes (Institut Català de Paleoecologia Humana) e vede solitamente impegnati studenti, dottorandi e liberi professionisti, ‘arruolati’ tramite avvisi pubblici sulle diverse pagine di ateneo: fino al prossimo 1° settembre, però, a causa dell’emergenza da Covid-19, potranno contribuire agli scavi solamente i ricercatori liberi professionisti in archeologia.

Nonostante ciò, gli scavi continuano ad avere una loro rilevanza didattica, grazie alla collaborazione con il vicino Parco del Livelet, che si occupa di organizzare delle visite guidate in quelle aree, rivolte ai bimbi.

Oltre a Marta Modolo, che ha ideato l’iniziativa assieme all’architetto Lorenzo Fattorel, il progetto vede il coinvolgimento di Cristiano Nicosia dell’Università di Padova per le indagini geoarcheologiche, di Ursula Thun Hohenstein nel ruolo di direttore scientifico per conto dell’Università di Ferrara e di Joseph Maria Vergès, anche’egli direttore scientifico, per l’ateneo spagnolo Rovira i Virgili di Tarragona.

Ma come funziona uno scavo? I ricercatori procedono identificando i vari strati di terreno fino alla torba, una tipologia di terreno morbido risalente a 20 mila anni fa, riconoscendo i fanghi carbonatici o i limi lacustri che rappresentano gli strati più antichi del lago, dove sono potenzialmente presenti degli elementi, come frammenti di utensili o tracce di legno, utili per la ricostruzione storica del luogo.

La terra contenente questi piccoli frammenti viene poi passata al vaglio, ovvero ripulita con l’acqua e passata attraverso dei setacci provvisti di un diverso livello di magliatura.

Successivamente si procede con delle analisi sedimentologiche e cronologiche dei materiali, grazie anche alla collaborazione con un apposito centro di Bari e con l’Università di Oxford.

Non si tratta di uno scavo di emergenza, bensì di uno scavo stratigrafico, in quanto non sono stati rinvenuti resti umani che necessitano di essere subito catalogati e documentati: questo consente di procedere con una tempistica differente e di poter allargare la metratura dello scavo, a seconda di quelli che sono stati gli elementi riportati alla luce.

Questo scavo è un pregio per il nostro territorio e l’auspicio è che anche stavolta si trovino tracce importanti“, sono state le parole del sindaco di Revine Lago Massimo Magagnin, a cui si sono aggiunte quelle del primo cittadino di Tarzo Vincenzo Sacchet: “Il sito era già conosciuto da diversi anni e ci auguriamo si possano trovare altre testimonianze della storia dei nostri laghi, che hanno un passato importante”.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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