Lav Diaz sbarca al Lago Film Fest: “Il cinema è uno strumento di cambiamento”

Un ospite d’eccezione è sbarcato sulle sponde del Lago Film Fest nei giorni scorsi: evento centrale del festival indipendente di cinema di ricerca è stata la prima retrospettiva italiana al cinema dedicata al regista filippino, vincitore già del Pardo d’oro e del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, Lav Diaz. 

Con una sala cinematografica nel borgo di Lago, ricavata da uno stabile in disuso,  il regista Diaz ha potuto proiettare le sue opere: 7 film, da “Evolution of a Filipino Family”, della durata di 11 ore, a “From What is Before”, vincitore del Palio d’Oro.

“È un onore avere al Lago Film Fest Lav Diaz – ha affermato Alessandro Del Re, condirettore artistico di Lago Film Fest -. La volontà di invitarlo è nata alla Mostra del cinema di Venezia quando abbiamo iniziato ad immaginare i suoi film proiettati qui. Un progetto però difficile da concretizzare a causa degli spazi e tempi ristretti. Non ci siamo arresi e ci siamo chiesti: ‘Perché non apriamo una grande sala nel borgo di Lago per mostrare i suoi film?’ Grazie alla forte sinergia che abbiamo istaurato con il paese, è stato possibile. 

Siamo molto contenti del risultato e della disponibilità che abbiamo riscontrato in Lav e nel territorio. Il Lago Film Fest porta artisti internazionali e riattiva le connessioni urbane scomparse da tempo – conclude -. Lav è un grandissimo autore e viene qui nel nostro territorio per incentivare i giovani e avvicinarli al cinema con film particolari”.

Chi è Lav Diaz 

Lav Diaz (Lavrente Indico Diaz) classe 1958 è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, direttore della fotografia, montatore ed attore filippino. 

È conosciuto soprattutto per la lunghezza dei suoi film (che raggiungono anche le dodici ore) e per i piani-sequenza che ne contraddistinguono lo stile filmico considerandolo, dalla critica internazionale, come “uno dei più innovativi registi degli ultimi dieci anni”. 

Nel 2016 vince l’ambito Leone d’oro alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia grazie alsuo lungometraggio “The Woman Who Left – La donna che se ne è andata”. Il suo ultimo film, “When the Waves Are Gone” è stato presentato alla 79° Mostra del cinema di Venezia.

Una passione nata da bambino 

Lav fin dalla giovane età era appassionato di cinema. Un amore nato grazie al padre, un insegnante e cinefilo. 

“Nel weekend mio padre mi portava nella città vicina dove erano presenti molte sale cinematografiche – racconta Lav -. Arrivavamo a guardare anche 8 film.

All’università – continua – al terzo anno dalla legge marziale del presidente Ferdinand Marcus, un mio professore mi consigliò di guardare un film del regista Lino Brocka “Manila in the Claws of Light”: fu l’opera che mi segnò. Iniziai da quel momento a vedere il cinema come strumento di cambiamento”.

Il cinema nelle Filippine 

“Il cinema nelle Filippine fa parte in un discorso culturale più alto e può avere un reale impatto sulla società – spiega il regista Diaz -. Non si può cambiare subito la mente ma pian piano si da la possibilità alle persone di guardare le cose con un altra visione.

Nelle Filippine vengono presi di mira gli attivisti politici e avvocati ma la cultura non è vista di interesse quindi non crea una vera critica. Il cinema, l’arte e la danza non sono riconosciuti come un’arma dal Governo ma hanno un impatto sulla società – continua -. I miei film, di responsabilità politica e sociale, vengono visti e proiettati e hanno una risonanza ed un eco ma, con l’approccio ottuso che ha il sistema, non diventano un problema strutturale per il Governo.

I festival come questi sono luoghi di dialogo e sono fondamentali – conclude -. Avendo la possibilità di lavorare con diversi autori e mentalità, si riesce ad arrivare di più verso la gente a livello d’arte”. 

When the Waves Are Gone

Dalla durata di ben 187 minuti, l’ultimo film di Diaz “When the Waves Are Gone” (anno 2022, genere drammatico) racconta di un tenente filippino, Hermes Papauran, alle prese con un grande disagio morale derivato dalla guerra contro la droga che ha intrapreso il suo paese capitanato dal presidente Rodrigo Duterte

“Inizio le riprese nel 2020, prima della pandemia, nella Regione che ha subito un eruzione vulcanica e quindi piena di fango, cenere e sabbia – racconta Lav -. Ho lavorato tra finzione e documentario. Si tratta di un giallo dove un investigatore cerca indizi in una terra piena di fango. L’essenza della verità: non è solo un investigazione del caso ma anche dentro di sé, della storia di un governo che ha segnato la storia delle Filippine”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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