La Gypsotheca Antonio Canova accoglie un nuovo tesoro artistico con l’acquisizione di sei opere fotografiche di Aurelio Amendola, ora parte del patrimonio del Museo. Un risultato reso possibile grazie alla vittoria dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Per celebrare l’ingresso di questi scatti nel museo, la sala consiliare adiacente ha ospitato un evento speciale: una lectio magistralis del Maestro Amendola, che ha accompagnato il pubblico in un viaggio tra fotografia e scultura, raccontando il suo approccio artistico e la sua esperienza nel catturare l’anima dei grandi maestri.
Considerato uno dei massimi interpreti fotografici dell’opera di Michelangelo, il fotografo d’arte pistoiese ha saputo restituire con straordinaria sensibilità lo stile e l’intensità degli artisti che ha immortalato. Dalle sculture di Canova, Bernini, Jacopo della Quercia, Donatello e Giovanni Pisano, fino ai volti e alle opere di giganti dell’arte contemporanea come Burri, de Chirico, Warhol, Manzù, Vedova, Ceroli, Lichtenstein e Kounellis, il suo obiettivo ha costruito un dialogo visivo senza tempo. Un gioco di luce e ombra, in cui la fotografia diventa racconto, e la materia si fa immagine.
La presentazione è stata inaugurata dall’intervento della Direttrice del Museo, Moira Mascotto, che ha sottolineato l’importanza di questa acquisizione per la valorizzazione del patrimonio canoviano.
“A Marzo del 2022, il Maestro ha visitato il museo e ha fatto una ricerca fotografica cercando di donare, attraverso i suoi scatti, nuove interpretazioni alle sculture del Canova, facendo risaltare il dialogo tra la scultura e l’architettura circostante. Quando abbiamo deciso di partecipare al bando, il nostro pensiero è andato subito alla ricerca di tre anni fa. Grazie alla vittoria abbiamo ottenuto i fondi per rendere sei degli scatti effettuati parte integrante del patrimonio museale.”
Amendola ha condiviso con il pubblico il suo percorso artistico, soffermandosi sulle sue indagini fotografiche dedicate ai grandi scultori della storia. Attraverso aneddoti e riflessioni personali, ha raccontato il proprio rapporto con la fotografia e il modo in cui questa può reinterpretare la tridimensionalità della scultura, esaltandone le forme e le emozioni.
“C’è solo un modo per far parlare le sculture: saper adoperare la luce. Fotografare i gessi canoviani è stata un’operazione particolarmente complessa per la peculiarità materiale, che tende ad assorbire la luce”, ha rivelato l’artista.
Le sei opere acquisite mettono in evidenza la delicatezza degli incarnati delle sculture e la straordinaria capacità dell’artista di trasformare il marmo in carne viva.
Amendola ha poi spiegato l’elemento distintivo del suo stile: “L’elemento rivoluzionario del mio stile è stata la capacità di far risaltare la sensualità nelle opere immortalate. Per me la sensualità è tutto, nella fotografia. È legata alla bellezza, lontana dalla volgarità. Nella scultura riesco a fare emergere la sensualità dell’opera, arrivando a mostrare qualcosa che chi ammira la scultura non riesce a vedere a occhio nudo.”.
L’uso della luce, sia quella artificiale sapientemente direzionata sia quella naturale attesa con precisione, modifica profondamente la percezione dell’opera, che si tratti del David di Michelangelo o dei gessi canoviani. È un processo che ricorda, in un certo senso, la scultura stessa: modellare le forme attraverso l’illuminazione equivale a scolpire la materia, dando risalto a dettagli altrimenti impercettibili. In questo modo, la fotografia diventa un’arte capace di plasmare la tridimensionalità, proprio come un colpo di scalpello.
Il Maestro ha inoltre sottolineato le peculiarità tecniche legate alle specificità di ciascun artista immortalato: “Ogni artista richiede una modo particolare di essere fotografato: il Canova non si può fotografare come Michelangelo, la delicatezza del primo e la durezza del secondo impongono accorgimenti diversi, il Bernini si trova tra i due.”
Uno sguardo, quello di Amendola, che non interseca solo l’Antico ma anche il Moderno. Esilarante il racconto dell’inizio della sua collaborazione con Andy Warhol.
L’artista toscano, giunto a New York, esprime il desiderio di ritrarre la figura chiave della Pop Art: “Mi piacerebbe, se possibile, fotografarlo”. La segretaria di Warhol, con naturalezza e in perfetto italiano, dopo un iniziale respingimento, una volta scoperto il curriculum di Amendola, torna sui propri passi : “Domattina alle 11 ti aspetta alla Factory”.
Colto di sorpresa, il fotografo scherza: “Non sono riuscito a chiudere occhio per tutta la notte”. Nonostante la barriera linguistica, Amendola riesce a instaurare un’intesa con l’iconico artista. Anni dopo, scoprirà di essere stato l’unico a immortalarlo dal 1986 fino alla sua morte.
In occasione di questa presentazione ufficiale, la Direttrice ha annunciato un ciclo di incontri che si terranno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di approfondire il rapporto tra scultura del Canova e la fotografia. Tra questi:
L’8 marzo 2025: in collaborazione con la Fondazione Alinari per la Fotografia (FAF), un viaggio nella prima campagna fotografica sul patrimonio canoviano.
Il 5 aprile 2025 un incontro con il FAST di Treviso esplorerà il ruolo della fotografia come strumento di documentazione storica, mentre il 17 maggio 2025, in occasione della Notte europea dei musei, sarà proiettato il film “L’occhio sull’arte. Storia di Aurelio Amendola”.
Parallelamente, il Museo arricchirà la propria offerta didattica con due laboratori fotografici: “Caccia allo scatto!”, pensato per i più piccoli, e “Nonsoloselfie”, dedicato al ritratto fotografico per tutte le età.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it)
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