Prezioso e stimolante l’incontro tra Aldo Colonetti, filosofo, storico e teorico dell’arte, del design e dell’architettura, e la commissione scientifica che sta lavorando alla presentazione del dossier di candidatura di Pieve di Soligo e le Terre Alte della Marca Trevigiana a Capitale Italiana della Cultura 2022.
Presenti all’incontro di ieri, svoltosi nel rispetto delle regole anti-Covid e con alcuni collegamenti da remoto, il sindaco Stefano Soldan, il coordinatore scientifico Roberto Masiero, il coordinatore tecnico Federico Della Puppa, il coordinatore territoriale Marco Zabotti e l’architetto Bruno Dal Col.
L’idea di invitare il professor Colonetti a Pieve di Soligo era nata durante l’ultima edizione di LuBeC 2020, la fiera di eventi sui beni culturali nella quale il sindaco Soldan era stato invitato a partecipare a due convegni per parlare anche della candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2022 (vedi articolo).
“Il professor Colonetti aveva espresso la sua disponibilità a incontrarci per confrontarsi con noi rispetto al nostro dossier – spiega Della Puppa dopo aver parlato dell’importanza dell’apertura di questo territorio a realtà esterne – Abbiamo dialogato con lui perché volevano che una persona non di questo territorio ci aiutasse a individuare i punti di forza che ci permetteranno di giocarci bene la nostra partita di metà gennaio a Roma insieme alle altre nove finaliste. Ci sentiamo di ringraziarlo per lo spessore del suo intervento”.
“Le eccellenze contenute nel dossier sono tante – ha spiegato il professor Colonetti – Io ho cercato di individuare quelle che potrebbero essere riassunte dentro alcune parole d’ordine. Il logo ha una qualità internazionale e ha un’identità locale ma vorrei soffermarmi anche sul rapporto con il paesaggio. ‘Artificio e natura’, capannoni e non solo, potrebbe essere una parola d’ordine per un tema tipico del nostro Paese rispetto al quale siamo invitati a lavorare per migliorare questa relazione”.
“Penso anche alla parola – continua – perché questo è un paese che ha dato i natali a persone che con la parola hanno costruito opere senza dimenticare la poesia, l’economia e la filosofia nel campo della politica se ci concentriamo su Fabbri e Toniolo. Poi il tema enogastronomico che deve essere raccontato con un uno sguardo che tenga conto del ‘basso e dell’alto’: fare bene il vino o un piatto tipico ma dentro un orizzonte culturale perché la cucina e il vino sono attività di carattere culturale capaci di trasformare e produrre economia e occupazione”.
“Per finire – conclude – voglio dire che questo è un paesaggio che avrebbe bisogno di essere rappresentato dal punto di vista visivo/fotografico perché la qualità di questo territorio non corrisponde all’attuale rappresentazione documentale dello stesso. Quindi una documentazione che sia congeniale a quello che questo territorio è e potrebbe essere, perché il punto di vista è il 2050”.
Nell’intervento del dottor Zabotti sono stati evidenziati questi aspetti: un territorio che finalmente è capace di comunicare sé stesso con una logica di identità e originalità; l’importanza del cibo e della cultura che ruotano attorno alla dimensione della convivialità di queste terre e la bellezza del logo per l’aspetto della comunicazione.
La candidatura di Pieve di Soligo, per il coordinatore territoriale Zabotti, vuol dire anche valorizzazione delle intelligenze e delle competenze del territorio visto che il logo è stato realizzato da Paul Spadetto, professionista locale.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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