“I diritti umani sono sotto attacco. Decine di milioni di persone sono impantanate nella povertà, nella fame, nei cattivi sistemi sanitari e scolastici che non si sono ancora completamente ripresi dalla pandemia di Covid-19. Le disuguaglianze globali sono dilaganti. I conflitti si stanno intensificando. Il diritto internazionale viene deliberatamente ignorato. L’autoritarismo è in marcia mentre lo spazio civico si sta restringendo. La retorica dell’odio sta alimentando la discriminazione, la divisione e la violenza vera e propria. E i diritti delle donne continuano ad essere arretrati nella legge e nella pratica”.
Con queste parole, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani – istituita dall’Onu nel 1950 – di oggi 10 dicembre, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato un forte allarme in merito al loro stato di salute nel mondo.
Proprio oggi infatti si ricorda la data in cui, nel 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un documento che dichiara i diritti irrinunciabili che possediamo in quanto esseri umani, senza distinzioni di razza, colore, religione, sesso, lingua, origine, nascita o opinione, ma che sembra non siano ancora davvero rispettati.
Per l’occasione, Qdpnews.it – Quotidiano del Piave ha intervistato il professor Paolo De Stefani, docente di diritto internazionale all’Università di Padova, ricercatore al dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali della medesima sede, con la quale collabora anche per il Centro di ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca”.
Il 10 dicembre, anniversario della dichiarazione del 1948, è davvero una data importante per la storia dell’umanità?
“Sì, è una data importante per la nostra modernità. Segna simbolicamente la fine di un’epoca che legittimava la discriminazione e persino la persecuzione di individui e popolazioni, giustificandola con le differenze etniche, sociali, religiose o di casta. Dal momento in cui il riconoscimento dei diritti e della dignità di ciascuna persona è diventato un valore del diritto internazionale, e quindi di tutti gli stati e non solo di alcuni, viene meno il fondamento etico e giuridico di pratiche e politiche come il colonialismo, la disparità tra uomo e donna, l’apartheid, lo sfruttamento distruttivo dei lavoratori e delle risorse naturali, la guerra di aggressione. Non che queste cose siano sparite – anzi, oggi si praticano forse con intensità ancora maggiore che nel recente passato. Ma almeno abbiamo un criterio condiviso e un linguaggio comune per condannarle e ripudiarle. Nessuno può comportarsi da razzista, xenofobo, imperialista, sessista… come fosse qualcosa di giusto e doveroso!”.
Oggi il segretario generale Onu ha lanciato un forte allarme sulla condizione dei diritti umani a livello internazionale. Qual è la sua riflessione in merito?
“È da un bel po’ di anni – diciamo dall’11 settembre e dalla “guerra al terrore” di George W. Bush – che i diritti umani sono sotto attacco. Oggi, le politiche di alcuni importanti Paesi – dalla Russia alla Cina all’India all’Iran, passando per molte altre potenze regionali – sono apertamente di sfida ai diritti umani. C’è tolleranza nei riguardi degli intolleranti e di quanti usano i propri diritti (civili, politici, economici – soprattutto questi ultimi) per calpestare i diritti altrui. La qualità dell’informazione e del discorso pubblico in generale su questi temi è molto scaduta: accanto a fonti affidabili e serie ci sono ormai migliaia di centri di disinformazione che approfittano delle reti informatiche per diffondere discorsi che screditano i valori dei diritti, la legalità, la convivenza democratica. Con il 2025 saranno ottant’anni esatti dalla Carta dell’Onu – da cui origina la dichiarazione del 1948, dalla fine della Guerra mondiale e dalla rinascita dei Paesi europei. Mi sembra che i valori dei diritti umani e della pace siano da riscoprire urgentemente, perché negli ultimi 25 anni li abbiamo non poco presi a calci”.
Proprio oggi martedì al Centro di ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” con cui collabora il professor De Stefani si svolgerà un convegno in merito. L’Università di Padova ha in effetti sempre avuto grande attenzione a questo tema…
“Il centro – spiega ancora il docente, originario di Pieve di Soligo – essenzialmente fornisce servizi per studenti e ricercatori interessati ai temi dei diritti umani. Pubblichiamo una rivista, gestiamo dei database su strumenti internazionali sui diritti umani, organismi veneti che si occupano di diritti, pace e cooperazione, attuazione dei diritti umani in Italia e tematiche di inclusione delle persone con disabilità. Inoltre, organizziamo corsi di alta formazione, locali e internazionali, e gestiamo un dottorato internazionale sui diritti umani. Dal prossimo anno saremo anche coinvolti in una rete di università che sostengono dottorati di studi sulla pace”.
C’è un messaggio particolare da rivolgere ai giovani di oggi, che sentono forte il richiamo a queste problematiche e vorrebbero incidere concretamente anche nei percorsi istituzionali?
“Credo sia sempre più importante impegnarci a cercare fonti e strumenti di informazione qualificate su temi quali i diritti umani, la pace, le questioni internazionali. C’è in giro molta propaganda e molta retorica tossica su questi temi. Anche in questo modo si attaccano e si indeboliscono i diritti di tutti. L’impegno primario dovrebbe essere quello di cercare e pretendere informazione di qualità. Gli strumenti più efficaci per impegnarsi e rendersi utili sono quelli legati all’associazionismo, specialmente quello internazionale”.
(Autore: Beatrice Zabotti)
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