“Aveva la capacità di essere più poeti in uno”: Maurizio Cucchi, il primo laureato su Andrea Zanzotto

Da sinistra, l'assessore Eleonora Sech, Maurizio Cucchi, Paolo Verri
Da sinistra, l’assessore Eleonora Sech, Maurizio Cucchi, Paolo Verri

La poesia moderna e il linguaggio ai giorni nostri, la figura di Andrea Zanzotto e il suo legame con Eugenio Montale (quest’anno ricadono i 100 anni di “Ossi di seppia”): sono stati soltanto alcuni dei punti discussi ieri, nel corso di un incontro organizzato dal Comune di Pieve di Soligo, in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano.

Maurizio Cucchi

“Due grandi maestri a cui tornare: Montale e Zanzotto” il titolo dell’appuntamento, tenutosi in Villa Brandolini, alla presenza di Paolo Verri (direttore generale della stessa Fondazione Mondadori), del sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan, degli assessori alla Cultura e all’Ambiente, rispettivamente Eleonora Sech e Mohammed Hammouch, di Marco Zabotti (direttore scientifico dell’istituto diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei santi”), di alcuni parenti di Zanzotto.

Protagonista dell’iniziativa è stato Maurizio Cucchi, poeta, scrittore, critico letterario, traduttore e primo laureato su Andrea Zanzotto, figura a lui cara sia dal punto di vista poetico che personale.

Ho avuto l’idea e la fortuna di laurearmi su Andrea Zanzotto – così ha esordito Cucchi – La città di Milano, da cui io provengo, entrò nella vita sia di Zanzotto che di Montale: fu un territorio che rappresentò per entrambi una vera identità. Furono due poeti amici tra loro, differenti per generazione e per gli orientamenti poetici che presero”.

“Io credo che, quando si legge un testo, bisogna cercare di coglierne il valore: si può amare di più un autore, ma riconoscere comunque il valore dell’altro – ha proseguito – La piena tenuta di un testo ne testimonia il valore”.

“Da ragazzo ero affascinato da Montale e credo che la somiglianza con Zanzotto stia anche nella creazione dei personaggi – ha raccontato – Di Zanzotto non potrò mai dimenticare quanto fu emozionante incontrarlo per la prima volta. Di lui ho apprezzato la vitalità intellettuale e la capacità di muoversi velocemente tra discipline diverse“.

Cucchi ha fornito altri dettagli utili a comporre un ritratto di Andrea Zanzotto.

“Non era un autore che esibiva la propria cultura, cultura che riusciva a far passare in modo non didascalico – ha osservato – La meraviglia di Zanzotto era di essere vari poeti in uno: Zanzotto era almeno 4-5 poeti in uno. L’introduzione del dialetto in poesia è ciò che lo ha caratterizzato: era la lingua che aveva nelle orecchie, nella sua formazione”.

Caratteristiche che Cucchi ha confrontato con quelle della poesia e del linguaggio attuale.

Oggi c’è un linguaggio limitato, perché si produce quello che viene proposto (l’analfabetismo è evidente) – ha commentato – Il poeta deve essere custode e creatore del linguaggio”.

“La moda che oggi c’è dell’autofiction mi sembra un grosso equivoco (non interessa al lettore se una cosa raccontata è avvenuta all’autore) – ha spiegato – Oggi domina la cosiddetta autofiction: credo che, in generale, ci sia una certa incapacità più generalizzata di distinguere il livello e il valore di un’opera. L’arte, però, non deve essere semplicemente una trovata”.

“Il problema di oggi è che non esiste più un confronto sui termini della propria ricerca poetica. Confronti che, al contrario, un tempo producevano qualcosa di importante – ha continuato – Oggi, molto spesso, le poesie sembrano essere tutte uguali e non si riflette sui materiali in uso. Ci sono poi delle figure interessanti, che leggono le cose migliori, ma non sono la maggioranza. Esiste un fenomeno di massificazione che riguarda anche la poesia”.

“Penso, invece, che sia bello vedere la forza di senso che dei piccoli elementi riescono a produrre – ha affermato – Il mondo è dominato da una forma di massificazione banale e, in questo contesto, l’intelligenza artificiale mi spaventa: l’esperienza del soggetto è importante per la sua creatività estetica, mentre le innovazioni sono rilevanti purchè non diventino padrone del genere umano“.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto e video: Arianna Ceschin)
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