Siccità e irrigazione sul Monte Grappa, gli strumenti per difendersi: un futuro di brevi piogge intense e lunghi periodi aridi

Siccità e irrigazione sul Monte Grappa, gli strumenti per difendersi
Siccità e irrigazione sul Monte Grappa, gli strumenti per difendersi

Parlare di siccità con una zona di una regione vicina alla nostra che annega sembra quasi un paradosso: eppure, il rischio di rimanere senz’acqua quest’estate per le aree alle pendici del Grappa è concreto.

La crisi idrica dell’estate scorsa ha reso consapevoli i residenti, specie gli agricoltori, di quanto sia fragile il rapporto tra agricoltura e disponibilità d’acqua in queste zone.

È vero che il Monte Grappa ha questo problema da sempre, non avendo rilevanti sorgenti d’acqua a monte, ma dopo un inverno così poco nevoso e una tendenza generale a periodi di pioggia “concentrati” il problema potrebbe diventare una profonda ferita nell’economia agricola locale.

Per questo motivo è stato organizzato a Palazzo Reale a Crespano di Pieve del Grappa, un evento dedicato a questo tema, voluto dal gruppo consiliare di minoranza e moderato dalla consigliera Alice Torresan: l’evento ha visto gli interventi del consigliere regionale Roberto Bet, dall’agronomo Alessandro Munaro, segretario di Coldiretti Asolo, dal direttore di Condifesa TVB Filippo Codato e dall’ingegner Giovanni Carretta. 

Durante la serata si è parlato di quanto non sia soltanto la siccità da prendere in considerazione, ma l’intero cambiamento climatico. Il consigliere Bet, facente parte della Terza Commissione, ha citato la Grande Alluvione del 1966, Vaja, l’Acqua Granda e la lunga serie di eventi estremi che si sono concentrati su alcune zone del Veneto, portando a riflettere. “Recentemente alcuni docenti universitari del polo di Padova e da quello di Verona hanno elaborato degli studi anche in prospettiva per capire come andrà nei prossimi anni. Quella della Regione è una visione a lungo periodo: è stato chiesto di realizzare sei grandi progetti in Veneto, per poi distribuire due miliardi di euro per progettualità minori sul territorio”.

Il consigliere Bet ha poi citato un intervento del professor Paolo Tarolli: “Nei prossimi anni avremo degli eventi di precipitazioni molto abbondanti in periodi brevi, con una crescita della temperatura media. Questo comporterà dei problemi specialmente dal punto di vista agricolo: potremo avere indici di aridità che comporteranno una riduzione fino al 60% delle produzioni agricole e dei seminativi”.

Secondo Coldiretti, dal punto di vista agricolo, i provvedimenti da adottare per affrontare queste difficoltà riguarderebbero specialmente la buona gestione del terreno: “La conoscenza della composizione del terreno è fondamentale per permettere all’agricoltore di fare delle scelte oculate” ha detto Alessandro Munari. I punti da tenere in considerazione, secondo il mandato di Asolo di Coldiretti, sono: il mantenimento di un elevato livello di sostanza organica nel suolo, con un risparmio fino al 30% di acqua; la fertilizzazione e le concimazioni con elementi nutritivi adatti e materiale vegetale; l’utilizzo della tecnologia per bilanciare le carenze; l’utilizzo di siepi campestri come frangivento.

“L’agricoltura di precisione può essere un’opportunità per questo territorio – ha inoltre aggiunto Munari – Esistono tecnologie e sensori che consentono di elaborare dati scientifici con cui è possibile limitare gli imprevisti”. Ha parlato poi anche Filippo Codato di Condifesa Treviso Belluno e Vicenza, che ha parlato di strumenti di gestione del rischio e di contributi per assicurarsi contro queste eventualità.

L’ingegner Giovanni Carretta ha invece parlato dei possibili interventi da strutturare per limitare l’uso d’acqua irriguo e gestire eventuali accumuli idrici. Sul primo punto ha considerato che sarebbe possibile trasformare l’irrigazione di soccorso attualmente disponibile con un sistema a pressione che consenta di risparmiare e dare il giusto fabbisogno senza dispersioni.

“Consentirebbe un risparmio di 8,5mq d’acqua al secondo, un valore importante che potrebbe agevolare anche l’estensione della zona irrigabile”. Sulla realizzazione degli invasi per l’accumulo, invece, Carretta ha detto: “Esiste la possibilità di creare nuove dighe o di ripristinare quelle già esistenti, che sono quasi tutte inghiaiate. Creare degli invasi come difesa del suolo, garantirebbe anche aspetti naturalistici e corridoi ecologici”.

Come esempio per queste progettualità sul territorio della Pedemontana del Grappa, l’ingegnere ha portato anche gli strumenti di contrasto alla salinizzazione attualmente operanti sulla costiera veneziana.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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