In occasione del 50esimo anniversario dell’inaugurazione del “Monumento al Partigiano” di Cima Grappa, martedì 1° ottobre la sala consiliare di Palazzo Reale a Pieve del Grappa ha ospitato l’evento “Monumento al Partigiano e alla Resistenza: la storia di tutti”.
Durante la serata, moderata dal professor Giancarlo Cunial, sono intervenuti il professor Lorenzo Capovilla, l’architetto Maurizio Trevisan e la poetessa Giovanna Frene.
L’appuntamento è stato introdotto dalla sindaca Annalisa Rampin e dall’assessore alla cultura Daniela Andreatta.
“La narrazione popolare di quegli eventi (rastrellamento del Grappa del 1944) non è mai stata serena – ha affermato il professor Cunial -, eppure quei giovani sono morti per quelle libertà e per quella democrazia che ci permettono di essere qui ora. La guerra ha creato la fine della nostra civiltà e il fatto del Grappa l’ha ulteriormente aggravata”.
“Siamo qui per onorare il monumento costruito dai giovani sopravvissuti – aggiunge -. Questa sera rappresenta un tassello importante per costruire una memoria. Il rastrellamento del Grappa, di cui il monumento è testimonianza perenne, possa essere l’inizio di un grande mosaico di ricomposizione civica“.
Cunial ha citato tre figure importanti legate al Monumento al Partigiano: il professore e architetto Giuseppe Davanzo, lo scultore e pittore Augusto Murer e il poeta Andrea Zanzotto, che scelse i testi poetici con i quali accompagnare quel monumento.
Il professor Capovilla ha sottolineato che all’epoca la popolazione rimase scioccata dall’accaduto e per molto tempo non si parlò dell’orrore del rastrellamento del Grappa.
“Nel settembre del 1968 venne organizzato un convegno – ha detto Capovilla -. Si voleva fare qualcosa di concreto per la riscoperta della Resistenza e dell’Antifascismo ma, invece di individuare una scelta positiva, rinacque la discussione. Nel 1970 Gino Sartor, sindaco di Castelfranco Veneto, venne nominato assessore alla cultura della Regione Veneto e riprese il discorso. Nel febbraio del 1973 si formò un comitato, che si riunì a Crespano, che aveva il compito di individuare qualcosa di preciso e di superare i contrasti”.
“Furono chiamati alcuni ex Partigiani del Grappa – conclude – e si pensò di erigere una struttura a Cima Grappa e di organizzare le celebrazioni per il 30esimo anniversario del rastrellamento. Questo portò a progettare il monumento. Per lungo tempo non si fece storia, ma si fecero delle cerimonie e, molto spesso, della retorica. Alla fine degli anni Ottanta venne costituito l’Istresco (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana) che vide l’incontro tra Elio Fregonese, Livio Morello e Gino Sartor che trovarono una soluzione comune”.
L’architetto Trevisan ha parlato della storia del Monumento al Partigiano, della sua struttura e dei materiali utilizzati.
“Il monumento si presenta in maniera diversa e sempre inaspettata – ha spiegato Trevisan -, inserendosi all’interno del paesaggio. Il monumento è un percorso processionale, una processione. Non c’è un altare: è uno spazio che deve essere percorso. C’è una lapide, c’è un’asta di bandiera e un sentiero. Lungo il tragitto c’è una serie di iscrizioni, la famosa fenditura che taglia in discesa la collina e poi la statua in bronzo di Murer”.
La serata è terminata con l’intervento della professoressa e poetessa Giovanna Frene, finalista del Premio Strega Poesia 2024, che ha analizzato le poesie scelte da Zanzotto per il Monumento al Partigiano.
“La Resistenza – ha affermato Frene – è una battaglia che chi ha combattuto ha vinto morendo. Il grande messaggio di Zanzotto nella scelta dei testi fu la capacità di quei giovani di sacrificarsi per costruire qualcosa di buono”.
(Autore: Andrea Berton)
(Foto e video: Andrea Berton)
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