Grande partecipazione giovedì 10 ottobre all’incontro formativo “Dgr 251/2024” ospitato nella sala consiliare del Comune di Pederobba.
Durante la serata si è parlato del Piano degli interventi urgenti per la gestione e il controllo dell’eradicazione della Psa (Peste Suina Africana) e del Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali in Veneto.
Dopo i saluti del sindaco Marco Turato e del vicesindaco con delega a caccia e pesca, Fabio Maggio, sono intervenuti il dottor Michele Brichese, direttore U.O. Sanità Animale e Farmaci Veterinari, la dottoressa Alessandra Amorena, direttore U.O. Sicurezza Alimentare della Regione Veneto, e il presidente della Federazione Nazionale Suinicoltori di Confagricoltura, Rudy Milani.
“Per quanto riguarda il Comprensorio Alpino di Pederobba – ha spiegato Pier Angelo Favero, presidente della Riserva Alpina di Pederobba -, dal 1° gennaio 2024 ad oggi abbiamo prelevato 100 cinghiali dal punto georeferenziato autorizzato. Poi ci sono i cinghiali prelevati dalla vigilanza, di cui non conosciamo i numeri e per i quali possiamo fare solo delle ipotesi, e quelli dei chiusini”.
“Al momento siamo intorno ai 150/170 cinghiali prelevati – continua – con una proiezione verso fine anno di 200 cinghiali. L’arrivo della pesta suina nel nostro territorio sarebbe un problema perché, oltre ai grossi allevamenti, in Veneto abbiamo anche i piccoli allevamenti. La cosa sarebbe quindi ancora più complessa rispetto alle zone tipiche della produzione del prosciutto”.
“È necessario – conclude – che il commissario per la peste suina attivi quelle procedure che ha già individuato, come mettere delle barriere sulle autostrade o implementare le biosicurezze, perché altrimenti sarebbe un grosso problema. Come cacciatori del Comprensorio Alpino di Pederobba, daremo una mano grandissima agli allevatori”.
Attualmente i cacciatori hanno la possibilità di fare dei prelievi tramite dei punti sparo autorizzati, ma chiedono alle autorità competenti di avere la possibilità di agire in modo più flessibile.
“La peste suina non colpisce l’uomo – precisa il dottor Brichese -. Si trasmette al cinghiale e al suino, non c’è un vaccino, non c’è nessuna cura e bisogna intervenire subito eliminando l’animale infettato. La peste suina si trasmette da animale malato a sano attraverso rifiuti di cucina ma anche con contatto indiretto (persone, veicoli, attrezzature). In Italia è presente, attraverso il cinghiale, nel Nord Ovest, a Roma, in Campania e in Calabria. Attualmente la Sardegna è riuscita a eradicarla. Il fronte di avanzamento della malattia è nel Nord Italia”.
“Basta un pezzo di carne infetta per diffondere la malattia – continua -. C’è l’obbligo di segnalare le carcasse di cinghiali, che sono fonte di contaminazione. Ci sono due fasi di gestione dell’emergenza e in questo momento siamo nella fase di preallerta per i casi di focolai di peste suina in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Negli allevamenti andiamo a prelevare dei suini morti per essere sicuri che non ci sia la malattia”.
“I servizi veterinari – aggiunge – controllano che gli allevatori adottino tutte le misure necessarie a prevenire la malattia. La Regione Veneto organizza campagne di sensibilizzazione rivolte ai cacciatori e agli allevatori. Nella fase epidemica abbiamo un commissario straordinario che emana delle ordinanze. L’ultima che è uscita è molto importante. Il primo obiettivo è il rafforzamento delle barriere autostradali e ci sono anche la sorveglianza epidemiologica e il controllo faunistico”.
Durante la serata è stata ribadita più volte la necessità di diminuire la popolazione dei cinghiali.
Per fare questo servirà anche il contributo dei cacciatori, che si augurano una rivalutazione e un riscatto della loro immagine.
“Possiamo cercare di valorizzare le carni – ha spiegato la dottoressa Amorena -. Oltre allo smaltimento, con le carni (che al momento non hanno peste suina) possiamo fare l’autoconsumo, la fornitura diretta di piccoli quantitativi in ambito locale e l’immissione sul mercato ai fini della commercializzazione senza limiti quantitativi e territoriali”
“I cinghiali trovati morti vanno segnalati – conclude -. Gli altri, dopo l’abbattimento, devono essere dissanguati e privati dello stomaco e dell’intestino. Le carcasse vanno identificate per la tracciabilità e vanno raffreddate nel più breve tempo possibile”.
Il mondo venatorio è chiamato a dare una mano per ridurre la presenza dei cinghiali sul territorio con l’obiettivo di contrastare l’arrivo della peste suina.
Per fare questo, però, servono provvedimenti che consentano di andare sul territorio per effettuare l’abbattimento.
(Autore: Andrea Berton)
(Foto e video: Andrea Berton)
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