Profumi di menta, timo e pino mugo hanno avvolto gli spettatori della serata dedicata alla fitoterapia e agli olii essenziali, svoltasi giovedì 20 marzo presso la Biblioteca “Liberi di Leggere”. L’incontro – organizzato dall’Associazione Circolo Culturale San Bastian nell’ambito della rassegna “Vivere il nostro territorio” e patrocinato dal Comune di Pederobba, Prealpi San Biagio ed Opere Pie d’Onigo – ha visto la dott.ssa Maria Flammengo, erborista ed esperta della materia, accompagnare il pubblico in un viaggio olfattivo alla scoperta delle proprietà delle piante aromatiche.
Gli olii essenziali sono estratti naturali ottenuti da queste ultime, composti volatili responsabili del loro profumo e delle loro proprietà benefiche. Vengono ricavati tramite distillazione in corrente di vapore o spremitura a freddo (per gli agrumi) e trovano impiego in fitoterapia, cosmetica e profumeria. Gli olii essenziali possono trovarsi in diverse parti della pianta a seconda della specie. In alcune, si concentrano principalmente nelle foglie, in altre si accumulano nei frutti o nelle loro bucce. Esistono piante in cui gli olii essenziali si trovano prevalentemente nei fiori, mentre in certi casi possono essere presenti addirittura nelle radici.
I primi olii essenziali risalgono probabilmente a 310 milioni di anni fa, ha spiegato la relatrice, epoca in cui è comparsa la prima forma di resina. Sono sostanze apparentemente complesse ma partono da acidi e metaboliti che le piante possedevano strutturalmente dai primordi: la loro funzione originaria era legata alla difesa della pianta, quindi a un potere respingente tanto verso i predatori quanto verso funghi e batteri. Lungo il percorso evolutivo, tuttavia, le piante hanno iniziato a rendere questi profumi più attraenti con lo scopo di attirare gli insetti impollinatori e favorire la varietà genetica.


“Sono le piante che hanno addestrato l’uomo, e non l’uomo le piante – ha affermato la dottoressa, ribaltando filosoficamente la prospettiva antropocentrica – molte piante, pensiamo al mais negli USA, si sono rese appetibili agli uomini perché le coltivassero e le curassero, un’induzione di comportamenti senz’altro utili alla nostra specie ma anche alle piante stesse, perché ne ha permesso la proliferazione”.
Dopo un’esaustiva premessa teorica, la seconda parte dell’incontro ha permesso alla platea di sperimentare a livello tattile e olfattivo le piante e gli olii descritti nelle diapositive. L’obiettivo? Entrare in contatto con la c.d. parte emozionale dell’olio: vedere come quest’ultimo possa scatenare delle reazioni in noi, favorendo la produzione di ormoni e influenzando i nostri neurotrasmettitori.
La prima foglia a passare tra le mani degli spettatori è stata quella della menta, pianta conosciuta per la sua proprietà coadiuvante per la digestione e l’apparato respiratorio, oltre ad essere un analgesico per il mal di testa e il mal di denti. Tra le qualità dell’olio di menta vi è quella di favorire la concentrazione.
A seguire, un’altra pianta comune e interessante: il timo, meno piacevole della menta a livello olfattivo, da sempre protagonista in cucina per le sue qualità digestive e conservative dei cibi. Le massaie, in questo caso, scoprirono gli effetti benefici degli olii essenziali della piante molto prima che la scienza vi ponesse attenzione. Nel caso del timo la differenza tra pianta ed olio essenziale si è rivelata più marcata che nella menta: la concentrazione più tenue di molecole della prima rispetto al secondo rende sicuramente l’impatto meno intenso.


Un olio essenziale in una pianta è lo 0,5 /1%: da un etto di timo si ottiene appena un grammo di olio, per questo può sorgere la tentazione di diluire gli estratti con dei solventi per ottenere una resa maggiore. Per evitare ogni abuso, esistono quindi, nelle farmacopee e nelle schede degli enti di omologazione, descrizioni fedeli di come deve essere composto un olio, per salvaguardare i consumatori e la qualità del prodotto.
A concludere la sperimentazione olfattiva è stato il pino mugo. Di molte specie arboree si usano le gemme, e il pino è una di queste. È un albero protetto e nella farmacopea viene riportata l’essenza di mugo, utilizzata come balsamico. A tutti sarà capitato almeno una volta nella vita di entrare in contatto con pomate balsamiche caratterizzate da questa essenza. L’olio essenziale, all’apparenza incolore, è decisamente più caustico e richiama il classico profumo che ha accompagnato ed accompagna generazioni di sportivi negli spogliatoi di molte discipline.
L’incontro ha offerto ai partecipanti un’immersione multisensoriale nel mondo degli oli essenziali, dimostrando come queste sostanze naturali possano avere effetti benefici sul corpo e sulla mente. La fitoterapia e l’aromaterapia, con la loro tradizione e le loro moderne applicazioni, continuano a rappresentare una testimonianza di come la natura, con i suoi profumi e le sue proprietà, possa ancora sorprenderci e regalarci benessere.
(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata