“Pioniera del cooperativismo”: è con queste parole che si può descrivere Caterina Biz, detta Rina.
Conosciuta in tutto il Veneto e non solo, Rina è nata a Orsago da una famiglia povera, ma il suo nome ha fatto presto presa nel mondo dell’associazionismo quando ha osato dare voce alle categorie più svantaggiate fondando la cooperativa “Insieme si può” nel 1982.
In “Pesci rossi in acqua santa”, attraverso la penna del giornalista Daniele Ferrazza, la donna ripercorre la sua storia in una biografia inedita, presentata proprio ieri, venerdì 23 ottobre, a Treviso.
Dalla giovinezza al coinvolgimento nelle prime Acli, Rina racconta il proprio percorso votato al riconoscimento delle esigenze dei più deboli e delle donne soprattutto, in un periodo in cui queste ultime erano penalizzate della storia e della società.
Un curioso episodio vissuto proprio nel territorio dell’Alta Marca, a Solighetto di Pieve di Soligo, dà il nome al libro e spiega perfettamente l’ambiente degli anni ‘50, quando ancora i circoli delle Acli erano una novità e i promotori come Rina erano visti con sospetto dal mondo cattolico, che li considerava “rivoluzionari”, troppo “rossi”: “Pesce rosso in acqua santa” è proprio l’appellativo che la donna si è sentita dare da alcuni parroci incontrati per le vie pievigine.
“Rina è un patrimonio della società trevigiana e veneta: il suo contributo in abito sociale, economico e cooperativo è qualcosa che ha lasciato il segno nello sviluppo del nostro territorio – ricorda Daniele Ferrazza – la biografia vuole essere un piccolo omaggio al suo operato”.
A riconoscere la dedizione che Rina ha profuso in tutta la sua attività anche il sindaco di Treviso Mario Conte e il Prefetto Maria Rosaria Laganà insieme alla presidente di Insieme si può, Raffaella Da Ros.
Il Prefetto ha ricordato quanto importante sia stato l’impatto di Rina nel mondo dell’associazionismo: “Dal primo momento in cui l’ho conosciuta ho sentito una connessione, Rina è una donna concreta che ha ottenuto risultati eccezionali con umiltà e innovazione”.
Rina Biz viene considerata un esempio di emancipazione, ma se glielo si chiede risponde con umiltà: “Io di ostacoli ne ho trovati pochi, mi sono sempre presentata come una donna del popolo. Penso che sia stata la mia fede a guidarmi, non sapevo a che livelli sarebbe potuto arrivare tutto questo ma sentivo che c’era bisogno di una forma di tutela per queste categorie svantaggiate. Se si mette concretezza nei propri progetti tutto riesce” sostiene.
(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
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