Tre amici e un’idea: così è nata Xilia, l’azienda opitergina “sexy e smart” che con il legno eco-tattile riscrive i canoni dell’interiore design. Al Microfono con Mirko Longo

Arredi di design, piante, pareti rivestite in legno (è il marchio di fabbrica), ampie vetrate con veduta sui vigneti e volti giovani dallo sguardo vivace fra i corridoi. Si presenta così la sede di Xilia a Motta di Livenza. Ad accoglierci Mirko Longo, uno dei fondatori, reduce da uno dei suoi (frequenti) viaggi all’estero, l’ultimo a New York. 

La storia di Xilia inizia nel 2018 dall’intuizione di tre amici accomunati dalla passione per il legno (“xilo” in greco) il design e le tecnologie digitali che hanno dato forma ad un’azienda specializzata nella progettazione, produzione e installazione di sistemi per il rivestimento dello spazio, che in pochi anni si è distinta nell’ampio e competitivo settore dell’interior design.

Gian Luca Gaiarin, 40 anni di esperienza familiare nel mondo della lavorazione del legno, Mirko Longo, con una conoscenza profonda nell’ambito delle vendite e Federico Longo, con un background in una multinazionale della consulenza direzionale e strategica, cinque anni fa hanno unito le loro competenze e un approccio imprenditoriale “anticonvenzionale” dando vita ad una “smart company” capace di unire artigianalità e tecnologia, puntando tutto su una filiera locale. 

Xilia ha chiuso il 2022 con un fatturato che supera i 3 milioni di euro, in crescita di quasi il 60% rispetto all’anno precedente. Con una quota export dell’81,10% (l’azienda esporta perlopiù negli Stati Uniti, Europa e Medio Oriente) Xilia si è posizionata al 71° posto nella classifica “Campioni dell’export 2023” pubblicata a marzo da Il Sole 24 Ore. 

“Ci hanno definito smart company – racconta Mirko Longo – perché utilizziamo un modello di business molto agile, aperto alla contaminazione che unisce artigianato e tecnologie digitali. Per noi modello di business agile significa esternalizzare le attività non strategiche a dei player locali e di prossimità. Abbiamo la fortuna di essere inseriti all’interno di uno dei più importanti distretti del Design che si caratterizza proprio per un elevato tasso di iper-specializzazione. Ci sono aziende che si dedicano con profondità a fasi produttive o lavorazioni specifiche e dal nostro punto di vista questo aspetto, oltre ad essere un grande elemento di forza, era un aspetto da cogliere assolutamente. Sul fronte della contaminazione cerchiamo sempre di sviluppare un modello collaborativo e non impositivo con la nostra filiera. Ad esempio, laddove necessario, ci sostituiamo finanziariamente andando ad acquistare direttamente la materia prima per non gravare in toto sul fornitore che si dovrà occupare solo della componente ‘lavoro’. Abbiamo fatto della digitalizzazione il nostro cardine, infatti, fin dal giorno zero, abbiamo investito per avere tutti i nostri software in cloud. Questo aspetto ci consente di fatto di poter estendere le nostre piattaforme anche alla nostra filiera con estrema facilità e rapidità di intervento, garantendoci la massima flessibilità produttiva”. 

Cos’è il legno eco-tattile e perché rappresenta un elemento innovativo nel vostro settore? 

“Il concetto di legno eco-tattile – prosegue Longo – si basa su due componenti principali. La prima, legata alla superficie, ci consente di ottenere lo stesso feeling del legno massiccio con una pelle ‘nobile’ di soli 0,6mm, che attraverso un processo di testurizzazione, garantisce un aspetto tattile uguale e a volte superiore a quello del legno massiccio. Sul fronte dei processi, lavoriamo solo con supporti a bassa o nulla emissione di formaldeide, utilizziamo legni provenienti da foreste certificate, collanti a base di acqua e prodotti vernicianti formulati con resine derivanti da scarti di lavorazione. Il risultato è una superficie naturale, molto piacevole al tattoecologica e soprattutto inodore, pronta per entrare in una villa in Costa Azzurra, negli uffici di una corporation americana, in un hotel 5 stelle a Dubai o in una nave da crociera in partenza per i Caraibi”. 

Lei ha definito Xilia un brand “sexy” che ora volete aprire anche al mondo del retail, considerato che oggi lavorate a progetto, che strategie metterete in campo per presentarvi in modo accattivante, sexy, appunto, ad una nuova fetta di mercato? 

“Al di là dell’estetica dei nostri prodotti dove il percepito è molto alto, vogliamo fare la differenza sull’engineering e su quella che noi definiamo l’experience trasversale, ovvero che non impatta solo sull’utilizzatore finale ma che coinvolge anche tutti gli altri attori del processo, ad esempio chi si dovrà occupare dell’installazione del prodotto. Se il prodotto è di facile installazione, il venditore avrà più facilità a venderlo in quanto non ci saranno sorprese lato installazione, gli installatori lavoreranno sempre con piacere di fronte ad un prodotto Xilia, il cliente finale vivrà l’installazione come un’esperienza positiva. Con il nuovo catalogo retail vogliamo posizionarci su un segmento che noi definiamo “Smart Luxury” e che si rivolge ad un target di potenziali clienti molto attenti al dettaglio e ai temi della sostenibilità e che ai prodotti dei brand affermati preferisce prodotti “freschi”, dal design giovane, e con una storia sottostante vera e forte”. 

Come si fa a distinguersi in un settore altamente competitivo come quello dell’interior design? 

“Attraverso l’offerta di sistemi di rivestimento e organizzazione dello spazio capaci di combinare in un unico prodotto estetica (boiserie), funzionalità (porte) e contenimento (armadiature). Penso abbiamo avuto la grande capacità di rendere industriale un prodotto tipicamente di falegnameria come quello delle boiserie in legno. Siamo partiti dalla superficie, abbiamo lavorato sull’engineering del prodotto e infine ci siamo concentrati su tutto ciò che normalmente non si considera o non si vede, dalla fase di rilievo fino all’installazione”. 

Secondo lei, rispetto alla precedente generazione di imprenditori che si è fatta strada in un mondo molto diverso da quello attuale, è più difficile per voi fare impresa? Che competenze e qualità umane ci vogliono? 

“La difficoltà è insita nel fare impresa, sono cambiate però le logiche. Oggi, a differenza del passato, esiste una maggiore consapevolezza su tematiche quali le filiere collaborative, le risorse umane, la digitalizzazione, l’etica e la sostenibilità. Siamo estremamente convinti circa la necessità di puntare su un modello di sviluppo responsabile – conclude Mirko Longo – capace di migliorare il benessere delle persone generando un impatto positivo sulla comunità e sul territorio in cui operiamo quotidianamente. In altre parole, non possiamo non fare impresa senza pensare al mondo che lasceremo ai nostri figli e alle generazioni future”. 

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