La chiesa di S. Giovanni Battista di Tempio custodisce una testimonianza che racchiude in sé il fascino dell’architettura romanica

La chiesa di San Giovanni Battista di Tempio

L’insediamento templare a Templum de Campanea risale alla seconda metà del XII secolo, sebbene la prima attestazione nota sia l’atto rogato nel 1176 presso il chiostro dell’abbazia di Busco, in cui magister Obizzo compare come testimone. In seguito alla bolla Ad Providam Christi vicari (1312) di papa Clemente V la magione di Tempio venne affidata all’Ordine dei Gerosolimitani (detti in seguito Cavalieri di Malta) con dipendenza dal Gran Priorato di Venezia.

Venendo meno la funzione ospitaliera, la chiesa fu trasformata prima in curazia (1565) e poi in parrocchia (1684). All’arrivo delle truppe napoleoniche i beni del Priorato di Tempio vennero confiscati e venduti (1797), mentre lo jus patronale per la nomina del parroco passò al vescovo di Ceneda (1810).

Originariamente dedicata alla Madonna Assunta (proprio dell’Ordine Templare), la chiesa acquisì il titulus di San Giovanni Battista (proprio dell’Ordine Gerosolimitano) solo nel 1777. La struttura dell’edificio è caratterizzata da un portico che nasce sotto il campanile, protegge il portale e prosegue lungo tutto il muro perimetrale occidentale, modulandosi in una fuga a sei archi a sesto leggermente ribassato. Sulla parete meridionale esterna è disposto su due registri un ciclo cristologico (collocabile alla fine del XIII secolo), costituito da dodici riquadri di aspetto sinopiale, che vanno dalla scena di Gesù tra i Dottori del Tempio alla Dormizione della Beata Vergine Maria (l’antica titolazione), basata sull’apocrifo Transitus Beatae Mariae Virginis di Giuseppe di Arimatea.

Le scene intermedie sono legate alla Passione (Tentazione nel Deserto, Battesimo di Cristo, Ingresso in Gerusalemme, Lavanda dei Piedi e Crocifissione) e alla Resurrezione (Cristo Giudice, l’Ascensione e Pentecoste). Oltre al ciclo di affreschi rimangono di epoca templare le croix pattée fichée a otto punte sulla parete sud sotto gli archetti pensili, le cornici nel sottoportico e tre corrose iscrizioni dell’XII secolo aventi funzione protrettica. Un grande riquadro rinascimentale della Madonna in trono tra san Giovanni Battista e un santo vescovo si sovrappone all’ottavo riquadro del registro inferiore del ciclo cristologico, mentre sopra una porta laterale murata è stata ricavata nel XVIII secolo una Crocifissione con Maria Maddalena entro una nicchia contornata da una doppia arcata di mattonelle.

Sopra il portale della chiesa si trova scolpito lo stemma del cardinale Ranuccio Farnese (1530-65), nobile romano e priore dell’Ordine Gerosolimitano a Venezia, ammesso al patriziato veneziano e ritratto da Tiziano Vecellio.Sulla facciata campeggia un’immagine devozionale “para-giottesca” di San Cristoforo (XIV secolo), mentre all’interno della chiesa due affreschi molto lacunosi (Madonna in trono con sant’Antonio Abate e Madonna in trono e santi) sono stati realizzati da un ignoto pittore sulla base di un prototipo di Andrea Bellunello (G. Fossaluzza). Autore della bella pala della Crocifissione tra i santi Lorenzo, Antonio da Padova, Francesco e Clemente (XVII sec.) è Carlo Picenardi junior, nato a Cremona e formatosi a Bologna sotto la guida di Guido Reni.

Unica costruzione templare integra e funzionante della penisola italiana, la chiesa di Tempio costituisce il diadema centrale di quel consistente patrimonio popolare e artistico di chiesette che, come trepide sentinelle mistiche, segnano una presenza rassicurante e materna nelle campagne a ovest di Oderzo.

(Autore: Giuliano Ros).
(Foto e video: Qdpnews.it riproduzione riservata)
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