La prima citazione della chiesa è attestata nel 1154 come cappella di Busco, in seguito nel 1469 viene citata come filiale della pieve di San Giovanni di Motta, poiché era un luogo di culto personale dei Da Camino, che poco prima avevano preso il possesso del castello di Motta.
L’attuale edificio è risultato della riedificazione avvenuta a partire dal 1516 per ordine del podestà. Nel 1558 il Consiglio cittadino decise di portare a termine la facciata della chiesa e la nuova torre campanaria, che venne realizzata in pietra d’Istria con uno stile che richiama quello del campanile di S. Marco a Venezia. Nel 1672 la cappella venne consacrata parrocchia dal vescovo Pietro Leoni e nello stesso anno venne spostata la sede parrocchiale da San Giovanni.
Nel XVIII secolo la chiesa aveva otto altari commissionati da privati e confraternite; di questi oggi ne rimangono solo tre: l’altare maggiore e quelli delle due cappelle. La prima notizia sulla costruzione di un altare risale al 1553, quando Domenico Guerra, illustre cittadino mottense, fece erigere un altare dedicato a S. Domenico. In seguito nel 1588 venne eretto l’altare dell’Annunziata ad opera della confraternita di S. Maria e S. Nicolò, la cui parte architettonica era arricchita da una mensa che recava scolpita a bassorilievo l’Annunciazione, che oggi è conservata nella cappella del Sacro Cuore.
Sull’altare trovava posto una pala di Francesco Bassano, tutt’ora esistente, che rappresenta la Madonna con il Bambino. Di particolare prestigio è l’altare maggiore, sulla cui mensa è situato un tabernacolo a forma di tempietto a pianta rettangolare, realizzato nel 1677. Di altrettanta importanza sono le due cappelle laterali del Rosario e del Sacro Cuore. La prima venne decorata con i Misteri del rosario, realizzati da Gaspare Diziani nel Settecento; tuttavia durante il XX secolo la cappella subì numerosi interventi, come il posizionamento nel 1902 dell’attuale scultura dell’Immacolata, opera di Valentino Pancera detto il Besarel, che offre la corona del rosario ai santi Domenico e Rosa, rappresentati con i loro simboli caratteristici.
Nel 1950 emerse il cinquecentesco affresco del Compianto sul Cristo morto, in precedenza coperto dalla tela dell’Annunciazione, che ora si trova addossata alla parete di destra. Nella seconda cappella, invece, si trovano due dipinti dei Santi Diego d’Alcalá e Pasqual Baylón, intenti a guardare il centro dell’altare dove vi è la statua di Gesù Cristo. Un’altra opera di notevole rilievo è il grande organo a canne, che si trova sul lato destro del transetto, realizzato da Gaetano Callido, noto organaro del XVIII secolo. Lo strumento è stato oggetto di un restauro nel 2021, che ne ha permesso il completo recupero delle funzionalità.
All’interno del duomo, sopra la porta d’ingresso e sulla parete di sinistra del transetto, si trovano rispettivamente i monumenti funebri di Girolamo Aleandro e Antonio Scarpa, due illustri cittadini di Motta. Il primo è stato realizzato nel 1755 dallo stuccatore Francesco Re e ai suoi lati si trovano due figure che rappresentano probabilmente la Fede e la Fortezza, quest’ultima intenta a schiacciare l’Eresia, un chiaro riferimento alla politica anti-luterana dell’Aleandro. Il cardinale infatti aveva consegnato nel 1520 la bolla di scomunica Exsurge Domine a Martin Luther, volta a reprimere la Riforma. Il secondo è dedicato ad Antonio Scarpa, che fu uno dei pilastri della storia della medicina e dell’anatomia, interessandosi soprattutto allo studio del sistema nervoso.
(Autore: Federico Battistiol).
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