Antiche chiese lungo strade romane: Faè, Colfrancui e Fratta

Lungo il tracciato dell’antica via Postumia sorgono le chiese opitergine di S. Tommaso a Faè e di S. Giacomo (Minore) e Filippo a Fratta, mentre più a nord il titulus di S. Giacomo (Maggiore) identifica fin dal Medioevo la chiesa di Colfrancui.

Citata nel 1185 come “capella Curtis Franconis”, la chiesa di S. Giacomo di Colfrancui fu eretta a parrocchia solamente nel 1947, accorpando parte del territorio di Lutrano (Santa Maria del Palù). La chiesa, che già nel 1474 appariva “in rovina”, venne ricostruita in stile romanico con il caratteristico campanile addossato al centro della facciata.

Ampliata dall’architetto Luigi Candiani con la costruzione di un ambulacro (1923) e di due navate laterali (1926), venne infine ristrutturata nel 1987 assieme al campanile e al sagrato. Oltre al tabernacolo in marmo, il presbiterio è stato rinnovato con organo (1968), altare di celebrazione (1988) e coro ligneo (1999), mentre due nicchie laterali ospitano le statue di San Giuseppe e del Sacro Cuore di Gesù.

Sulla parete destra è posta la tela ottocentesca della Madonna con Bambino tra i santi Antonio Abate e Sebastiano, realizzata da Antonio Paoletti da Venezia(autore anche della Madonna con Bambino sul lato opposto), mentre a sinistra campeggia una tela seicentesca dell’Ultima Cena. L’aula è contornata da una fascia decorativa (con santi entro medaglioni), realizzata nel 1929 da Vittorio Casagrande, autore altresì di due riquadri sull’arcone e degli affreschi del coro. Il santo titolare compare in una bella tela settecentesca di Paulo De Lorenzi, posta in controfacciata sopra il portale.

La chiesa conserva un battistero in pietra con il caratteristico divisorio interno e un’acquasantiera, entrambi del XVI secolo. L’altare laterale di sinistra, dedicato a S. Antonio di Padova, è sormontato da un bassorilievo in legno, mentre il cinquecentesco altare laterale di destra, che sorregge la statua della Madonna Immacolata, è impreziosito sul soffitto da una tempera del pittore ungherese Duilio Korompaÿ.

Nella pala ottocentesca posta sul lato nord è rappresentata la celebre scena di San Francesco in estasi assistito da un angelo, quando sul monte Verna in Toscana la mattina del 14 settembre 1224 (festa dell’Esaltazione della Croce) gli apparve il Cristo nelle sembianze di un alato serafino a imprimergli come ultimo sigillo le stigmate. Nell’angolo sud della controfacciata trova ricetto da pochi anni un originale affresco ottocentesco della Madonna con Bambino, uscito miracolosamente intatto dai bombardamenti di Treviso (1944) e donato alla parrocchia dalla famiglia Covre (1999).

Sull’antico tracciato della Postumia a nord-est di Oderzo sorge la chiesa vecchia di Fratta, attestata col titulus di “San Jacobo” nel testamento di Roberto di Maglera del 1176 e ai Santi Giacomo e Filippo nel 1480. Elevata a parrocchia nel 1947, la chiesa era contornata dal cimitero già nel 1534, mentre nel corso dell’Ottocento veniva istituita la Questua di San Valentino, il santo invocato contro l’epilessia e per la guarigione degli infermi. L’interno conserva un’antica acquasantiera a muro e un affresco deteriorato della Madonna col Bambino, chereca nell’iscrizione la data (1478) e il misterioso autore (Ieronimo). Insieme alle statue della Madonna col Bambino e di San Valentino (particolarmente venerato dalla popolazione), nel Novecento il presbiterio venne arricchito con due tele di Giulio Ettore Erler (1925), con decorazioni di Arturo Vizzotto (1928) e con il trittico del Sacro Cuore di Gesù tra i patroni San Filippo e San Giacomo Minore.

(Autore: Giuliano Ros).
(Foto: Qdpnews.it)
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