“Non c’è cibo di re più gustoso del pane” dice il proverbio, e come non dargli ragione: l’irresistibile e profumata trappola per chi vuole mantenere la linea è una costante nelle nostre tavole e ha origini antichissime, basti pensare che le testimonianze lo attribuiscono già all’Homo erectus.
A raccontare questa e altre curiosità legate a questo cibo è Giuliana Meneghetti, esperta di Galateo, che negli spazi dell’Abbazia di Sant’Eustachio a Nervesa della Battaglia svela anche la presenza di un antico forno benedettino: “Il pane ha da sempre un’alta carica simbolica e religiosa e anche il Galateo dice la sua in merito, nonostante non sempre risulti chiaro” spiega.
Scopriamo così che il pane va servito a tavola in due modi: o dentro un cestino o su un piattino di circa dieci centimetri di diametro, anche se oggi quest’opzione sta pian piano scomparendo.
“Per certi versi è un peccato perché se il piattino fa parte di vecchi servizi diventa un vero e proprio cammeo sulla nostra tavola” dice Giuliana Meneghetti.
Ad ogni modo oggi non è più obbligatorio come un tempo, quando serviva per separare il pane dalla tovaglia, non sempre candida: “Se quindi in un pranzo formale troviamo il pane senza piattino non consideriamolo di poco gusto ma una scelta del nostro ospite”.
Nella preparazione della tavola il piattino trova una collocazione precisa, ovvero a sinistra sopra le posate, il cestino invece sarà disposto ogni quattro persone.
A proposito della posizione del Galateo sul tema del pane, parrebbe che mangiarne troppo in pranzi formali sia poco educato ma che sia comunque d’obbligo spezzarlo con le mani, mai col coltello.
“Questo perché le affinità tra buone maniere e religione sono numerose – precisa Meneghetti – e lo spezzare il pane con le mani fa chiari riferimenti all’ultima cena di Cristo così come al momento della Comunione, con la conseguenza che il pane risulta essere un alimento sacro, da trattare con cura”.
Come ci si comporta a tavola quindi quando troviamo pane e grissini? Il Galateo suggerisce di non mangiarli prima di iniziare il pasto ma di bere eventualmente soltanto acqua, e durante il pranzo o la cena di mangiarne a piccoli pezzi, senza separare la mollica dalla crosta.
“Non va mai intinto nel vino e verrà portato via prima del dolce” puntualizza Meneghetti, che conclude con un’ultima regola ferrea, che intristirà i più golosi: “Assolutamente vietato fare la scarpetta”.
Vista in modo poco elegante dal Galateo, è concessa solo in situazioni famigliari, sempre che non si abbia la pretesa di lucidare il piatto!
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