“Fare delle proprie fragilità un compagno di viaggio, perché la vita umana è bellezza e dignità”.
E’ questa l’eredità più importante che lascia Pietro Vizzino, il 24enne di Montebelluna scomparso a soli 24 anni nel giorno di Santo Stefano. Un messaggio potente contenuto nella lettera scritta da mamma Anna Tabarin e letta oggi pomeriggio, in una chiesa storica di Giavera del Montello gremita, dal parroco don Narciso Bernardis, in occasione del funerale del giovane, che era da tempo malato di cuore.
Ma il battito di Pietro si è sentito comunque forte in quest’ultimo giorno dell’anno, nei suoi insegnamenti e nella vicinanza delle tante persone (familiari, amici, ex compagni di classe del Liceo Levi di Montebelluna) che si sono ritrovate per dargli l’ultimo saluto.
“Domenica abbiamo aperto il Giubileo anche nelle nostra diocesi e, mentre eravamo impegnati nel piccolo ma sentito pellegrinaggio, pensavo a questo giorno, pensavo a Pietro – le parole del sacerdote durante l’omelia -. Riflettevo sulla luce che splende nelle tenebre e meditavo sulla giovane vita di questo ragazzo. Dove troviamo la speranza? E la risposta è stata che è già in mezzo a noi, la speranza si trova ad esempio nelle parole di mamma Anna, che ha ricordato a tutti come le porte della loro casa di Montebelluna restano aperte a tutti coloro che ne abbiano bisogno. Tra i vari ricordi di Pietro, poi, ne ho uno che mi è rimasto impresso: lui aveva condiviso sui suoi social la foto della candela del suo battesimo, ritrovata. Eccola allora la fiammella della speranza! Lui aveva la speranza che, dopo questa vita, avrebbe camminato ancora. Ha lasciato qui dei semi importanti, ci ha insegnato tanto”.
A fianco di mamma Anna, anche papà Giuseppe: la famiglia gestisce la struttura privata “Assistenza&Comfort” in via Ospedale a Montebelluna, realtà a cui “per un progetto di conviviale ospitalità concepito da Pietro e sostenuto dalla famiglia” sono andate le offerte lasciate fuori dalla chiesa.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Alessandro Lanza)
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