Digiuno e astinenza, precetti desueti? Monsignor Genovese: “Siamo una società distratta, in tanti non li fanno”

Carne al supermercato

Anche se ormai sempre meno persone lo praticano, il digiuno rappresenta un’importante tradizione della Quaresima

In questo periodo che porta alla Pasqua, il cristiano dovrebbe astenersi dal mangiare certi cibi, in particolare la carne e le pietanze grasse e sofisticate, oltre a prediligere i momenti di silenzio, preghiera e riflessione. 

Questa tradizione affonda le sue radici nel ritiro di Gesù nel deserto, dove ha digiunato per 40 giorni contrastando le tentazioni del diavolo. 

Molte persone sono a conoscenza del fatto che digiuno (unico pasto durante la giornata) e astinenza (dalla carne) devono essere osservati dai fedeli cristiani il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per il Rito Ambrosiano) e il Venerdì Santo

La sola astinenza è prevista per tutti i venerdì di Quaresima, come del resto per tutti i venerdì dell’anno, salvo quelli coincidenti con una solennità. 

Nella tradizione ortodossa, invece, tutti i giorni infrasettimanali di Quaresima si evitano carni e derivati, uova, latticini, pesce, vino e olio. 

Monsignor Antonio Genovese, parroco di Montebelluna, ha voluto approfondire alcuni aspetti del digiuno quaresimale, sottolineando come il cibo sia solo uno degli aspetti sui quali concentrarsi per comprendere il valore di questa pratica. 

“Il digiuno quaresimale – spiega Monsignor Genovese – è certamente il digiuno dal cibo. È segno del valore profondo del saper vivere anche senza alcune cose di cui l’uomo pensa di aver bisogno. In questo caso il digiuno è libertà dalle cose. Il secondo grande aspetto è la capacità di condividere i bisogni e la sofferenza delle persone che non possono disporre delle pietanze che noi possiamo avere. Il digiuno non è solo togliere il superfluo, ma privarci anche di ciò che pensiamo sia importante per condividerlo con chi non ha nulla”. 

“Digiuno sicuramente dalle cose materiali – continua -, ma non solo. Un tempo, per esempio, ci si riferiva al cibo e agli spettacoli. Oggi potremmo fare digiuno dai cellulari, dalla tecnologia e da tutto quello che ci può distrarre e portare lontano da un tempo prezioso che è quello del silenzio, della preghiera, della riflessione e della carità. Il digiuno è un tempo che ci porta alla ‘verità‘ su noi stessi e con noi stessi. Il digiuno ci libera da tutto ciò che ci può tenere in piedi come stampelle, ma non nella lealtà profonda del nostro cuore e della nostra vita”. 

“Il digiuno potrebbe essere utile per recuperare le relazioni più vere tra di noi – prosegue -, non solo con noi stessi. Con le persone che amiamo, con quelle che incontriamo e naturalmente con Dio che sta al primo posto. Purtroppo, tante persone non lo fanno perché siamo una società sempre più distratta, piena di tutto e, per tanti aspetti, senza fede“. 

“Non crediamo più a queste cose – conclude -, anche se Papa Francesco certamente ci richiama a cercare ciò che è essenziale e necessario alla nostra vita, i valori più profondi dell’uomo. Siamo chiamati a riscoprire la dignità della persona. Il digiuno più vero, forse, è proprio questo. Del resto, i profeti dicevano che ciò che fa la differenza non è tanto l’osservanza delle regole alimentari o il fatto di offrire animali in olocausto, quanto condividere i nostri beni con i più poveri e il nostro tempo e la nostra vita con chi ha più bisogno”. 

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata). 
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