Miane, 10 anni dal restauro della latteria Curto: l’eco del Novecento, quando il latte si portava nei secchielli

Da 10 anni la Latteria Curto è un punto di riferimento per chi a Miane sa apprezzare il formaggio e la parola ‘tradizione’, che da altre realtà è venuta naturalmente meno con il passare degli anni, sembra essere ancora fondamentale nell’approccio al mercato di quest’attività famigliare; tradizione che echeggia da ben prima del 2010.

Lo si deduce anche soltanto dalla sede esterna dello spaccio della latteria, che si trova a Miane, e che conserva l’aspetto tipico di un tempo.

Ma la storia della latteria, che celebra il decennio soltanto per una parte della sua storia, ha origini ben più lontane.

Era il 1948 quando venne inaugurata la latteria sociale di Miane: i soci, la mungitura delle mucche e la lavorazione del latte avveniva manualmente e i 267 soci portavano il latte nei secchielli e quasi sempre a piedi.

“Ancora oggi – spiega Giada Curto – quelli che erano i ragazzi del paese si ricordano quando venivano a portare il latte assieme al proprio nonno. Per questo quando abbiamo restaurato la latteria, abbiamo deciso di fare in modo che le varie zone di produzione fossero ben visibili anche all’esterno”.

In questo modo chiunque entri nel negozio per comprare burro, formaggi, yogurt ma anche salumi e altri prodotti locali, grazie a delle ampie vetrate può affacciarsi ai locali dove il latte viene lavorato e dove i formaggi vengono conservati.

La famiglia Curto è storicamente legata all’alpeggio e all’attività casearia, per questo, nonostante le tecnologie esistenti, continua a portare al pascolo le proprie mucche nei mesi estivi.

Così come succedeva un tempo, tutta la famiglia è coinvolta quotidianamente in questa attività: Giada assieme alla mamma Lara si occupa della vendita, mentre il padre Giancarlo e i due fratelli Riccardo e Francesco dell’azienda agricola e della lavorazione del latte.

Non si tratta di un mestiere semplice e una manovra sbagliata può costare moltissimo: la giornata dei due casari inizia praticamenteall’alba per poi proseguire nella lavorazione, che avviene principalmente a mano, e poi l’attività commerciale.

La filiera corta garantisce un controllo totale sulla qualità, con un aiuto tecnologico che completa il sistema produttivo.

“Una volta arrivato in caseificio il latte viene messo nella caldaia di lavorazione – raccontano Riccardo e Francesco Curto -, e fatto scaldare fino alla temperatura di 36 gradi esatti”.

Dopo un’attesa di circa mezz’ora il latte coagula, viene tagliato con un apposito strumento detto ‘lira’ e posto nelle “fascere” che ne determinano la classica forma rotonda.

Il giorno successivo le forme vengono immerse nella salamoia e poi lasciate nella stanza di stagionatura per il tempo necessario.

Le proporzioni, le temperature, naturalmente, cambiano a seconda del tipo di formaggio: l’ingrediente costante e caratteristico, si potrebbe dire, sta nella presenza di un famigliare per ogni fase del processo, il che garantisce alla tradizione dei Curto di accompagnare il prodotto dalla sua concezione fino alla sua effettiva vendita.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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