Don Maurizio scrive al premier Draghi: “Lei è il primo laico cattolico diventato santo e poi gabbato nonostante i miracoli dei suoi 18 mesi”

Don Maurizio Dassiè, arciprete di Campea, Miane e Premaor e amministratore parrocchiale di Combai e Farrò, non molla la presa nella sua ormai settimanale presa di posizione contro la politica italiana (qui l’articolo). Nel bollettino parrocchiale di oggi, domenica 28 agosto, ha alzato di molto l’asticella scrivendo una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi.

La lettera, pubblicata sul sito parrocchiale, inizia con questa ironica riflessione: “Desidero manifestarle il mio stupore perché Lei, senza desiderarlo e richiederlo, è il primo laico cattolico diventato “santo” in breve tempo e ancora vivente, non attraverso l’iter burocratico della Congregazione per le Cause dei Santi, ma per volontà di una parte notevole del popolo che si è espresso attraverso il Verbo di loro rappresentanti accasati nel cosiddetto Parlamento della Repubblica Italiana“.

E poi Dassie alza il tiro: “Ho letto, infatti, che Lei è stato elevato ad icona dell’azione politica seria, competente, razionale, onesta. Lei è come un “santino” agitato da migliaia o milioni di braccia come fanno i devoti della Madonna di Lourdes o di padre Pio. Lei però non ha le stimmate, quelle esteriori, che vengono dal Padre Eterno. Forse quelle che vengono da padri meno eterni, più terreni, meno onorabili. Le ricordo però un detto della sapienza italica: “Passata la festa gabbato lo santo”, che nel gergo politichese vuol dire: “usa e getta”. Non si rattristi! “Usa e getta” fa parte dell’antropologia neoliberista alla quale, mi pare, anche lei aderisce. Io, invece, la combatto”.

“Oltre al santino ho letto che viene pure agitata un’agenda col Suo nome  nella quale sarebbero elencati non solo i miracoli da Lei compiuti in diciotto mesi – prosegue don Maurizio -, ma pure quelli che avrebbe compiuto nei prossimi mesi se fosse rimasto sull’altare della Patria in cui era stato collocato, quasi unanimemente, da vari capetti. Sono miracoli che mi richiamano la data del 20 agosto 2022, anniversario dell’uscita del popolo greco da dodici anni di sorveglianza rafforzata da parte dell’UE e della sua banca centrale (BCE)“.

“Mi domando: non è stata una sconfitta degli onesti della Politica (P maiuscola) essersi aggrappati alla figura di un tecnico chiamato, come già Monti, a soccorrere il Paese in una situazione permanente di emergenza generalizzata prodotta anche da coloro che l’hanno acclamata come fosse Babbo Natale e che si sono accodati, direi in modo un po’ umiliante, al suo carro o a quello del Presidente della Repubblica? In luogo di Babbo Natale avrei anche scritto “uomo della Provvidenza”, ma in tempi di crisi del cristianesimo ecclesiastico e clericale è inutile provocarlo” continua il parroco.

“Signor presidente – termina la lettera di don Maurizio -, nella sua agenda era prevista una radicale riforma della scuola che prevedesse la riduzione delle materie di insegnamento (bambini e ragazzi vanno a scuola con zaini pieni come quelli che portavano gli alpini), la riduzione del numero di alunni/studenti per classe: non più di sedici (16), l’insegnamento di una “storia delle idee religiose” per tutti in sostituzione dell’IRC, oltre a notevoli investimenti nell’edilizia scolastica, nella formazione dei maestri e docenti, nella loro valutazione personale e rivalutazione degli stipendi? Questo sarebbe un vero miracolo e avrebbe attestato, di fatto e di diritto, l’interesse reale e sincero della classe politica per i giovani, la loro formazione. Con sedici alunni/studenti per classe maestri e docenti possono seguirli personalmente evitando abbandoni, disparità, umiliazioni e la diseducativa competizione. Le persone vengono prima dei programmi. Anche in tempo di liberismo e di libero mercato“.  

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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