Rema sognava di essere una maestra, agitando una bacchetta davanti a una cartina geografica appesa in una stanza vuota. Vedendola giocare così, il padre Eugenio considerò che quella sarebbe stata la sua strada. Quasi novant’anni più tardi, quella stessa donna, oggi novantaquattrenne, si è trovata a commuoversi davanti una sala gremita, che applaudiva ai tanti traguardi ottenuti in una vita dedicata agli altri.
Per questo il premio “Donna di Maser” conferito dall’amministrazione comunale a una donna del paese ogni anno, l’8 marzo, nel 2024 non poteva che andare a lei, Rema De Zen, nata in paese il 17 maggio 1930, insegnante innovativa e capace di trasmettere non soltanto conoscenza, ma anche i valori di una cristianità autentica, fatta sì di regole, ma anche di generosità.
La sua storia, in quella sala consiliare, non è stata raccontata attraverso una semplice biografia, ma attraverso le testimonianze di chi l’ha stimata, attraverso una poesia e attraverso la musica tradizionale, con quei canti dedicati alla Madonna che anche lei amava cantare. Anche se ora risiede in una struttura di Valdobbiadene per lievi problemi di salute, Rema visse nella casa natale di via Cornuda fino al 2019. Quello stesso edificio che suo padre Eugenio, dopo le fatiche da minatore in America, costruì una volta rientrato in patria, acquistando alcuni vigneti e lavorando duramente assieme alla moglie, Teresa De Zen.
Fin da bambina, come già detto, Rema mostrò una grande predisposizione verso lo studio, la scuola e l’insegnamento, tanto che i suoi genitori le consentirono di intraprendere quella carriera: una volta iscritta al Collegio delle Suore Dorotee di Asolo, infatti, Rema si dimostrò talmente brava e dedita allo studio che si diplomò con un anno di anticipo. “A diciassette anni ero maestra” conferma anche lei, seduta al fianco del sindaco Claudia Benedos, al vicesindaco Marco Sartor, agli assessori Alida Vettoruzzo e Daniele De Zen. Così nel 1947 iniziò a insegnare, cercando di candidarsi per incarichi sempre più vicini a casa: da Cannizzano a Madonna della Salute, per poi approdare a Maser.
Lì la maestra Rema insegnò a 34 alunni stipati in una stanza di undici metri quadri, dietro il Tempietto di Maser, perché una scuola vera e propria, in paese, non c’era. Tra una lezione e l’altra, ricorda, doveva tenere d’occhio anche la stufa a legna. Eppure, nella propria esperienza, Rema introdusse numerose novità didattiche: cambiò da neri a bianchi i grembiuli dei bambini delle scuole di Maser e promosse nelle sue classi una sorta di raccolta punti che portava all’ottenimento di premi come penne, gomme, Vinavil e gli ambitissimi libri di favole. “I bambini erano bravi e timorosi della maestra” ricorda.
I valori che descrivono il carattere di Rema non si limitarono tuttavia a descriverla a scuola: nel 1962 divenne la prima donna di Maser a prendere la patente di guida. Correva l’anno 1962 e solo un’altra donna, una sua amica, conseguì lo stesso risultato in paese: Sandra Callegari però, a differenza di Rema, non guidò mai. In tanti ricordano invece la Fiat Seicento azzurra di Rema che ha condotto con abilità fino al 2017: l’auto, ben conservata, si trova ancora nel suo garage.
Oltre a ricoprire il ruolo di dirigente locale dell’Azione Cattolica e al catechismo, negli anni Sessanta e Settanta sostenne i movimenti femminili della Democrazia Cristiana. La fede continua a essere oggi una componente fondamentale della sua vita, così come è stata fin dall’inizio: dopo la pensione, si è dedicata al volontariato in parrocchia con mansioni segreteria, gestione delle messe, dei rosari e molto altro. “Ho sempre amato la nostra parrocchia”. Il suo impegno è stato ricordato anche dalle testimonianze di don Vittorio, don Renato, don Stefano e don Fabio, lette durante la cerimonia dalle volontarie della Biblioteca comunale.
Sorpresa di quante persone siano venute, anche senza invito, ad assistere al momento della consegna dell’attestato, Rema è stata ringraziata anche dai suoi alunni: “Rema, oltre che insegnarci le materie di studio, ci hai insegnato quei valori importanti che poi hanno segnato le nostre vite, le preghiere che ci sono servite nei momenti difficili. E in qualche modo non ci hai mai lasciato, cercando di restare informata su ciò che avveniva in paese”. Sorridente ed elegante, mai imbarazzata, la signora Rema si è poi commossa nel constatare quanto un’insegnante appassionata possa lasciare un segno indelebile in una comunità.
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