Maser, dal “Tesser” che vendeva stoffe tra i colmelli alla celebre accoglienza di zia Ismene: due attività storiche del paese nell’albo regionale

Sono state di recente ufficializzate, con iscrizione all’albo regionale, due nuove attività storiche a Maser, la Trattoria Da Ismene e il negozio d’abbigliamento Tesser, che dietro a una targa, già approvata dalla relativa associazione e ancora da applicare alla parete, nascondono un passato fortemente intessuto con le abitudini della comunità e ricco di aneddoti che descrivono la semplicità e al contempo le difficoltà del vivere e del lavorare di un tempo: si tratta di storie famigliari che hanno in comune l’ostinazione e la creatività, ma soprattutto la costanza nei decenni.

La data riportata sulla targa non corrisponde esattamente al reale esordio delle due attività, che potrebbe essere ben più antico, ma a quella riportata sui documenti meno recenti che riescono a dimostrarne la presenza in paese da almeno 40 anni: le richieste vengono inviate alla Regione tramite il Comune ogni anno entro fine aprile.

Entrambe si sviluppano in epoche in cui il passaggio generazionale era pressoché scontato e, anche guardando le fotografie dell’epoca, ci si rende conto di quanto il paesaggio intorno a questi edifici sia cambiato: mentre la Trattoria da Ismene, inconfondibile su via Bassanese in località Muliparte, deve la sua celebrità all’accoglienza e alla leggendaria signora da cui prende il nome, Tesser è diventato praticamente un modo di dire grazie alla sua modalità di vendita itinerante.

Anche sui veri e propri locali, gli stessi dove ancora si apre bottega ogni mattina, c’è stato un lavoro di ripristino e mantenimento, tanto che i titolari possono affermare con orgoglio di lavorare anche fisicamente nello stesso stabile dove lavorava il nonno o la nonna.

Nel caso della Trattoria da Ismene, gestita oggi da Fabio Martignano e sua madre Mirella, gli anni certificati sono 150: la prova è una licenza relativa a una bottiglia di Vermouth, che lo stato consente di “tenere aperta” proprio in questo locale.

L’edificio era strutturato in modo diverso, fungeva anche da locanda, tanto che alle camere del piano di sopra ci sono ancora le targhe con i numeri delle stanze, e pare che sottoterra, sogno segreto di Fabio, sia ancora sepolta la vecchia cantina.

Figura centrale è stata zia Ismene: incredibilmente carismatica e ricordata da tutti in paese, aveva una grande capacità di accogliere i clienti e il fatto che non sapesse cucinare non le aveva mai impedito di gestire con grandi capacità il ristorante.

Ma anche Mirella Bottin è stata la fortuna del locale nella sua proiezione più moderna: “Mentre andavo a scuola è capitato che rubassi qualche libro di cucina – racconta da dietro il bancone – Ho trovato gli appunti della nonna e della zia e, nonostante avessi una gran passione per la pasticceria, ho imparato a cucinare qualsiasi tipo di selvaggina, che qui è sempre andata forte”.

A portare una ventata di modernità è stato Fabio, che dopo aver fatto esperienza in altri ristoranti è tornato a casa per portare avanti l’attività, dopo un restauro nel 2019.

Per quanto riguarda Tesser, invece, il nome del negozio non descrive un cognome, come pensano in molti, ma una professione: l’espressione “passa el tesser” definiva il passaggio appunto di Giuseppe Vettor, che passava col cavallo e vendeva porta a porta nei vari colmelli le stoffe con cui le signore confezionavano poi gli abiti.

A casa, poi, c’era Maria Facchin che gestiva il negozio, posizionato accanto al municipio, in località borgo Ca’ Nani.

Tutto era iniziato durante la guerra, quando Maria aveva comprato un telaio per lavorare la stoffa: erano tempi duri e la famiglia Vettor ricorda quando per misurare si stendeva un braccio e se ne piegava un altro sopra la spalla. “Tre braz un franco”, si diceva.

Giuseppe Vettor aveva sessant’anni e dieci figli quando mancò, nel 1968: furono le figlie maggiori a portare avanti l’attività, finché non subentrò Pietro Antonio, padre degli attuali titolari Filippo e Maria Anna, poi nel ’76 con sua moglie Maria Giuseppina Pellizer.

“Col tempo, di dieci fratelli sono rimasto soltanto io a gestire l’attività – racconta Pietro Antonio – gli altri hanno preso altre strade”.

Anche l’edificio in sé ha una storia da raccontare, legata ai trascorsi che hanno interessato la villa dove oggi sorge il municipio: fino al 1927 gli odierni locali del negozio erano una sede amministrativa comunale e la bottega Tesser si trovava giusto al suo fianco.

La mancanza di alcuni criteri nella documentazione scritta che comprova la presenza della bottega, che non aveva insegne, ha fatto sì che l’attestato di storicità arrivi appena a 45 anni indietro, anche se il suo passato è ben più profondo.

Guardando le fotografie che la famiglia ha affisso alle pareti dei corridoi si intravede una Maser davvero vivace, con le strade colme di gruppi di persone che vivono insieme quotidianità e mondanità, al contempo.

Il Comune di Maser, appresi questi due primi risultati, ha confermato la volontà di dare un riconoscimento ai propri locali storici: questo attraverso una targa e una piccola cerimonia in futuro. Anche l’Osteria Da Jodo ha inviato la propria candidatura.

Mentre sorgono nuovi centri commerciali e l’e-commerce diventa lo strumento d’acquisto al vertice, delle semplici targhette affisse accanto alla porta tentano di salvare la storia di quelle vetrine che fa piacere vedere senza saracinesche abbassate.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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