Dopo due anni di preparazione, domenica scorsa è arrivata la firma del patto di gemellaggio che ha legato il Comune di Godega di Sant’Urbano e quello brasiliano di Cordeirópolis, dello Stato di San Paolo.
Un legame nato a fine Ottocento quando diverse famiglie di Bibano emigrarono in Brasile, si insediarono in quella che oggi è Cascalho, località di Cordeirópolis, tramandando di generazione in generazione le tradizioni Venete.
A fine Ottocento migrarono moltissime famiglie da Bibano e dintorni e fondarono il quartiere di Cascalho, frazione di Cordeirópolis. Battistella, De Zotti, Botteon, Zaia, Peruch, Ortolan, Breda, Sonego, Feltrin, Gava, Tonon sono solo alcuni dei cognomi che oggi troviamo in queste famiglie sudamericane che non hanno dimenticato le loro radici venete.
Alla firma era presente il sindaco Paola Guzzo che ha così commentato: “È stata una giornata stupenda, abbiamo avuto modo di sigillare formalmente a livello istituzionale questa amicizia tra i due Comuni. Il tutto è partito due anni fa quando ci è arrivata la richiesta del sindaco di Cordeirópolis per iniziare a parlare di un’amicizia tra i Comuni, la pandemia ha però rallentato il tutto“.
“Ora finalmente eccoci qui, grazie al lavoro di Gemellaggi senza Confini, siamo riusciti ad arrivare a questa giornata stupenda, partecipata anche dai brasiliani di Cascalho, presenti in sala domenica, sono stati momenti commoventi sia per la comunità italiana che per quella brasiliana” precisa.
La cerimonia si è poi conclusa con un brindisi virtuale dopo aver firmato il patto di gemellaggio steso sia in lingua italiana che in portoghese.
“Si tratta di una giornata che resterà nella storia nelle due comunità e abbiamo messo le basi affinché la nostra storia possa continuare a essere impressa anche nelle generazioni future, per un sodalizio che vada a ricordare le nostre tradizioni ma anche grazie a livello di contatto tra le realtà del territorio, anche Cordeirópolis così come Godega è ricca di attività agricole, industriali e produttive, molte create anni fa dai bibanesi che emigrarono lì” conclude Guzzo.
(Foto: Facebook – per gentile concessione di Paola Guzzo).
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